SEDRANO (PN) - Arrivo, purtroppo, sull’uno-uno già raggiunto. Il tempo sembra uno di quei gattini sornioni che escono dai cartoni animati di Walt Disney e che Miss Piggy vorrebbe avere a casa: si sta proprio bene. Il campo non è in perfette condizioni e neppure il mio orecchio sinistro, salvo la sua capacità di allungarsi e raccogliere quel
«Gli avvocati hanno fatto un gran gol!», come riporta uno degli spettatori. Questo basta per darmi un buon umore. Nel campetto di riscaldamento Piero Ragogna prende le misure del “sette”. Mentre lo vedo raccogliere la palla penso che la panchina di oggi debba essere “d’oro”, a meno che lui non sia arrivato in ritardo. Ma da lontano, a corroborare la mia ipotesi, vedo anche Alberto “il grande” Rumiel, fuori dal campo. Vorrei partire al contrario questa volta. La mia pagella vale un sette collettivo. E’ un voto non politico - come si soleva dire - ma meritato. I “neri” che ci si oppongono oggi, sono di tutto rispetto. Siedono nell’alto di quell'Olimpo a noi, di massima, sconosciuto: i primi (forse il primo?) posti della classifica. Giocano un calcio di molti passaggi, la palla “che gira”, soprattutto a centrocampo e fino alla tre quarti. Ma più in là non si arriva. E quando si arriva ci sono fondamentalmente due argini. Il primo è monsieur Matteo Cornacchia. Sono dietro la sua porta per tutto il primo tempo. Siamo ancora a metà della prima frazione quando, dopo una serie di rimpalli corti e in area piccola, parte un tiro insidiosissimo. Se fossi capace userei un cartone animato giapponese: la palla che parte, sparisce, ricompare, si ovalizza, riprende forma, spunta di colpo e quando sembra impren
dibile e destinata a gonfiare la rete, “el arquero”, con un colpo di reni is
tintivo e impressionante, ne devia la traiettoria di poco sopra la traversa. Bello! Scomodo il poverissimo Camus, che scelse di fare il portiere perché era il ruolo in cui meno si rovinavano le scarpe:
«…appresi che la palla non arriva mai dalla direzione dalla quale uno si aspetta che arrivi…». Bravo Matteo. La cosa si ripeterà con angolazioni diverse nel corso della partita, ma lui è sempre lì a fare argine e dare sicurezza, come annota anche Carletto Galasso “il giovane”. Il secondo argine è il resto della squadra. Ordinata. La difesa si muove bene, coprendo gli spazi in modo lineare, nonostante gli assalti degli avversari. Ottimo Manlio di testa; Eugenio preciso e presente nei momenti particolarmente critici in prossimità della porta (ovunque, verrebbe da dire, se consideriamo anche la caduta dovuta al fuoco amico!); Paolo e Andrea che si intendono benissimo (e, qui, forse c’è da preoccuparsi un pochino!); Enrico che tiene perfettamente la posizione, coprendo e ordinando la squadra (la visione di un libero aggiunto) e che fa da cerniera al centrocampo. E poi gli altri, tutti a contrastare in modo ordinato il gioco degli avversari (Anzil, giocatore tecnico, dimostra di sapersi sacrificare all'occorrenza, prima a centrocampo e poi in avanti). Si vedono anche dalla nostra parte, finalmente, belle giocate e scambi di gioco degni di questo nome. Finalmente, mi ripeto. Che bellezza, poter vedere espresso anche questo. Il che significa che la formazione, ottimamente approntata in campo, riesce a dare man forte anche ai centrali. Pippo e Marco svolgono un lavoro assolutamente ineccepibile: Pippo ha classe di altra categoria, lo abbiamo già detto. Marco “il polmone”, elegante non da meno, meno nervoso di altre volte, oltre che interdire il gioco avversario si propone in fase offensiva. Restano, purtroppo, sempre un po’ isolati, nonostante l’ottima prestazione, gli attaccanti, che si spremono per tutta la metà avversaria senza risparmio. Il secondo tempo segue la traccia del primo. Salgo ad Hamburger Hill, la collinetta a bordo campo, per meglio vedere la seconda frazione. Gli ospiti tessono ottime trame. Ma, al di là di qualche pericolo, non riescono mai ad arrivare nello specchio della porta. Il pari con queste giocate lo fa invece un gran palo colto da Marco Stella, se non erro.
Un tiro secco che fa
vibrare l’esterno della porta. La partita è corretta, salvo un intervento sul quale forse un cartellino rosso, al difensore degli ospiti, sarebbe stato atto dovuto. Ma l’inconscio lavora strano: l’arbitro si avvicina al giocatore falloso portando la mano al taschino (dove presumibilmente tiene i “cartellini”) come fosse l’atto finale di uno già deciso. E, invece, nulla, non estrae nulla dal magico taschino. Siamo a questo punto alla fine del secondo tempo. I cambi sono stati fatti. Luca, in fascia sinistra, è un po’ contratto rispetto al solito, ma propositivo. Angelo, dall’altro lato, riesce ad addomesticare due o tre palle difficili (ad un certo punto, da Hamburger Hill non è facile capire, si gira verso i propri compagni ripetendo a gran voce:
«L’otto non è mio, l’otto non è mio; diglielo tu che l’otto non è mio!». Fatto questo che obbliga l’arbitro ad avvicinarsi e invitarlo a un comportamento più consono alla gara). Infine Alberto che, improbabile punta, si lancia come guastatore delle linee nemiche, in ogni caso tenendo in allerta la difesa avversaria. Una nota in particolare per una bellissima giocata di Tatanka. E’ ancora il primo tempo. La fascia destra. Giovanni riceve palla, piroetta su se stesso e la mette in fondo, passando tra qualche giocatore avversario, e fornendo un’occasione per un ottimo cross che avrebbe sicuramente messo in difficoltà gli avversari. Il disappunto dei compagni non trova fondamento. La giocata è assolutamente di classe. Mentre tutti si aspettano il lancio sulla fascia opposta, mentre tutti si aspettano la cosa più naturale, mentre tutti pensano alla cosa più semplice… purtroppo Enrico non ci crede, Pippo non va e Paolo resta indietro. Altrimenti, se Enrico ci avesse creduto, Pippo fosse andato e Paolo non fosse rimasto indietro, beh, sarebbe stata una grande giocata. Bravi. Veramente bravi. Come dicono anche i tifosi avversari, che con me si assiepavano ad Hamburger Hill: la partita è stata proprio gradevole.