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mercoledì 30 settembre 2009

GITA VIENNA – Il soggiorno vissuto da... "dietro le quinte"! (2) (di Stefan Langer)

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Sabato 12 settembre 2009 VIENNA - Ore 6: mi alzo, prima del programma con gli amici pordenonesi ci sono impegni da buon padre di famiglia: sveglio mio figlio Konstantin per portarlo allo stadio di ghiaccio di Vienna. La sua squadra di hockey su ghiaccio giocherà un grande torneo internazionale con delle squadre austriache, ceche, ungheresi e tedesche. Il torneo inizia alle ore 8, con il tempo necessario per mettersi l’attrezzatura e il riscaldamento, il raduno della squadra è previsto per le ore 7. Arriviamo in tempo, fino alla prima partita ho tempo per pensare e controllare che tutto è pronto per una grande giornata in centro città, per il campo e per la cena. Resto allo stadio per vedere la prima partita di Konstantin, persa nonostante una buona prestazione da parte dei ragazzi, fortunatamente lo stadio di ghiaccio è vicino a una stazione della stessa linea metropolitana che porta al´Austria Classic, quindi percorro i 6 km in meno di 10 minuti. Il padre di un compagno di squadra di Konstantin mi terrà informato sul proseguimento del torneo… Alle ore 9.20 sono già all´Hotel, quasi tutti sono già pronti per la gita in città (va bene, non tutti sono presenti. Tre giocatori sono rimasti a letto. Mi vengono però dubbi che magari le condizioni fisiche della compagine naoniana sono troppo buone per una trasferta europea di una squadra forense). È già arrivata mia moglie e viviamo la stessa situazione della serata prima: quasi tutto il gruppo vuole visitare il centro città insieme (tranne qualche “cane sciolto” e le vittime della serata/notte precedente), i percorsi diversi non servono. Dunque telefono a Michi Lang (lui è un pó in ritardo), ci raggiungerà in Stephansplatz. Partiamo verso la stazione della metropolitana, poi ci fermiamo perché un partecipante ha fatto una strada diversa… il gruppo è però molto compatto e organizzato, molto più organizzato di quanto me lo aspettavo, grazie al maresciallo Pollini che sa gestire i suoi poll(in)i con grande esperienza e rigore… perciò ci vogliono al massimo 10 minuti prima che possiamo tutti scendere in metrò e andare a Stephansplatz. Finalmente tutti decidono definitivamente che non ci saranno gruppi diversi, tutti si dirigono con Michi, mia moglie Susi e me verso la zona musei… Prima possiamo assistere ad un siparietto di Toni che rimprovera la sua squadra, criticando la mancanza di esperienza in campo internazionale (io lo ascolto con grande piacere dal punto di vista dell’allenatore FC Insolvenz, penso però che anche quei nostri giocatori che non erano presenti alla cena del Gusshaus non siano andati a letto alle ore 21 e magari abbiano bevuto non solo latte, camomilla e acqua minerale). Dalla Cattedrale di Santo Stefano passiamo da Graben e Kohlmarkt a Michaelerplatz, vediamo gli scavi dei ruderi di Vienna in età romana (si chiamava Vindobona allora) e attraversiamo i cortili dell’Hofburg, il grande Castello Imperiale. Nel frattempo mio figlio maggiore ha raggiunto lo stadio del ghiaccio per tifare il fratellino, mi telefona e mi informa di una sconfitta pesante contro la squadra ungherese (criticando con rigore la prestazione di Konstantin che si è mangiato due occasioni gol), ovviamente la squadra (di solito forte) sta vivendo una “giornata no”. Raggiungiamo Heldenplatz dove c’è una grande festa di contadini (non riesco a convincere gli amici pordenonesi che un piccolo schnaps austriaco prima di una partita non fa mai male). Molte foto, domande interessate e interessanti, provo a tenere tutti informati (è molto divertente fare la guida!), credo che la città piaccia a tutti. Poi attraversiamo Ringstraße e Maria-Theresian-Platz e raggiungiamo il grande cortile del Museumsquartier. Siamo tutti un pó stanchi, ci sediamo e prendiamo un caffè (offerto da Toni, grazie!!). Nel frattempo un’altra telefonata, la squadra di Konstantin ha perso anche la partita con la compagine ceca… Poi ci dirigiamo verso la zona limitrofa dello Spittelberg con numerose case bellissime e locali di ogni tipo – per quasi 200 anni lo Spittelberg era la principale zona a luci rosse di Vienna, ora è divenuto un quartiere molto gettonato specie per gli studenti (le prostitute ormai si trovano da un'altra parte). Lascio Susi al suo destino con un gruppo di 20 italiani circa in questa famigerata zona, prendo la metropolitana e torno allo stadio del ghiaccio per assistere alla ultima partita del torneo di Konstantin. Nella metropolitana ricevo la telefonata del nostro capitano pro tempore Matthias Schmidt, lui ha già raggiunto il campo dove giocheremo alle ore 15 assieme a due altri nostri giocatori. Mi informa della rotta da prendere con il pullman per il campo (l’isoletta del Dampfschiffhaufen è troppo stretta per la corriera, bisogna “scaricare” la squadra sulla terraferma e raggiungere il campo attraversando un piccolo pontile). Susi m’informa che si trova da Trznesniewski (un bar di panini mitico nel centro città) con il gruppo e che tutti ne erano molto contenti. Allo stadio vedo finalmente una vittoria della squadra di mio figlio, i Wiener Eislöwen battono i Black Wings Linz per 6-1, un bellissimo gol di Konstantin (salta due avversari prima di beffare il portiere) e due assist di mio figlio. Mi complimento con lui prima che sparisca nel corridoio degli spogliatoi, fortunatamente c’è mio zio che si occuperà di lui e Susi andrà a prendere tutti (entrambi i figli e lo zio) al palaghiaccio alle ore 14 e li porterà al campo di calcio. Nel frattempo prendo la metropolitana per tornare all’Hotel: vengo informato che le donne italiane rinunciano quasi tutte alla partita per godersi dei locali nel centro di Vienna. Pochi minuti dopo le ore 14 siamo pronti per partire (ricevo qualche telefonata dai miei compagni di squadra, anche loro hanno bisogno di informazioni su dove si trova il campo ecc.). Vado con la squadra pordenonese per garantire che la corriera trovi la strada giusta… dopo 15 minuti arriviamo al campo, trovo tutto preparato lì, ci sono già l’arbitro e circa 5 nostri giocatori. Tutti arrivano alla spicciolata, gli ultimi a pochi minuti dal fischio d’inizio (ne sono abituato da anni). Per me è la terza partita da (solo) allenatore a causa del mio infortunio alla spalla. Ho preparato tre lattine di birra viennese, altrimenti sarebbe insopportabile restare a bordo campo solamente ad incitare i ragazzi. Comincia la partita, equilibrata, vedo come sprechiamo le prime occasioni gol (ci vorrebbe un attaccante come me!). Dopo la partita Susi mi racconterà che il mio linguaggio e soprattutto l’accento che uso come allenatore ha un pó scioccato mia suocera. Secondo Susi parlo/grido con un forte accento del mio paese (sono cresciuto in una città di 30 mila abitanti a circa 15 km da Vienna, in occasioni del genere Susi – viennese doc – me lo ricorda con piacere). Poi segniamo (gol di Stefan Holzer). Subito il pareggio degli Avvocati Pordenone, poi un tiro di Johannes Kautz e una parata incredibile da parte di Leo Da Ros. Un minuto prima dell’intervallo il gol dell'1-2, segnato dal mitico Tatanka. Intervallo. Facciamo i cambi previsti, entra anche Michael Lang dopo 3 mesi di stop per un infortunio al ginocchio e farà una bella partita. Spero che prima o poi l’effetto della notte brava si farà sentire per qualche giocatore pordenonese e dopo 10 minuti del secondo tempo arriva il pareggio di Torsten Marx (un mio ex praticante, bravo lui, aveva già segnato il gol della vittoria contro l´Antitrust Roma nel torneo di Spilimbergo). Poi Torsten si mangia un gol (ci vuole una mezza lattina di birra per capire perché ha sprecato l’occasione) e “gol mangiato, gol subito” a 11 minuti dalla fine arriva il gol del 2-3 dopo un bel contropiede della compagine naonina. Sembra tutto perduto per noi quando gli avversari fanno entrare il mito Pollini: solo al fatto che il presidente/allenatore/dio di calcio deve uscire poco dopo è dovuto che nel tempo di recupero riusciamo a pareggiare (colpo di testa di Lorenz Pracht dopo un bel cross di Walter Anzböck). Esultanza bestiale da parte dei nostri giocatori, del pubblico… e dell’allenatore che appena sta per finire la ultima… no, la penultima lattina di birra “Ottakringer” (perché avevo bisogno di una lattina per un altro scopo: la dovevo regalare a Cornacchia affinché sappia il programma da seguire dalle ore 17.18 alle ore 17.23, l´avevo scritto sul Blog!). La partita è finita, tutti sono contenti (almeno tutti gli austriaci). Ci beviamo delle altre birre insieme… poi i nostri giocatori vanno direttamente al ristorante “La Crêperie”, il pullman della squadra torna all´albergo con me e i miei, grande raduno con le donne del gruppo che non sembrano scontente di aver passato il pomeriggio nel Caffè Sacher e al Museo Leopold… Si parte per il ristorante, arriviamo con solo 30 minuti di ritardo (perché il navigatore della corriera prevede una rotta, diciamo: interessante. Non volevo intervenire, magari il navigatore del pullman conosce le strade che sono troppo strette per una corriera… Tutto è già pronto, grande buffet, serata splendida sulla riva dell´Alte Donau. Finalmente i discorsi, ringraziamenti, regali generosissimi offerti a Walter Kainz, Michael Lang e me. Poi assegniamo la maglia d´onore del FC Insolvenz a Toni Pollini con grande ammirazione per un uomo che è alla guida della sua squadra da 30 anni!! Antonio Pollini è un esempio inarrivabile per tutti coloro che organizzano squadre ed eventi nell'ambito del calcio forense. La maglia d´onore è solo la seconda che abbiamo mai assegnato, la prima era quella con il numero 99 per il nostro presidente Walter Kainz nel 2005. Poi ricevo maglia personalizzata, calzoncini, calzini, tuta e borsone degli Avvocati PN e una penna per firmare il cartellino. Grazie di cuore!! Vi avverto: quando ci sarà un fine settimana libero, andrò volentieri in Friuli per giocare con voi. Alle ore 23 finisce una bellissima serata (anche i nostri giocatori sono entusiasti e mi chiedono di organizzare il piú presto possibile la prossima esperienza internazionale), torniamo in pullman all’Hotel, poi un gruppo decide di uscire in città, finiamo il giorno nel bar di un albergo in Praterstrasse. Alle ore 2 di mattina siamo a casa, per me finisce dopo 20 ore una splendida giornata… domani ci aspetta la Schweizerhaus…
...to be continued...
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martedì 29 settembre 2009

GITA VIENNA – Il soggiorno vissuto da... "dietro le quinte"! (1) (di Stefan Langer)

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Cari amici lettori, con la chicca che segue, poniamo definitivamente (o quasi...) in archivio tra i ricordi più belli, la stupenda gita a Vienna di oltre due settimane fa. Quella che vi proponiamo è una vera e propria escursione "dietro le quinte" dell'evento: il nostro Stefan, autentico deus ex machina della tre-giorni viennese, ci regala una prospettiva diversa del soggiorno, svelando sensazioni, emozioni e... segreti (!) di chi ha egregiamente curato e coordinato in prima persona ogni più piccolo dettaglio. Sono certo che gli spunti per disquisire sul Blog (e per sbellicarsi!) non mancheranno. Considerato che il materiale è piuttosto corposo, ve lo proporremo in tre "rate". Buona lettura... .
Venerdì 11 settembre 2009 VIENNA - Alle ore 8 arrivo in studio. Le scelte importanti per il fine settimana sono tutte fatte, le previsioni del tempo per il week-end sono abbastanza buone, e a 550 km di distanza i ramarri si radunano per la partenza con il pullman. Per me è un giorno abbastanza impegnativo in studio con delle scadenze, telefonate importanti... Alle ore 9 mi raggiunge la prima e-mail di Enrico: la corriera è partita (più o meno) puntuale. Mi rilasso pensando alla esperienza con la gita della squadra dell´Ordine di Udine a Vienna due anni fa: anche loro erano partiti puntuali, poi finivano smarriti in una birreria in Carinzia e arrivavano tardissimo in serata... Penso che i pordenonesi faranno una pausa pranzo, poi ci saranno mamme italiane preoccupate che chiedono soste per i bambini... quindi il gruppo non arriverà prima delle ore 17. Dopo qualche tempo in Tribunale compro i biglietti per la metropolitana per tutti i partecipanti (ora, dopo tante disdette, conosco finalmente il numero dei partecipanti partiti e da buon ottimista assumo che tutti coloro che sono partiti da PN arriveranno a Vienna). Finisco le pratiche urgenti in studio. Poi una breve telefonata a Walter Kainz, è tutto preparato per la sera alla “Gusshaus”. Visto che c´erano disdette nel gruppo pordenonese chiamo tre nostri giocatori e li invito per la serata perché ci siano le 54 persone previste al ristorante. Nel pomeriggio mi dirigo verso l´Hotel Austria Classic. Anche lì trovo tutto preparato, la Signora Brüstle mi fornisce di 30 piantine della città di Vienna in lingua italiana. Faccio un piccolo salto al negozio del "fornitore ufficiale" FC Insolvenz per prendere la maglia d´onore per Toni, fortunatamente si trova a solo 200 metri dall’albergo. Torno e vedo già un camper con targa italiana parcheggiato davanti all’Hotel e un uomo che sta leggendo il programma del week-end, dunque lo saluto: è Paolo Dell´Agnolo con la sua famiglia. Nel suo camper distribuisco i primi biglietti per i trasporti pubblici e le prime mappe di Vienna: poi dobbiamo ancora organizzare un camping per Paolo e famiglia, una telefonata al camping e fortunatamente c’è spazio lì. Paolo s’incarica di procurare un posto al camping anche per Leopoldo Da Ros e famiglia (arriveranno in serata). Nel frattempo arriva un messaggino di Enrico: la corriera si trova già a 8 km da Vienna. Ultime preparazioni! Pochi minuti dopo (verso le ore 17) tutti arrivano, che bello rivedersi, saluti, abbracci, poi tutti in camera (l’albergo è molto organizzato nel distribuire le chiavi e nel check-in semplificato: tocca soltanto a Enrico compilare il modulo per lui e i suoi 27 accompagnatori). Aspetto al bar dell’Austria Classic, chiacchierando col Kaptàno e con tutti e tre i Bellotto. Mano a mano distribuisco biglietti e mappe a tutti. Nel frattempo ci raggiungono il mio compagno di squadra Michael Lang e suo figlio Sascha. Poi il programma prevede la scelta tra camminata e metropolitana per raggiungere il ristorante. La prima grande sorpresa: quasi tutti sono pronti per partire alle ore 18.30 (!!!) e tutti hanno voglia di andare a piedi per 40 minuti (anche sabato mattina scopriremo che un gruppo di italiani preferisce stare insieme come un gregge. Inutile offrire programmi diversi. Così è più facile per noi organizzatori!). Andiamo lungo Praterstrasse, attraversiamo il Canale del Danubio e proseguiamo lungo Ringstrasse e Stadtpark, una volta raggiunto Schwarzenbergplatz cambiamo la rotta prevista per passare dall'edificio del Musikverein (molti vogliono vedere la casa da dove viene trasmesso il Concerto di Capodanno dei Wiener Philharmoniker). Dopo la piccola deviazione arriviamo al ristorante (quasi puntuali), ci aspettano già il nostro presidente Walter Kainz, la sua socia, qualche nostro giocatore con mogli e bambini, nonché mia moglie, mio figlio maggiore e i miei suoceri. A serata inoltrata arriva anche mio zio con mio figlio minore che aveva il suo allenamento di hockey su ghiaccio, finalmente tutta la famiglia è riunita. Allegria, battute, birre (extra large per gli italiani, misura normale per gli austriaci, vuol dire: 0,5 litri per tutti), finalmente il mio discorso di benvenuto (con gli appunti scritti con le mie zampe di gallina, perciò non riesco a leggere tutto e mi perdo l’informazione essenziale che il ristorante "Gusshaus" è anche la splendida cornice di tutte le feste natalizie del FC Insolvenz, queste feste hanno sempre luogo venerdì sera perché sarebbe inutile lavorare l’indomani). Bellissimo il discorso di Toni Pollini! Poi una cena molto viennese: ancora una volta grazie di cuore, Walter! Sei il presidente più generoso e disponibile del mondo! Poi verso le ore 22.30 la partenza dal ristorante. I giocatori viennesi presenti sono già preoccupati che forse gli amici italiani abbiano bevuto troppo poco... Siccome io sono infortunato (e la formazione titolare per la partita l’ho già decisa e comunicata ai giocatori, quindi non posso più commettere gravi errori a causa dell’alcol), tocca a me estendere la serata degli Avvocati PN in un locale del centro città. Scegliamo lo Skybar in Kärntnerstraße, posto molto gettonato con vista diretta e perfetta del tetto della Cattedrale di Santo Stefano... Dopo un pò di succo di mela (versione per Toni) tutti i giocatori pordenonesi partono, con la migliore intenzione di scendere nella stazione metrò che dista 200m circa dal bar e tornare sulla rotta diretta all’albergo. Il destino ha però una idea diversa: I bravi calciatori friulani si buttano subito dal tetto del Duomo nelle tette (un gioco di parole di bassissimo livello. Mi scuso subito con tutte le donne del mondo, da buon viennese offro baciamani) di un gruppo di ragazze (molte già abbastanza cotte) che festeggia un addio al nubilato distribuendo schnaps a tutti gli interessati... una occasione da non perdere per me. Spiego alle donzelle in stretto dialetto viennese (non si sa mai, magari uno degli amici pordenonesi parla e capisce il tedesco e nasconde bene la sua padronanza della nostra lingua?) la situazione tattica e strategica: ci sarà una partita tra avvocati austriaci e italiani domani, sarebbe utile se loro bevessero un pò di schnaps, dunque siete ragazze carine, trattate bene gli ospiti italiani, abbracciateli e soprattutto riempiteli un pó con i deliziosi superalcolici austriaci… e loro obbediscono con grande entusiasmo e piacere… Pochi minuti dopo mezzanotte ci salutiamo in Piazza Santo Stefano, vado a casa dopo una bellissima serata (e sapendo che nonostante il mio infortunio ho contributo almeno un pò al successo del FC Insolvenz nella gara dell´indomani…). Sabato mattina mi accorgo che qualche giocatore degli Avvocati PN ha sentito il bisogno di bersi un digestivo (o due) in più, rientrando alle cinque di mattina… questi però non sono cavoli miei…
...to be continued...
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venerdì 25 settembre 2009

GITA VIENNA - "Oh mama, mama, mama..." (di Paolo Dell'Agnolo)

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PORDENONE - Una volta tutto lo stadio cantava di aver visto giocare Maradona e poi anche l’immenso Van Basten, Zidane, Baresi e Maldini, ma quando a Vienna (città da ricordare principalmente per la Coppa Campioni colà vinta dal Milan) il 12 settembre 2009 alle ore 16 e 37 mentre correva il 37.mo del II° tempo della partita di calcio tra F.C. Insolvenz (avvocati Viennesi) e gli avvocati Pordenonesi, è entrato in campo Toni Pollini, credetemi, l’urlo ed il canto dei 67.423 spettatori paganti è stato da brividi. Sentire e vedere infatti tutto lo stadio in quel momento cantare “o mama mama mama ho visto giocare Maradona Baresi Maldini e Toni Pollini innamorato son” è stato unico ed irripetibile. Un’apoteosi. Era, infatti accaduto quello che nessuno sperava. Toni Pollini di nuovo in campo. Ecco la cronaca di una manciata di minuti che passerà alla storia (mi dicono che gli Austriaci, sempre un pò più veloci di noi - non nelle partite di calcio però - abbiano già inserito questo avvenimento nei libri di storia e sia già domanda abituale dell’esame d’avvocato). La cronaca. Alle ore 15 puntualissimi (se avessimo ritardato l’inizio probabilmente qualcuno di noi sarebbe stato giustiziato dai colleghi austriaci, quantomeno per rappresaglia) siamo entrati tutti in campo. Mancavano Toni Pollini e Nembo (Kid) Da Ros attardatisi negli spogliatoi per problemi di lenti a contatto del nostro portiere. Quando Toni è entrato in campo solamente per le foto di rito, le squadre si erano schierate facendo due ali dentro le quali il bell’Antonio è sfilato. L’applauso dei giocatori e di tutto il pubblico in piedi ed osannante è stato pari alla delusione poi maturata nel vedere che Antonio Pollini si accomodava però in panchina, nonostante le voci trapelate prima della partita dessero Toni Pollini in campo dal primo minuto. Purtroppo puro marketing commerciale. Nei bar di Vienna e nel megaschermo di Sankt Stephen Platz i nostri connazionali che non erano riusciti ad acquistare i biglietti della partita e che in quei ritrovi si erano radunati, ci è stato riferito poi, hanno anche pianto. Tutti, colleghi austriaci compresi, avevano un unico dichiarato desiderio: vedere giocare l’ultimo grande giocatore ancora in attività (anche se per il vero Kakà gioca ancora): Toni Pollini. Purtroppo l’Italico Eroe che aveva passato una notte piuttosto insonne pur nelle braccia della dolce Vera, compagna di mille battaglie, non voleva saperne di entrare in campo. Solite bizze dei campioni. In questo contesto di quasi tristezza le uniche note liete della partita, fino ad un certo punto però, sono state le grandi parate di Nembo Da Ros che senza lenti a contatto ha fatto numeri impressionanti e la lezione impartita a tutti da Roberto Casucci e Paolo Dell’Agnolo su come ci si muove in campo senza palla. Ma quando al 37.mo del secondo tempo, prima lo stoico Eugenio si immolava su un tiraccio teutonico ed era costretto ad uscire e poi anche il nostro numero 10 Vince era vittima di una contrattura all’unico piede che possiede (il sinistro ndr.) ed il Mister ha pronunciato la fatidica frase: “Toni toca a ti, nò te pol lasar che i fioi i le ciapi”, Toni Pollini, come fosse il protagonista della pubblicità dell’olio cuore, scavalcata la transenna, entrava così in campo tra le urla del pubblico in delirio. Subito posizionatosi a centro campo anche lui come i due sopramenzionati iniziava a muoversi (qualche centimetro sia chiaro) senza palla con almeno nove avversari in marcatura stretta. Purtroppo, forse limitato dal campo in erba sintetica - è risaputo che i grandi calciatori non si trovano sul sintetico a loro agio - dopo 33 secondi (come gli anni di Cristo) dalla sua entrata in campo accadeva l’irreparabile: Toni Pollini si stirava l’adduttore sinistro del legamento del mignolo del piede destro. Lo Stadio resosi conto del dramma che si stava consumando, smettendo con i cori di felicità indirizzati a Toni, ammutoliva, mentre gli avvocato austriaci, ringalluzziti, cercavano il pareggio che raggiungevano al 54mo del II° tempo, approfittando dello sbandamento della squadra pordenonese, ovviamente conseguente all’infortunio del più forte giocatore della storia forse mondiale, forse italiana, forse pordenonese, quantomeno del Don Bosco e certamente della famiglia della Vera e di Antonio Pollini. La notizia dello stiramento del mignolo del piede destro di Antonio Pollini ha fatto poi immediatamente il giro del mondo ed è stata trasmessa da tutti i telegiornali che, peraltro, hanno saputo anche valorizzare l’ennesima prova sportiva decisiva di Toni che con i suoi 23 centimetri percorsi e l’infortunio dopo 33 secondi ha stabilito un nuovo record. Fortunatamente le notizie che oggi ci giungono sono molto confortanti: lo stiramento al mignolo del piede destro terrà fermo Toni Pollini per un periodo non inferiore a 18 anni, dopodiché, esaurita la necessaria riabilitazione, 7 o 8 anni, sicuramente potrà ritornare in campo. E noi che siamo stati tra i fortunati che a Vienna c’erano, saremo, a Dio piacendo, tutti lì a cantare che con Maradona, Van Basten, Baresi, Zidane e Maldini abbiamo visto …. Toni Pollini. Paolo dell’Agnolo
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mercoledì 23 settembre 2009

"IL PUNTO" di Mr Pollinigson

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PORDENONE - Carissimi amici, la stagione 2008/2009 si è conclusa con due successi. Il più recente è quello della vittoria del Torneo Amatoriale di Calcio di San Quirino in occasione della Festa dello Sport (il resoconto della manifestazione è presente sul BLOG), il precedente è quello della splendida trasferta a Vienna che suscita ancora nei partecipanti un piacevolissimo ricordo, con una leggera punta di nostalgia, per tre indimenticabili giornate che stimolano il desiderio e la volontà di organizzare per la primavera 2010 un’altra trasferta altrettanto allettante. E’ ovvio che il pretesto sarà sempre la partita ma c’è la convinzione che, dopo la esperienza viennese, anche i familiari degli avvocati calciatori abbiano compreso lo spirito che anima i nostri incontri non limitati al solo aspetto sportivo ma soprattutto ad un ampliamento dei rapporti interpersonali. Credo che la soluzione di viaggiare con il Pullman sia stata gradita da tutti i partecipanti perché con questo modo di viaggiare vengono eliminate una serie di problematiche. E’ sicuramente più sicuro; vi è la possibilità di socializzare con tutti i partecipanti al viaggio; la “quasi” puntualità nel rispettare orari ed appuntamenti; la certezza che alcuno dei partecipanti si possa perdere sia durante il trasferimento che in città; la possibilità di viaggiare anche con numerosi bagagli; infine ma soprattutto la possibilità di “festeggiare” senza avere problemi di guida. L’utilizzo del Pullman è conveniente quando il numero dei partecipanti non è inferiore a 35. L’optimum è un minimo di 40 partecipanti. Vorrei prima di tutto ringraziare la squadra femminile: Annalisa, Barbara, Caterina, Cinzia, Giulia, Luisa, Michela, Paola (promette nel tresette), Pia (instancabile con 4 uomini + Angelo da gestire) e Vera per aver partecipato con entusiasmo al viaggio sapendo cogliere ogni opportunità che veniva loro offerta. Poiché per alcuni era la prima volta che partecipavano ad un viaggio, voglio ricordare che con ordinanza n. 13, 8 Dicembre 2005, era stato abolito il “Lei” per cui ci si deve rivolgere alle persone con il “Tu”. Faccio alcuni esempi: "Ciao Vera, come stai?", "Vera, c’è Tuo marito che Ti cerca", "Vera vuoi venire con noi al Museo?". Siamo tutti sullo stesso Pullman.
Un sentitissimo grazie a Leo e Paolo ed ai loro figli. Un augurio a Pippo, da parte di tutti, per una prontissima guarigione ed un ringraziamento per aver sopportato con spirito… al col=mo delle sofferenze procurategli prima dalle ostriche tarvisiane (pescate al momento) e successivamente dall’insidioso terreno Austriaco. Complimenti infine all’esuberante pattuglia Casucci, che oltre ad offrire ben quattro elementi alla squadra ha dimostrato disponibilità verso tutti, molta curiosità, allegria ed un pizzico di imprevedibilità. Questo successo mi ha spinto ad ipotizzare per la primavera 2010 una trasferta di tre giorni in un’altra città, si di interesse calcistico ma soprattutto da conoscere. Avevo parlato con Enrico Iodice di possibili mete. Poi sabato sera a San Quirino mentre era in corso il Torneo, vinto brillantemente, è apparso Stefan, con indosso la tuta degli Avvocati Pordenone, che, dopo aver ricevuto abbracci e ringraziamenti, veniva informato della volontà di giocare in primavera un triangolare. Venivano indicate le sedi di Budapest e di Monaco di Baviera. Ho incontrato a pranzo domenica mattina Stefan e la sua famiglia ed abbiamo deciso di contattare gli avvocati ungheresi e bavaresi (non quelli che partecipano al Mundiavvocat) e concordare con loro un triangolare. La vera difficoltà è la mancanza di ponti per cui dovremmo individuare un fine settimana di Aprile, Maggio o Giugno terminate le scuole. Sconsiglierei Pasqua ed il Primo Maggio per la massiccia presenza di turisti.
Saranno graditi i suggerimenti. Toni Pollini P.S. (Siamo stati invitati ad un Torneo ad 11 per sabato pomeriggio, domenica mattina e possibili finali nel pomeriggio. Partite da disputare in Comina campo Ariete. Mi pare che il programma per noi in questo momento ed in queste condizioni fisiche e non solo, potrebbe, quasi con certezza, riservarci la possibilità di accedere alla fase finale. Tuttavia sono convinto che moltissimi, vorranno approfittare dell’ultimo scampolo d’estate).
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martedì 22 settembre 2009

TORNEO SAN QUIRINO - Il "Super Pagellone"!

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CORNACCHIA (10): Baluardo pressochè insormontabile, rende onore al suo nome svolazzando tra i pali. Si procura una contrattura dopo il primo tempo della prima gara, ma rimane stoicamente tra i pali, facendo ricorso a tutte le risorse residue (la zampa sana e le ali). Si rivela essenziale dapprima ipnotizzando la sfera che contro le leggi della fisica fuoriesce dopo aver colto il palo interno e infine con l'intervento d'istinto all'ultimo secondo della finalissima su una palla infida. Para un rigore e mezzo (bastava qualche centimetro di artiglio in più per arrivare a due). Tra gli irriducibili della spaghettata di (oltre) mezzanotte. E' giunta l'ora per gli ornitologi di coniare per lui una nuova classe di appartenenza (così come per altre specie, solo all'apparenza più nobili), che risulti più consona alle innate doti del pennuto.
CORNACCHIA REALE. LUISA VISSAT (9.5): Per chi scrive, quella offerta sabato dal Kaptàno è la migliore prestazione tra le fila neroverdi degli ultimi 12 anni (prima io non c'ero...). All'apparenza posseduto dallo spirito reincarnato del miglior Zambrotta (Iodice Enrico, nato a Maniago il 06.04.1966 e residente in San Quirino, Via Monte Grappa n° 39/A: i dati per il "Zambro", se volesse sporgere querela nei miei confronti...): robe da esorcista!. Dominatore incontrastato della fascia destra, esibisce uno strapotere fisico quasi imbarazzante, con scorribande offensive ed anticipi a ripetizione in fase difensiva. Non sempre precisissimo nei rilanci a cercare l'isolato puntero d'emergenza Rumiel (che dimostra comunque in ogni occasione di apprezzare lo sforzo). Torna in sé per pochi attimi solo in due fugaci circostanze: quando si avventa come un invasato contro l'arbitro, reo di aver decretato un penalty inesistente in favore degli avversari e quando, per spronare i compagni che latitavano nel gioco, si rivolge allo spirito pallonaro onnipotente che sta lassù, interrogandosi ad alta voce: «Ma c'è un giocatore di calcio?!? Uno?!? Diodiddio!!!» (per la gioia del pubblico di casa posizionato alle sue spalle). Nella finalissima, appone sulla torta farcita a più strati (con panna e crema abbondanti) una enorme ciliegia, con il rigore che si infila dritto nel "7".
POSSEDUTO. DA ROS (9): Uno dei tre muratori che hanno eretto l'invalicabile muraglia difensiva: cappello di carta, cazzuola, acume tattico e... qualche sana legnata quando occorre. Il senso innato della posizione (e le dimensioni ridotte del terreno di gioco!), gli consentono di sopperire in modo egregio alla sua non proprio elevatissima velocità. La punta del suo provvidenziale piedone arriva praticamente dappertutto (spesso anche sul pallone...), sbrogliando talvolta situazioni di grande pericolo. Quando si pensa al concetto di "sostanza" nell'accezione calcistica del termine, si materializza come per incanto la figura del nostro Diego.
BENETTI SENZA I BAFFI (MA CON QUALCHE BIRRA IN PIU'). IODICE (9): Impiegato nello sgraditissimo ruolo di difensore estremo in marcatura a uomo, riesce a limitare i danni contro gli avversari più giovani, più prestanti, più rapidi, più tecnici, più agili, più allenati, più numerosi, più bravi, più buoni e più abili a tresette e sudoku. Esibisce ancora una volta la sua dote principale, ovvero la straordinaria capacità di mantenere sempre in campo un livello di concentrazione altissimo, in qualsiasi frangente; significativo a tal riguardo il richiamo rivolto all'arbitro per rimuovere un potenziale elemento di disturbo, per sè e per i compagni: «Ma arbitro! Per cortesia, questo odore di salsiccia...». Realizza uno dei penalty che valgono il successo nella finalissima. Tra gli irriducibili della spaghettata di (oltre) mezzanotte.
CONCENTRATO (SULLA GRIGLIA...). RUMIEL (9): Il suo peso lì nel mezzo (nonostante sia calato di qualche... litro!) si avverte immediatamente: un paio di percussioni ed il gol di testa che decide la prima gara. Poi l'ennesimo infortunio (inguine) che lo toglie dal cuore della battaglia; di lì l'inevitabile abbassamento del baricentro della squadra. Resta comunque a disposizione e si rivede a tratti in campo nell'inedito ruolo di boa d'attacco. Gustoso il duetto con il Kaptàno durante la finalissima, mentre (azzoppato) si sfianca nel tentativo vano di rincorrere i palloni scagliati col mortaio dal difensore con gli occhi bendati.
TE LO DO' IO IL LANCIO LUNGO!
. FANTUZZI (9.5): Che gli altri non me ne vogliano, ma il "Giocatore di calcio" ("G" maiuscola, n.b.!) che qualcuno andava cercando in campo, era proprio lui. Il pallone tradisce un'attrazione fatale per il suo magico sinistro e lì accanto si accovaccia, sicuro come in una cassaforte. Rifinisce per i compagni (avanza una birra da Tatanka per il gol servito su un piatto d'oro!) e sorregge il centrocampo finchè il ginocchio cede; poi resiste ed offre un contributo prezioso anche a "tre cilindri". Sacrifica per la causa l'impegno a cena con fidanzata & C. (chapeau). A segno nella roulette finale dei rigori con una bordata che viene trattenuta a stento dalla rete. Tra gli irriducibili della spaghettata di (oltre) mezzanotte.
MONSIEUR LE FOOT-BALL. VICENZOTTO (9): Terminale offensivo insostituibile, ma all'occorenza capace anche di sacrificarsi in ripiegamenti difensivi. Splendido per rapidità di esecuzione il diagonale in girata che apre le marcature in semifinale ed indirizza il match sul giusto binario dopo pochi minuti di gioco. Tiene sempre in apprensione la difesa avversaria e permette alla squadra di rifiatare (ah, se ce n'era bisogno!). Purtroppo anche lui finisce sul libro nero degli infortunati: caviglia. Pesantissima la sua assenza in finale.
SPEEDY GOL-ZALES. CELANO (8.5): Mezzo voto in meno per i pregevoli ma inopportuni "stop a seguire" esibiti a ripetizione (nonostante i pacati suggerimenti tecnici del Kaptàno), ma soprattutto per quel pallone calciato alle stelle in semifinale a pochi centimetri dalla porta, con il portiere inginocchiato a mani giunte (la sfera di cuoio risulta tutt'ora dispersa). Uno come lui, certi errori non se li può permettere (!). Dimostra personalità replicando con un gesto perentorio (abbinato ad una spontanea esternazione) al Kaptàno che gli rinfrescava la memoria sulle gerarchie in campo. Il suo timbro sul trionfo finale, comunque, non manca (se sbagliavi quel gol ti incatenavo sulla sedia del parrucchiere brasiliano, rivolto a testa in giù!).
BOMBER SI NASCE, ED IO, MODESTAMENTE, LO NACQUI! CASUCCI R. (9): Grandissimo monumento vivente della storia calcistica degli avvocati, dimostra di poter essere ancora validissimo in campo. Dall'alto della sua esperienza, sa regalare momenti di nobile fair-play e dispensare chicche di grande saggezza. Due esempi. Dopo un repentino cambio di passo (!), lo spostamento d'aria provocato dall'intervento a vuoto di un avversario lo sbilancia e lo fa cadere a terra, dopo aver barcollato per circa venti minuti: l'arbitro fischia la punizione, ma Robi rinuncia signorilmente al beneficio concesso («No me gà gnanca tocà!»). In semifinale, nel parapiglia che segue al rigore fantasma fischiato dall'arbitro (che mima la cintura di un attonito Casucci, proprio lui), il nostro riesce a tranquillizzare il Kaptàno esagitato con una spiegazione ineccepibile: «Se mi no gò protestà, ti te devi star sito!». Trova poi comunque il modo di battibeccare con un avversario, tanto per tenersi in allenamento.
STIRPE VINCENTE. TAURO (9): Altro Titano, anello di congiunzione tra il glorioso passato ed il presente calcistico dei ramarri. Giunge al campo in abiti civili (clamorosa ingenuità per un uomo d'esperienza come lui). Precettato a causa degli infortuni, viene svestito a forza e scaraventato nella mischia con gli scarpini n° 43 del buon Rumiel (il nostro calza il 41: meglio abbondare...). Vede il gioco come pochi ed il merito non sta solo negli occhiali che indossa anche in campo. Si rende utilissimo alla causa e con la sua presenza (unita a quella di Casucci) arricchisce di significato l'inaspettato trionfo.
CHI MI PRESTA L'ASCIUGAMANO? LANGER (10): 552 km da Vienna a Caorle ed altri 73 da Caorle (dove abbandona moglie e figli al loro destino!) a San Quirino, totale: 625 km per venire a tifare la propria neo-squadra a una settimana dalla firma del cartellino! Una manifestazione di attaccamento ai colori da Libro Cuore. Segue l'impresa dei compagni dalla panchina e dimostra di essere colui che crede più di tutti nel successo finale. Al termine della semifinale, vinta per 2-0, da buon perfezionista riesce a trovare il pelo nell'uovo: «Una sqvadra italiana defe fincere con un zolo gol di scarto, se ce ne sono due alora significa che è stata trascurata la fase difensifa! ;-)». Negli intervalli tra una gara e l'altra, ne approfitta per riprendere confidenza con il pallone e... con il gol!
GRAZIE DI ESISTERE. POLLINI (10): Il navigato condottiero gestisce con grande sapienza il suo prezioso e risicato parco giocatori; i cambi intervengono sempre nel momento più opportuno e si rivelano sempre azzeccati, poco importa se sono un tantino "forzati" (esce l'uomo infortunato ed entra l'unico in panchina). A fine gara, al chiosco, rivela delle insospettate doti canore sulle note della mitica "Coca Band"; se c'era il Karaoke avrebbe dato spettacolo... Pollini che si allontana nella notte, caracollando, con la coppa stretta in una mano, è un'immagine poetica che andrebbe immortalata in un quadro d'autore.
LITTLE TONI. COCA BAND (10): Un salto indietro nel passato con la macchina del tempo, ma loro sono ci tornati a piedi!
MITICI.
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lunedì 21 settembre 2009

TORNEO SAN QUIRINO – Il Calcio, il non-calcio e... (di Matteo Cornacchia)

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SAN QUIRINO (PN) - Sabato 19 settembre 2009 si è scritta una pagina di storia nella saga dell’ASD Avvocati Pordenone. E, credeteci, non tanto per il risultato finale, ovvero la vittoria del torneo “vecchie glorie” organizzato a San Quirino, ma per il modo, del tutto epico, con cui si sono svolti i fatti. Alle 17.45, di fronte al campo sportivo, si ritrovano solamente in 8, ovvero il “minimo sindacale” per iniziare un torneo di calcio a 7 (la panchina lunga, a noi, ci fa schifo…): Iodice, Diego Da Ros, Vicenzotto, Fantuzzi, Vissat, Cornacchia, Celano e Rumiel. Alle ore 18.00 circa, quando gli altri partecipanti al torneo hanno già iniziato i loro incontri, arriva pacifico il nono uomo ("nono", non "nonno"…): Roberto Casucci. Gran sollievo. Alle ore 18.15, a manifestazione ampiamente iniziata, i dirigenti neroverdi (Toni Pollini) capiscono finalmente la formula del torneo e, per voce del capitano Vissat, ne danno comunicazione al gruppo: «Ragazzi (sigh…), finalmente una buona notizia: le partite sono tutte a eliminazione diretta, per cui se perdiamo la prima siamo già fuori». La notizia viene accolta con scene di giubilo e gran pacche sulle spalle, segno inequivocabile della convinzione con cui viene affrontata la sfida. In molti fanno ricorso al cellulare per comunicare a mogli, fidanzate e compagne che, contrariamente alle previsioni, rientreranno tranquillamente per cena e potranno così accompagnarle a "Pordenonelegge". Che dal prossimo anno, infatti, si chiamerà "Pordenoneaspetta"… Per la prima gara l’urna riserva alla compagine naoniana la formazione degli Amatori di Sedrano (sotto mentite spoglie): Pollini, poco avvezzo alle misure del campo “a sette”, dopo rapido consulto con Santa Claus propende per un inedito schieramento ad albero di Natale: Cornacchia a fare il tronco, difesa a tre con Da Ros, Iodice e Vissat, centrocampo a due palle (sottile, questa…) con Rumiel e Fantuzzi, attacco a una punta, ovvero Paolino Vicenzotto. In panchina il puntale di riserva, Celano, e una palla in vetro soffiato di murano, cioè Roby Casucci. Dopo aver preso confidenza con le misure piuttosto anomale del campo e delle porte, i neroverdi provano ad affondare già a metà primo tempo e su una bella combinazione volante Fantuzzi-Rumiel mettono a segno il primo gol della gara (e del torneo). Da quel momento, complice un infortunio occorso a Rumiel, il baricentro tattico degli avvocati si abbassa di brutto, concedendo l’iniziativa agli avversari. Per i restanti 25 minuti di gioco (partite da 30 minuti, ricordiamolo) Vissat e compagni si barricano sulla propria trequarti limitandosi a spazzare tutto quello che arriva in zona, in pieno stile “amatori-vecchie glorie”. L’antica e pur sempre valida tattica del catenaccio inizia così ad insinuarsi nel gioco e nella testa del Pollini’s Team, fino al fischio finale che decreta la prima, incredibile e immeritata vittoria del torneo. Nell’intervallo fra il primo ed il secondo incontro, mentre si matura la convinzione di aver già dato tutto e aver ottenuto comunque un risultato più che dignitoso («Almeno non arriviamo ultimi…», la frase più gettonata), si contano già due feriti gravi: Cornacchia, stiratosi in uscita durante il primo tempo, e il già citato Rumiel, per problemi inguinali. Il primo viene aggiustato alla meno peggio da Pollini in persona, il secondo rimane stoicamente in panchina pronto ad entrare in caso di necessità. Nel frattempo, ad alleviare le sofferenze fisiche e psichiche dei neroverdi, giunge inaspettata la visita di Stefan Langer, rigorosamente con tuta ufficiale della squadra. Anche all’austriaco felice viene riservato lo stesso trattamento di "Pordenonelegge": «Tranquillo Stefan, ancora una partita e poi veniamo eliminati e ci beviamo quelle quattro birre insieme». Ma il destino, a volte, è più beffardo della dissenteria… Ed infatti la seconda gara si apre esattamente con lo stesso cliché della prima: stavolta – addirittura! – doppio vantaggio, con la premiata ditta Vicenzotto e Celano, e nuovo assedio alla porta neroverde eroicamente difesa dagli ottimi Da Ros, Vissat e Iodice, che custodiscono il malconcio Cornacchia neanche fosse il bambinello nella grotta. Nel finale si segnala una perla del capitano, che con modi educati e pacati chiede all’arbitro spiegazioni circa un calcio di rigore concesso agli avversari e ritenuto, sia pure in via del tutto discrezionale e soggettiva, inesistente. Il rigore, per la cronaca, è stato calciato fuori. Insomma, senza convinzione e senza gioco i ramarri si ritrovano, increduli e divertiti, in finale! Pollini è però costretto a fare i conti con un’altra defezione, quella di Vicenzotto, che se ne torna mestamente negli spogliatoi con una caviglia malconcia. Alla vigilia della finalissima, pertanto, la situazione è la seguente: Cornacchia (stirato), Da Ros (mal di schiena), Iodice (solita tendinite), Vissat (bipolare), Fantuzzi (distorsione al ginocchio), Roby Casucci, Rumiel (inguine mal messo) e Celano (sovrappeso). Per l’occasione viene precettato il povero Sandro Tauro che, presentatosi senza borsa, viene omaggiato di un paio di scarpini di Rumiel e di una muta e gettato nella mischia (ovviamente con gli occhiali, perché notoriamente miope). Nemmeno Walt Disney ubriaco sarebbe riuscito a creare una squadra più surreale di questa, roba che neanche il “Mago di Oz”. Se nelle due partite precedenti si era riusciti miracolosamente a passare il turno grazie al golletto di scarto, per tutti è subito chiaro che l’unica speranza sono i rigori e, dunque, fare tutto il lecito (o l’illecito) per chiudere sullo 0 a 0. Gli amatori San Foca si dimostrano decisamente più forti e si presentano con una panchina talmente lunga da poter schierare due squadre: più che ad una finale ci si appresta a seguire un vero e proprio sacrificio calcistico. Ma il destino, a volte, è più beffardo della diarrea… Non ricordiamo esattamente quante occasioni siano capitate agli sfortunatissimi amici di San Foca; ricordiamo però che i neroverdi sono riusciti per tutti e 30 i minuti di gioco a fare una sola cosa: consegnare palla a Iodice o Vissat e a produrre una quantità mostruosa di lanci lunghi per uno sfiancato Rumiel, tutti rigorosamente recuperati dagli avversari. Che alla fine hanno avuto un possesso palla del 98%. Ma la baracca non è crollata e quando su una conclusione avversaria la palla, dopo aver preso il palo interno, ha rotolato su tutta la linea di porta prima di essere bloccata da Cornacchia, in molti hanno avuto una strana sensazione, quasi un dolore di pancia, tipo diarrea o dissenteria per capirci, e che il destino… Al minuto 30 un altro segno dal cielo: all’ultimo tiro da fuori area, sfortunata deviazione di Iodice, che spiazza Cornacchia già a terra. Il pennuto, con non si sa quale scellerato neurone, riesce a richiamare un piede e, in controtempo, devia sul fondo: in quello stesso istante l’arbitro fischia la fine dell’incontro. Si va dunque ai calci di rigore, e siccome il destino è beffardo come… (beh, è chiaro il concetto no?) la serie di tiri si apre con la rete del San Foca e l’errore di Roby Casucci. Poteva essere il segnale di resa incondizionata, dopo una resistenza che durava ormai da quasi tre ore. E invece Cornacchia ne para uno, Iodice, Vissat e Fantuzzi trovano tre rigori da finale mondiale, quelli del San Foca, disperati, ne spediscono due alle stelle. Incredibile. Non abbiamo più né parole, né forza per descrivere il tripudio finale. Vi lasciamo con un’ultima, toccante scena, che da sola racchiude la poesia di uno straordinario miracolo calcistico che si è verificato nel tardo pomeriggio di un sabato di settembre: Toni Pollini, che romanticamente abbracciato alla coppa appena vinta, canta ad occhi chiusi canzoni anni ’60 sulle note della Coca-Band e d’un tratto esclama: «Cornacchia! Vuoi ballare?». A volte, il destino...
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domenica 20 settembre 2009

TORNEO SAN QUIRINO - Clamoroso trionfo dell'Armata Neroverde!!!

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SAN QUIRINO (PN) – E' stata davvero un'autentica ed inattesa "Festa dello Sport" per i neroverdi di Pollini che a sorpresa si sono aggiudicati la prima edizione del "Torneo Vecchie Glorie di Calcio a 7". L'impresa (vi assicuriamo che, in questo caso, il termine è assolutamente calzante!) ha preso corpo un pò per volta, con tre gare combattute fino all'ultimo secondo (due vittorie ed un pareggio), zero gol subiti (!), svariati infortuni ed infine i rigori che hanno premiato i naoniani nella finalissima. La buona sorte ha giocato un ruolo importante (avete mai visto una squadra sfortunata che vince?), ma la differenza l'ha fatta lo spirito di gruppo: l'abnegazione e la grande compattezza messi in mostra dai valorosi ramarri scesi in campo, a cui si è aggiunto il prezioso contributo di coloro che, come Stefan Langer e Toni Pollini, hanno partecipato soffrendo ed incitando i compagni da bordo campo. Il successo, condito da quell'ingrediente essenziale che rende più "saporita" ogni vittoria (leggi: sofferenza!), assume un significato molto speciale anche perché reca impresso il marchio di qualità della "Vecchia Guardia", rappresentata dagli irriducibili Roberto Casucci e Sandro Tauro, che hanno saputo rendersi utili alla causa, sacrificandosi e stringendo i denti quando ce n'è stato bisogno (cioé sempre!). Dopo la sospirata doccia, gran festa alla sagra a suon di boccali da litro, con gli ultimi irriducibili che chiudono alle 2:30 dopo la classica spaghettata di mezzanotte. La bacheca di casa Pollini si arricchisce dunque di un nuovo trofeo che dà ulteriore lustro alla prolifica stagione 2009: non si tratta ovviamente della Coppa dei Campioni, ma, come insegna Robi Casucci: «Mi tegno conto anca de una partia vinta a ping-pong!». Domani avrete modo di potervi godere il resoconto dettagliato dell'evento ad opera del nostro super inviato speciale Matteo Cornacchia...
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giovedì 17 settembre 2009

GITA VIENNA - La cronaca della gara (di Matteo Cornacchia)

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VIENNA (Alte Donau) - La trasferta viennese della squadra di calcio degli Avvocati Pordenone aveva anche uno scopo sportivo, non dimentichiamolo: giocare una partita di calcio contro i colleghi fallimentaristi viennesi. La partita si è giocata e qui ne narriamo la nuda cronaca, così come ci si attenderebbe dal cronista sportivo all’uopo inviato che si piazza in tribuna stampa con il suo bel taccuino per poi fiondarsi negli spogliatoi, a fine gara, per raccogliere, come dicono quelli bravi, “le voci dei protagonisti”. E cronaca sia, allora.
. PRIMO TEMPO I padroni di casa si presentano con una formazione assai diversa da quella schierata a Vacile in occasione del torneo di food-ball: fra gli austriaci spiccano le assenze del capitano Langer (infortunio alla spalla per lui) e gli inserimenti dei giovani praticanti Kautz e Holzer e dell’affidabile portiere Kaufmann. Mr. Pollini dal canto suo deve rinunciare ai “dispersi” Rumiel e Boschian, potendo tuttavia contare su alcune giovani leve del vivaio forense (leggasi prole Casucci). Al fischio d’inizio il tema tattico della partita appare subito chiaro: l’FC Insolvenz si appropria immediatamente del pallino del gioco, con i neroverdi naoniani bloccati sulla linea difensiva. Il gioco fluente dei viennesi di bianco vestiti imbriglia immediatamente la manovra ospite, la cui tattica evidenzia palesi lacune specie per la frattura che si viene a creare fra difesa ed attacco. Ribetti si ritrova isolato in pieno territorio nemico, con il solo Brosolo che canta e porta la croce nell’infausto tentativo di ricucire lo strappo fra i reparti. Nelle rare circostanze in cui i pordenonesi riescono a recuperare palla, la controffensiva non riesce mai a dischiudere l’ermetica difesa austriaca, ben organizzata dietro l’immaginaria trincea della trequarti contro cui si infrange ogni velleitario tentativo di costruzione di Sarcinelli e compagni. Dopo nemmeno 20 minuti di scaramucce iniziali, la situazione si fa ancor più difficile per il comandante Pollini. Il suo uomo di fiducia, autentico ufficiale di trasmissione, perno del centrocampo e avamposto tattico, al secolo Filippo Fabrizio Gurnari, cade vittima del fuoco amico strambandosi da solo nell’eroico tentativo di sottrarre munizioni agli austriaci. La diagnosi appare immediatamente grave, con il povero mediano spilimberghese costretto ad affidarsi alle cure dell’infermeria da campo montata per l’occasione in prossimità del rettangolo verde. Di lì a poco accade l’irreparabile. Attorno al minuto 25 ennesima sortita offensiva dei fallimentaristi viennesi, percussione centrale che trova impreparata la retroguardia capitanata da Luisa Vissat, prode respinta dell’ultimo baluardo neroverde, il portiere De Col, e fendente vincente dell’attaccante viennese che trafigge la porta sguarnita di fronte all’attonito sguardo di uno sconsolato Pollini: 1 a 0 per l’F.C. Insolvenz. Il colpo subìto ha però il pregio di risvegliare l’orgoglio del condottiero cordenonese, che mette mano alle poche risorse presenti in panchina per ridisegnare la formazione sul campo. A sorpresa viene chiamato alle armi l’affidabile Celano, cui vengono assegnati compiti di attacco con licenza di gonfiare le maglie della rete nemica. La mossa di rivela diabolica per acume tattico, spregiudicatezza, lungimiranza e impavido coraggio. Al grido della celebre frase “non capisce un cazzo di calcio ma è un generoso”, il valoroso soldato, candida espressione della genuinità meridionale, si carica sulle spalle il peso della responsabilità di un’intera nazione e affronta fiero ed impettito il gaudente avversario. L’irrompere di Celano cambia il quadro tattico dell’incontro, ed un repentino uno due naoniano ribalta d’amblais una situazione che appariva disperata. Grazie alla spensierata follia del giovane Paolo Casucci e all’astuzia da rapace d’area dello stesso Celano, i pordenonesi prima pareggiano, poi invertono le sorti dell’incontro. La forza dell’azione d’assalto è tutta racchiusa in quel gesto di contenuta ma intensa esultanza, con cui Celano celebra la rete appena segnata! Quel pugno al cielo, quello sguardo e quel dito puntati verso l’alto, lassù, oltre le nuvole, a ringraziare le stelle o, più probabilmente, il satellite che trasmette gratuitamente il Canale 60…
SECONDO TEMPO Le velleità calcistiche riprendono dopo pochi minuti di meritato riposo, durante i quali il comandante Pollini continua a proferire parole di sprono e ad elargire indicazioni tattiche all’intera truppa. Fra le voci si levano cori di compiacimento soprattutto all’indirizzo del portiere Leopoldo Da Ros, subentrato al collega De Col nei minuti finali della prima frazione di gioco e autore di un pregevole intervento che ne ha esaltato la longilinea e filiforme figura. Al rientro sul terreno di gara i ramarri naoniani si presentano con diverse novità, a sottolineare la duttilità degli uomini di Pollini e l’irrinunciabile apporto della cosiddetta “panchina lunga”. Si vedono, fra gli altri, Diego Da Ros, Roberto Casucci e Paolo Dell’Agnolo, gente di sostanza, esperienza e un po’ de panza. Nuovo avvicendamento fra i pali, con l’esordio in terra asburgica anche per Cornacchia. L’inizio di ripresa è subito difficoltoso per i pordenonesi, con le linee difensive ripetutamente richiamate all’ordine dal capitano Iodice, che con solerte tempismo invita i suoi indefessi compagni di reparto a repentine risalite oltre la trequarti nel sagace tentativo di mettere in fuori gioco le schiere d’attacco austriache. Ma i colpi dell’artiglieria pesante messa in campo dallo stratega Langer mettono a dura prova la strenua resistenza neroverde, con la porta custodita dall’uccello di Brugnera ripetutamente presa d’assalto da fendenti, rasoiate, traversoni e conclusioni a rete che fanno sobbalzare Pollini e la panchina tutta, con non poche fitte alle sue già deboli coronarie. L’assalto è ormai all’arma bianca, con eroici gesti dei paladini italici che si ergono a difesa della linea di porta. Si segnalano all’onore delle cronache ripetuti interventi di Iodice e l’estremo atto di Eugenio Pergola, letteralmente immolatosi alla causa per mezzo del proprio volto, tramortito in un sol colpo dal bolide scagliato dall’impetuosa punta viennese. Di fronte a cotanta irruenza, tuttavia, i nostri sono costretti a capitolare attorno alla metà del secondo tempo, quando l’ennesimo tentativo di Pergola di contenere le bordate avversarie si tramuta in un diabolico pallonetto che spiazza l’irreprensibile Cornacchia e si infila beffardo nel sacco. Il 2 a 2 appare il risultato più corretto, veritiera espressione delle forze messe in campo dalle due compagini forensi. Ma la generosità ospite, identificata nel veemente gesto atletico dello scultoreo Ribetti, produce un’azione di contropiede di straordinaria efficacia che proietta la punta pordenonese nel cuore della difesa asburgica e consegna ai ramarri, inaspettata, la realizzazione del terzo punto. Proprio il contropiede, antico credo di catenacciara memoria, emblematica espressione del più italico modulo calcistico, diviene la pietra d’angolo su cui l’architetto Pollini erge il suo edificio tattico: per ben due volte – e dicasi due! – la genialità di Brosolo lo conduce solitario ad ingaggiare un personale duello con il guardiano d’area Kaufmann, la cui eroica opposizione tiene a galla i suoi dall’imminente tracollo. E mentre la pressione dei bianchi viennesi, pur esponendo il fianco alle sortite naoniane, mina la solidità difensiva della Pordenone forense, un’immagine all’orizzonte, ai margini del campo di battaglia, lascia tutti i duellanti senza parole, attoniti di fronte all’incombere di una figura imponente. Là, dalle pendici della panchina, dismessa la tuta e l’orologio da polso che stringe a mo' di salsiccia l’avambraccio paffuto, scende orgoglioso e fiero il condottiero in persona, il comandante naoniano, Toni Pollini, che esemplare e paterno raggiunge i suoi ragazzi fin nel mezzo dell’arena, pronto a dirigere in prima persona la resistenza finale. La sua discesa in campo, che da sola riscrive la storia degli Avvocati Pordenone, assume subito un senso allorquando il direttore di gara concede un insidioso tiro franco dal limite in favore degli austriaci. E’ lui, Toni Pollini, che per primo si impettisce a far barriera, stringendo a sé alcuni uomini ed innalzando così una falange umana di cui lui per primo è scudo e freccia assieme. Quando il tiro parte, tuonante e teso sopra il muro eretto all’uopo, Pollini si produce in un gesto atletico impavido e irriverente: le ginocchia flesse, le braccia a spingere verso il basso per indurre lo slancio, il collo allungato verso l’alto, teso e rigido, lo sguardo al cielo in direzione del cuoio scagliato a velocità sostenuta verso la porta, Pollini compie un “balzello” con cui si stacca dal suolo e si eleva al cielo di almeno 1 o forse 2 centimetri da terra, rimanendo sospeso nel vuoto per quasi un intenso, interminabile, millesimo di secondo. L’atletico gesto di Pollini, che si imprime negli sguardi e nella memoria di tutti gli astanti, diviene sacrificio umano nel momento in cui, all’atto del ricadere, una fitta, una stilettata alla coscia causa al muscolo femorale sinistro una contrattura che si manifesta sul volto e sulla voce di Pollini prima ancora che l’acido lattico sortisca i suoi effetti. L’inevitabile abbandono della mischia cui è costretto il vecchio ramarro getta nello sconforto la sua truppa, inesorabilmente consegnata allo strapotere austriaco e ormai del tutto inerme di fronte all’ultima sortita che buca, per la terza e ultima volta, la rete neroverde. La tenzone si conclude dunque con il risultato di parità, che segna il miglior armistizio possibile fra le due compagini e apre una nuova pagina di amicizia e fratellanza suggellata da fiumi di birra e gaudenti momenti di ilarità. Viva il calcio, viva la birra, viva la f….elicità. ______________________________________________________________________ IL TABELLINO
. Vienna, Alte Donau (Polizeisportplatz), 12.9.2009 FC INSOLVENZ - AVVOCATI PORDENONE 3:3 (1:2) FC INSOLVENZ: Kaufmann; Honemann, Koroschetz (75. Holzer), Stranzinger (26. Pracht), Schellmann (46. Podoschek), Kautz, Pechmann (46. Abel), Papasoglou (46. Marx), Schmidt (46. Anzböck), Siegert, Holzer (46. Lang, 70. Schmidt). All. Langer. AVVOCATI PN: De Col (Da Ros L., Cornacchia), Casucci A. (Da Ros D.), Bellotto, Luisa Vissat, Pergola, Iodice (Pollini), Casucci Pa., Sarcinelli, Gurnari (Fantuzzi, Brovedani), Brosolo (Casucci R., Casucci Pi.), Ribetti (Celano, Dell'Agnolo). All. Pollini. MARCATORI: 17' Holzer (FCI), 18' Casucci Pa. (APN), 44' Celano (APN), 55' Marx (FCI), 79' Ribetti (APN), 90'+4' Pracht (FCI).
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mercoledì 16 settembre 2009

GITA VIENNA - Jan Tatanka, "Il conquistatore di Vienna"!

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PORDENONE – Giambattista Vico aveva ragione, la storia si ripete continuamente... Questa volta i protagonisti del ricorso storico sono due personaggi che hanno saputo eccellere ciascuno nel proprio ambito, mietendo gloria e successi nella rinomata capitale d'Austria. Ciò che li unisce, oltre all'innato spirito vincente ed alla discendenza da illustri strateghi militari, sono il nome, il luogo delle loro epiche gesta ed una data. Il primo, di nazionalità polacca, è Jan Sobieski (Giovanni III° Re di Polonia), che il 12 settembre 1683 intervenne in aiuto dell'imperatore Leopoldo I d'Asburgo contro le forze ottomane, sconfiggendo sotto le mura di Vienna, con una manovra geniale della sua cavalleria da lui stesso comandata, il grosso dell'esercito di Kara Mustafa. Il secondo, di origine italo-brasilera, è Giovanni "Tatanka" Celano, dominatore incontrastato dell'area di rigore: la sua potenza dirompente, paragonabile a quella di un bisonte che carica (di qui lo pseudonimo oramai universalmente noto), può essere fermata solo con... il fucile! La stupefacente similitudine (per eleganza e confidenza con il gol) con l'altrettanto stimato collega di reparto Marco Van Basten, gli è valsa ad inizio carriera l'appellativo di "Cigno claudicante". In occasione della sfida internazionale contro gli amici viennesi, il nostro, con il coraggio (e che coraggio!) che non gli difetta, si era assunto una grande responsabilità esternando i propri intenti bellicosi (che agli incompetenti erano parsi velleitari): «...voglio concentrarmi sulla partita internazionale, che è la prima della mia carriera calcistica (...) ho una gran voglia di sfondare le reti viennesi, per le quali mi sto allenando da un mese circa. Fatemi giocare al massimo e "vi trascinerò alla conquista di Vienna" come fece Jan Sobieski contro i Turchi Ottomani». Ebbene, signori miei, sabato 12 settembre 2009, primo tempo di FC Insolvenz – Avvocati PN, Tatanka si schioda dalla panca ed entra in campo per trascinare alla vittoria i compagni che stanno soccombendo: è suo quel destro al fulmicotone che scuote la rete avversaria e porta in vantaggio i neroverdi, è suo quel pugno chiuso che significa: «Sono qui! Non cambiate canale...». E poco importa se gli avversari riusciranno in extremis a sottrarsi alla sconfitta, poiché lui, Jan Tatanka "Il Conquistatore di Vienna", aveva già impresso il suo marchio indelebile. Vienna... 12 settembre (una data che il popolo viennese ricorderà per sempre)... la storia si ripete...
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lunedì 14 settembre 2009

QUI VIENNA - Il "Diario di bordo": domenica 13 settembre 2009...

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VIENNA - Risveglio sulla scia di quello del giorno precedente: atmosfera (mooolto) pacata in sala-colazione, qualche indiscrezione che trapela sulla nottata trascorsa (si parla di bar equivoci, del mitico canale 60, ecc., ma non facciamo nomi...), molti sguardi spenti e alcuni persino rassegnati (sono i condannati, quelli strappati con la forza dalla calda alcova e precettati per la visita musei). Il programma prevede una mattinata in libera uscita, con appuntamento all'Hotel tra le ore 11:40 e le 11:59 («Alle 12:00 la corriera parte! Chi c'è, c'è!», così Pollini), per caricare il pullman. Tutti i componenti dell'armata neroverde arrivano entro il limite concesso. Durante le operazioni di carico bagagli, si assiste ad un simpatico siparietto. Un grazioso fanciullo viennese in bicicletta (età stimata tra i 7 e gli 8 anni), scampanella più volte all'indirizzo di Pollini che sta occupando la pista ciclabile; il nostro, con modi assolutamente urbani, invita il pargolo a pazientare e riceve in contropartita il "saluto internazionale personalizzato". A quel punto Toni gli rivela delle confidenze intime sulla madre, preoccupandosi che l'informazione venga correttamente recepita dal piccolo («Tua madre... your mother...»), prima del commovente commiato finale («ﻒﻐﻉ۽ώגּﻖ!»). Frattanto anche Stefan ci ha raggiunti all'Hotel, diligentemente abbigliato con la divisa ufficiale dell'adorato Rapid Vienna, così come il figliolo (lo Stadio li attende nel pomeriggio). Nota di colore: il piccolo Konstantin Langer, 8 anni, abbonato in curva, inizia la sua sesta stagione da tifoso ultrà... (telefono azzurro?) Poco dopo mezzogiorno ci dirigiamo a piedi al Prater per un pranzo frugale alla Schweizerhaus (specialità: stinco di dinosauro!); Pippo, che dopo aver vagato nella notte con l'arto infermo oggi si ritrova un cocomero al posto della caviglia, ci raggiungerà in corriera, assistito dalla compagna di sempre (Sarci). Alla Schweizerhaus (che tradotto in italiano significa letteralmente: "Ingozzatevi o restate a casa vostra") recitiamo un ruolo da protagonisti nell'orgia selvaggia della papilla. I bagordi dei giorni passati, oltre ai danni cagionati in termini di fegato e colesterolo, hanno portato anche qualche vantaggio: la capienza del ventre, oramai irrimediabilmente dilatato, è notevolmente aumentata; questo ci consente quindi di poter introdurre nello stomaco svariati boccali di birra, stinchi di dimensioni ciclopiche, wurstel di ogni tipo e colore, wienerschnitzel con diametro da 50 cm, senape e patatine a go-go! Terminata la maratona della vettovaglia, giunge il momento dei saluti ed alle 15:15 siamo già tutti sul pullman a guardare con malinconia la ruota del Prater che si allontana... L'unica sosta in autogrill ci offre l'opportunità di assaporare i gustosi aneddoti di Tatanka il giramondo. Su tutti, segnaliamo la chicca del parrucchiere brasiliano viados Fernanda che offre un "servizio completo" ed il racconto della sua gloriosa carriera calcistica in Sudafrica, sfumata per il timore di essere abbattuto: «M'hanno detto che sparavano a quelli che correvano in campo!». Applausi scroscianti per il superbo "Celano-show". Ci rimettiamo in marcia e, dopo lo stinco della Schweizerhaus, l'autista ci propina un film "polpettone" che finisce per stendere anche i pochi sopravvissuti. Giungiamo a destinazione alle 21:15 (6 ore di viaggio esatte) e sotto la pioggia battente ha luogo il frettoloso "rompete le righe". Grazie di cuore a tutti e alla prossima...
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QUI VIENNA - Il "Diario di bordo": sabato 12 settembre 2009...

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VIENNA - La giornata inizia con il rituale tipico che scandisce ogni mattina nelle trasferte a sfondo pseudo-calcistico: si scende a fare colazione alla spicciolata, i primi godono del privilegio di sorbirsi la paternale di Pollini che ha vistato l'orario di rientro di ciascuno, poi occhi gonfi e facce colpevoli, smorfie che raccontano anche quello che non si potrebbe raccontare ed acconciature quanto meno improbabili (oggi, la palma dello scapigliato viene assegnata all'unanimità a Paolo Casucci: inarrivabile!). Tatanka non si sente riposato: è andato a letto (col telecomando sintonizzato su... Eurosport!) alle 22:30 e forse a cena ha esagerato un pò con l'acqua... La mattinata prevede a partire dalle 9:30 una visita nel centro di Vienna guidata dal puntualissimo (e sorridente!) Stefan e dall'amico Michi Lang. Sul volto di Pollini traspare la preoccupazione per le inevitabili perdite (Ribetti, Sarcinelli e Gurnari, non pervenuti). Alla prima occasione Toni catechizza l'ingenua truppa, rimproverandola per la totale mancanza di esperienza in "campo internazionale", mentre fa la conta degli assenti («Tre dei nostri sono ancora a letto e forse non si rialzeranno più...»). Si parte: il gruppo esce dall'Hotel e svolta compatto a sinistra, Robi Casucci, senza esitazioni, imbocca la direzione opposta («Deve vedere la ruota del Prater», ci spiega il serafico figliolo Piergiovanni). Angelo, non senza qualche rimostranza, deve fungere da ufficiale di collegamento tra la comitiva, ferma in attesa alla stazione del metrò, ed il solitario ribelle ritardatario che sopraggiunge di lì a poco. Momenti di genuina ilarità, già vissuti... Dopo la visita nel cuore della splendida capitale si rientra alla base: la partenza dall'Hotel per il campo sportivo è fissata per le 14:00. Le donne disertano (saggiamente) in massa l'evento sportivo su cui è improntata la tre-giorni austriaca, disattendendo (in favore della gola e delle frivolezze) il loro senso del dovere e l'innato spirito di sacrificio di cui hanno dato prova negli anni. La sfida con gli amici fallimentaristi si concluderà con un salomonico pareggio (3-3), segnando l'evento storico che mancava agli occhi dei più: Toni Pollini in campo! (i nostri inviati "Matteo & Matteo" sapranno soffermarsi adeguatamente su ciascuno dei temi). Poi la prima birra, "prima" di fatto e "prima" sul podio del godimento, quella post-doccia e infine la cena alla Creperie, nella zona alta del vecchio Danubio, con un buffet regale in una meravigliosa cornice. Qui si consuma un altro momento storico, tra ringraziamenti e scambi di doni, con l'ingaggio del primo calciatore straniero tra le fila neroverdi: Stefan Langer sigla di proprio pugno (!) il cartellino, conferendo ufficialità alle indiscrezioni della Gazzetta. Si scrive così una nuova pagina da aggiungere a quelle che raccontano la storia trentennale dei ramarri togati... Ora non resta che attendere l'esordio ed il primo gol mancato dal puntero asburgico per l'inesorabile "battesimo polliniano": «Stefaaaaaannnn!!!».
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QUI VIENNA - Il "Diario di bordo": venerdì 11 settembre...

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La spedizione viennese si è dunque conclusa con un grandissimo successo, per la soddisfazione di tutti i partecipanti. Nel ringraziare di cuore i nostri impagabili amici viennesi, eccovi di seguito il "Diario di bordo" della indimenticabile tre-giorni in terra d'Austria...
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CORDENONS (PN)/GRAZ/VIENNA - Il giorno fatidico è finalmente giunto! Ritrovo alle ore 8:30 presso il quartier generale (leggi: "Residenza Pollini"). Degno di nota l'arrivo alle ore 8:33 (!) del Kaptàno che reca seco copia stampata del dettagliato programma della trasferta viennese: una simil trasmutazione (processo che in fisica nucleare porta un atomo instabile a trasformarsi in un atomo stabile) può trovare ragione solamente in un "gentile" incontro. Ne chiederemo conto... Giunge poi anche l'uomo simbolo della trasferta calcistica, Giovanni Tatanka il Conquistatore, accompagnato dal fido generale. Il bomber è carico, pronto per il suo esordio assoluto in campo internazionale: sappiamo che ci darà grandi soddisfazioni... («Vedrò di "punire" la premiata ditta Lang & Langer con una tripletta: dì a Toni che ho una gran voglia di sfondare le reti viennesi, per le quali mi sto allenando da un mese circa. Fatemi giocare al massimo e "vi trascinerò alla conquista di Vienna" come fece Jan Sobieski contro i Turchi Ottomani», questo il monito del "cigno claudicante" alla vigilia della partenza). Contro ogni pronostico, ecco sopraggiungere pressochè in orario anche la "Casucci-mobile", con l'equipaggio al gran completo (evidentemente questa gita è protetta dall'influsso di una congiunzione astrale favorevole). Il "clan degli Spilimberghesi" si presenta invece un pò azzoppato: due uomini in carne e ossa (Oli e Sarci) ed un fantasma (Pippo). Il buon Pippo Gurnari ha trascorso l'intera notte nel tentativo di confezionare il dono offerto dalle ostriche consumate la sera precedente! (ci sono voluti metri e metri di carta da regalo...). Alle ore 9:00 la corriera con i 26 passeggeri a bordo si muove... comincia l'avventura! Prima sosta alle ore 11:00, imposta dal malessere che affligge il 'o Kaptàno 'nammurato, provato nel fisico e nell'animo dal mal di corriera. Qualcuno ne approfitta per prendere subito confidenza con alcuni prodotti tipici locali (con una lieve preferenza per quelli liquidi). Seconda tappa per il pranzo a Graz, alle ore 13:15. Fanno capolino sul piatto i primi kartoffel, wurstel, schnitzel & C., accompagnati da ein großes bier. Lui, Tatanka il fiero condottiero, consuma il pasto casalingo in disparte: quanta determinazione nel suo sguardo e nell'aggredire quel panino al formaggio preparato con amore da mamma Celano... Si riparte alle 14:30 (tutti presenti sul pullman!) con la pioggia e si punta diretti a Vienna, dove ci attende il fraterno corrispondente Stefan. Dopo aver rischiato di perdere un prezioso elemento del gruppo (Pia Casucci, per una tragica disattenzione, finisce a bordo di un pullman diretto in Estonia, ma i volti poco familiari la inducono a scendere per tempo), giungiamo all'Hotel Classic Wien alle 17:00 spaccate, dove troviamo ad accoglierci l'ottimo Stefan ed il nostro Paolo Dell'Agnolo con i suoi sgargianti zoccoloni color arancio! Un attimo di relax e alle 18:20 tutti nella hall ad attendere... Robi Casucci! Partiamo guidati da Stefan con ben 4 minuti di ritardo sul tabellino di marcia. Nel frattempo il povero Dell'Agnolo, giunto puntualissimo al ristorante, è ostaggio degli austriaci che, verso le 19:32 iniziano a torchiarlo per l'ingiustificato ritardo della comitiva (attesa per le 19:30!); il nostro comincia a temere per l'incolumità della sua famiglia. Fortunatamente giungiamo al Gusshaus dopo pochi minuti ed evitiamo la tragedia. Il benvenuto ci viene dato a suon di birre taglia extra large (0,5 l) dal padrone di casa in persona, lo splendido Presidente Walter Kainz. Più tardi si unirà a noi la famiglia Da Ros, camper munita, e, a seguire, Fantuzzi & signora: siamo finalmente al completo (totale: 36 elementi!). Il sorriso sornione che campeggia sul volto di Stefan durante il discorso di benvenuto, tradisce il suo palese intento (frutto di un disegno preordinato) di fiaccare le "truppe nemiche" con una manovra avvolgente incentrata su fiumi di birra e piatti tipici locali; a cena inoltrata, getterà la maschera facendo leva sul nostro orgoglio ed istigandoci apertamente a "bere di più!". Cena sontuosa ed ospitalità a dir poco superlativa! Ci avviamo, visibilmente debilitati dalla subdola strategia di casa, ma sulla strada che porta all'agognata stanza d'albergo, si frappongono altre insidie: prima un posto di blocco (con consumazione alcolica obbligatoria) in un disco-bar del centro e successivamente un'imboscata tesa da un gruppo di gentili donzelle indigene che, simulando un improbabile addio al nubilato, dispensano senza sosta (con un'apparente e disinteressata generosità) bicchierini di snaps agli ingenui calciatori di provincia. Infine il rientro all'Hotel, a ranghi sparsi...
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