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Stefan Langer:
«Per me il ricordo piú bello dei giorni di Dublino è la serata al Brazen Head Pub dove sono scesi in pista da ballo anche Vera e Toni. Si dice che quando il gatto non c´è, i topi ballano, ma in questa serata noi topi ballavamo (e bevevamo) nonostante la presenza del capogatto Toni e alla fine ballava pure il gatto».
Manuele Lorenzon: «Sarò un tantino banale ma l'aneddoto che ricordo di più riguarda il festival della gnocca. Un giorno arrivo alla colazione, mi metto in coda assieme a bimba e consorte, mi accorgo che tutta la sala mi sta osservando. Controllo le braghe, la maglietta e infine la barba (boh, magari sono sporco di dentifricio...). In quel momento ricevo un colpetto sulla spalla che mi avvisa della presenza, alla mia sinistra, di una "simpatica" signorina mora, tratti orientali, sicuramente un gran bel pezzo di figliola. Per la cronaca, allo sguardo interessato non è seguito il ceffone di rito».
Paolo Luisa Vissat: «Comincio io con una coppiola di indimenticabili momenti: 1) quando, al pub, sabato sera, ho avuto la fortuna di ballare con due perle dublinesi, duecento anni in tre ! 2) Un altro indelebile ricordo è quello del più buon thè bevuto: dopo la partita con Livorno, dopo tanta acqua, vento e freddo, al bar dell'UCD, assieme al saggio Emo: rinati».
Marco Stella: «Tra i tanti, l'episodio che mi è rimasto più impresso e che mi ha divertito un mondo è legato al dopo partita Livorno-Pordenone che si è svolta domenica mattina sotto quel nubifragio. Allora vi ricordo brevemente l'accaduto: siamo appena rientrati negli spogliatoi, tutti fradici e infreddoliti, quando il nostro capitano Luisa Vissat chiede a Toni dove mettere la fascia di capitano. Non l'avesse mai fatta quella domanda!!!! Toni, che era bagnato in ogni dove, ha iniziato a gridare con le sue classiche esternazioni molto colorite e divertenti maledendo il ns. capitano per la domanda del "cazzo" che gli aveva fatto considerato che lui non sapeva più cosa fare per fermare l'acqua che gli usciva anche dalle orecchie!!!! Ci sono stati dei momenti di tensione e preoccupazione quando la vena giugulare di Toni si è ingrossata talmente tanto che pensavamo scoppiasse da un momento all'altro e quando, imprecando contro Paolo, aveva iniziato a balbettare pericolosamente. Poi, per scaricare la tensione, ha fatto la sua classica risata e anche noi abbiamo iniziato a ridere a crepapelle!!!! Straordinerio!!!!».
Enrico Iodice:
«Pensando alla splendida avventura dublinese, chiudo gli occhi e vedo scorrere numerose istantanee… La battuta di Pippo su Martini dopo l’ottima performance del giovane nella prima uscita notturna dublinese («Se va avanti così prende una brutta “China”…»), i cori incessanti dei turchi nel pullman che conduceva ai campi sportivi, la preoccupazione sincera per le coronarie di Pollini nella gara d’esordio, Piero Ragogna che mette definitivamente fine ad una annosa querelle con l’amico premuroso Toni Pollini («Le ciabatte da doccia sono un suppellettile del tutto inutile!»), i due angeli custodi (Pippo e Matteo) onnipresenti del mio piccolo cucciolo Olivier, la valanga di affetto e di premure da parte di tutti indistintamente (amici ed estranei) nei confronti della piccola mascotte naoniana, la “Cachasa” sorseggiata insieme al solitario Giovanni Tatanka nel ristorante brasiliano, esternando ambiziosi propositi («Allora Enrico, vogliamo andare in Brasile con la squadra il prossimo anno, o no?»), il meraviglioso cielo di Dublino con l’alternanza di sole e nuvole, lo scompiglio al Burlington Hotel con l’arrivo delle candidate per Miss Universo, i pranzi prolungati a suon di Guinness nel vicino pub Sussex…E mille altre ancora… Temo che si renda necessaria una replica nel futuro (immediato)…».
Michela Marcuzzi:
«Dal viaggio mi sono portata a casa: la bellissima esperienza di quanto descritto nella canzone "Il cielo d'Irlanda:"Il cielo d'Irlanda è una donna che cambia spesso d'umore. Il cielo d'Irlanda è una gonna che gira nel sole. Il cielo d'Irlanda è Dio che suona la fisarmonica. Si apre e si chiude con il ritmo della musica"; l'emozione delle antiche librerie al Trinity College ed alla Marsh's Library; il sapore del salmone; gli sguardi discreti e attenti dei miei angeli custodi (grazie!!!); i sorrisi e la gioia del mio bimbo, che spazzano via la stanchezza come un colpo di vento; l'attesa dei risultati delle partite; i racconti sui pub, sbirciati ed immaginati con la musica e la festa...; uno splendido anello con tre grandi trifogli; la voglia di tornarci e… la chiave della camera del Burlington Hotel!!! Grazie a tutti!».
Andrea De Col: «Anch'io ho un aneddoto da raccontare... prima partita contro i turchi. Siamo all'inizio del 2° tempo e il dott. Boschian a bordo campo morde il freno per entrare... ("Sono stufo di star fuori per far giocare gente di 50 anni.."). Finalmente Mr. Pollinigson lo fa entrare (siamo 1-0 per i turchi) e l'arbitro fischia una punizione dal limite. Il dott. Boschian si avvicina volenteroso alla sfera chiedendo il "permesso" di battere... da fuori un urlo: "Ma dove cazzo vai tu..." e il nostro eroe fa dietro front e torna tra le retrovie... scena tragicomica... ».
Eugenio Pergola:
«Senza ordine ma come vengono, scrivo: 1) il clima: l'alternanza continua ed incredibile di pioggia e sole, ogni quarto d'ora, dei primi due giorni; la pioggia battente ed il freddo della domenica durante la partita con Livorno; 2) i pubs: belli, confortevoli, pieni di gente, con musica e, soprattutto, birra (col clima di cui sopra ogni scusa era buona per entrare in un pub); 3) la birra: la Guinness, che lì ha un colore incredibile ed un sapore oltre l'incredibile, che non è gasata, che ne bevi anche se non ti è mai piaciuta la Guinness, che te ne fai l'ultima in aeroporto prima di imbarcarti perché prima di berne un'altra così dovrai aspettare un bel po' (ma anche le altre, la rossa in particolare; però la Guinness è da primato...); 4) l'invasione delle aspiranti miss ed il tasto del secondo piano in ascensore usurato; 5) Olivier Iodice (e non lo scrivo per piaggeria), che avrà anche sfinito mamma Michela e papà Enrico ma che è bello come pochi e quando sorride fa l'effetto del sole a Dublino dopo la pioggia; 6) i miei compagni di stanza (Emo and the Kap), ottimi, squisiti, con i quali non c'è mai stata nemmeno l'ombra di un problema pur essendo in tre in una stanza non proprio confortevole (da segnalare the Kap che russa sempre, anche a pancia sotto, ma non mi dava fastidio perché da anni uso i tappi per le orecchie...); 7) Pippo e Cornix, due personcine che umanamente sono una vera garanzia; 8) Tatanka (no comment); 9) l'urlo di Toni quando ha abboccato allo scherzo di Rumnold che aveva indossato pantaloncini e calzettoni sbagliati; 10) Giovanni e Luca, i più giovani (bambini a parte), entrambi una gradevole scoperta sia in campo (Luca è stato di gran lunga il migliore della squadra nel torneo, una spanna sopra gli altri e son contento di aver avuto ragione rispetto ad alcuni giudizi passati ingenerosi con lui che era appena entrato in un gruppo di gente più anziana di lui ed era stato impiegato in ruoli a lui non congeniali) che fuori (dove non si sono mai tirati indietro...). Mi fermo, anche se potrei menzionare le due Velone al pub ed altri aneddoti che voi umani non potreste immaginarvi (navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione....)».
Mattia Tirelli: «Manca ancora la colonna sonora della nostra settimana a Dublino e penso proprio che Molly Malone (suonata e cantata in ogni pub in cui entravamo) possa riassumere l'atmosfera delle nostre giornate (e nottate) nella terra del trifoglio!
In Dublin's fair city,
Where the Girls are so pretty,
I first set my eyes,
On sweet Molly Malone,
As she wheeled her wheel barrow,
Through the streets broad and narrow,
Crying cockles and mussels,
Alive alive o!
Alive alive o!
Alive alive o!
Crying cockles and mussels, Alive alive o!
She was a fish monger,
And sure it was no wonder,
For so were her
Father and Mother before,
And they both wheeled their barrow,
Through the streets broad and narrow,
Crying cockles and mussels,
Alive alive o!
Alive alive o!
Alive alive o!
Crying cockles and mussels,
Alive alive o!».
Giovanni Martini:
«Io vorrei in primis ringraziare tutti per l’accoglienza splendida che ho ricevuto: mi avete fatto sentire da subito parte integrante di questo meraviglioso gruppo! Di Dublino porterò sempre con me l’atmosfera indescrivibile che si percepisce entrando in un qualsiasi pub della città».
Luca De Gottardo: «Spronato da Enrico durante la splendida serata di sabato, stamattina ho scritto di getto qualche riga circa il primo impatto che ho avuto con l'ELFCUP che mi appresto a condividere con voi, non prima di avervi ringraziato ancora tutti per la bellissima esperienza che abbiamo condiviso a Dublino.
Questioni giuridiche della pratica forense: l’istituto del terzo tempo.
Prima del viaggio in Irlanda con la squadra degli Avvocati Pordenone non conoscevo molto dell’istituto del terzo tempo; le mie rudimentali nozioni si limitavano alle principali definizioni dottrinali, che intendevano il terzo tempo quale “porzione di gara ininfluente sul risultato da disputarsi da parte dei calciatori tecnicamente meno dotati” (secondo una prima corrente) oppure come “manifestazione di pubblico apprezzamento, al termine della gara, per la condotta sportiva dell’avversario” (in accordo con un diverso orientamento).
In difetto di un’approfondita conoscenza della disciplina, non ero edotto di una corrente minoritaria – quella della cosiddetta “Scuola di Pordenone”, che tra i principali esponenti annovera il Simonato, il Bellotto, lo Stella, il Rumiel e diversi altri – la quale, richiamandosi alla tradizione gaelica, intende il terzo tempo quale esercizio di bevute smodate prima oltreché dopo importanti eventi sportivi; una tale impostazione, peraltro, sembra essere sostenuta anche da parte della EUGiuriprudenza di merito.
Così, appena sbarcato dall’aeroplano, atteggiandomi a diligente praticante ho ritenuto opportuno arricchire il mio bagaglio culturale intrattenendomi con i giurisperiti della scuola pordenonese e, discutendo delle applicazioni della peculiare figura giuridica, sono stato coinvolto in una esercitazione pratica consistente nell’assunzione di una batteria di 8 pinte di Guinness in tre ore.
La sera, con il ventre gonfio, mi sono coricato non senza difficoltà riflettendo sulle possibili conseguenze di una tale interpretazione. Il giorno seguente, di fronte agli avversari turchi, dopo due scatti mi usciva la birra dal naso e sono stato costretto a chiedere il cambio; solo allora mi sono reso conto che dell’istituto del terzo tempo – così inteso – è opportuno adottare una interpretazione restrittiva».
Paola Covre: «Ho trovato uno spirito di squadra e un’accoglienza meravigliosi e mi sento di suggerire di partecipare alle trasferte della squadra a tutti gli iscritti all’albo e parenti ed affini, poiché è un vero toccasana per lo spirito; il fisico invece è messo a dura prova, visto le prestazioni ai pub..., ma così si diventa più tenaci. Tra i tanti, ho un ricordo simpatico (visto peraltro che hai citato l’arrivo di Brovedinho con la nipote di Piero Ragogna ): Luca Donadon ha scoperto che Piero è mio zio ed io evidentemente sua nipote, solo a Dublino, da quel momento ha cominciato a chiamare Piero “zio”, per cui Piero è diventato anche lo zio di Luca e Luca, inevitabilmente, mio cugino».
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