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lunedì 30 giugno 2014

AVVOCUP - Quell'indimenticabile solstizio d'estate... (1^ parte)


L'AVVICINAMENTO

Questa è stata una settimana davvero maledetta per me. Una settimana che però si conclude con una immensa soddisfazione, mai vissuta prima d'ora, capace di cancellare con un colpo di spugna persino l'enorme stanchezza. Prima di iniziare il racconto, devo farti una solenne confessione: io non sono un calciatore! Faccio un altro mestiere (nei ritagli di tempo) e gioco a calcio solo per puro divertimento. Ecco. Capisci cosa intendo, vero? Non sono un calciatore come Pirlo, anche se ieri, in verità, per la prima volta in vita mia, non me ne sono reso conto...
Ieri, sabato 21 giugno, a Mantova, c'era da giocare la partita della vita: la finalissima dell'Avvocup! Cos'è l'Avvocup? Qua bisogna improvvisare un rapido ripasso di storia... Voglio che tu possa cogliere fino in fondo il sentimento di questa epica avventura. La nostra gloriosa squadra degli Avvocati Pordenone, fondata nel lontano 1979, è giunta al suo trentacinquesimo anno di vita: in tutti questi anni l'attività calcistica è stata intensissima.
Tornei di ogni genere, anche in giro per l'Europa, incontri a scopo benefico, gare amichevoli in veste di ospiti e/o di ospitati, sfide "intestine" a sfondo goliardico (leggi: Memorial Franco Brovedani, dal 2005 ad oggi), il Campionato Amatori e poi la competizione più ambita in assoluto: il Torneo Forense tra avvocati dei fori di tutta Italia!
È proprio questo il filo conduttore che accompagna la nostra squadra fin dal primo giorno della sua esistenza e l'autentico contesto in cui è stata concepita la sua creazione. La prima partecipazione risale al 1980: era il tempo dei Pollini, Ragogna, Casucci R., Mazzarella, ecc., valorosi calciatori togati ed autentici pionieri della pelota. Da allora si giunge fino ad oggi, con un solo breve intervallo di "riflessione" (1994-1999), attraverso risultati alterni, alcuni prestigiosi ed altri meno. Le soddisfazioni non sono mancate, ma la vittoria rimane però un oggetto misterioso, tanto lontano quanto sconosciuto.
Vero è che dal 2007 il torneo nazionale ha sofferto una grave scissione, con la nascita dell'Avvocup (prima solo Triveneto, poi anche Trentino, Lombardia, Emilia Romagna), ma lo spirito e l'intensità dell'approccio non mutano. Per la difficoltà della competizione, il suo irresistibile fascino e l'esito puntualmente insoddisfacente per la nostra valente compagine (per quanto stimi sinceramente l'illuminato De Coubertin, va detto che uno solo vince, tutti gli altri "partecipanti" perdono), potrei azzardare un parallelo con la mia amata Vecchia Signora ed il suo travagliato inseguimento alla stregatissima Coppa Campioni (questa è per me, ancora oggi, la sua corretta denominazione).
Insomma, una coppa maledetta ed a lungo inseguita, vanamente... Non ti sto annoiando, vero? Proseguo... Tornando a noi, o più precisamente a me, inguaribile malato di calcio oramai giunto alla soglia del mezzo secolo d'età, si trattava semplicemente della partita più importante in assoluto della mia insignificante ma pur lunga carriera. Una gara da disputarsi in uno Stadio "vero", uno stadio di serie "A", il "Danilo Martelli" di Mantova (i colleghi del Foro Virgiliano, organizzatori della giornata finale del Torneo, hanno fatto le cose in grande!). In quello storico catino hanno messo piede calciatori indimenticabili ed indimenticati: oltre ai "padroni di casa" Zoff, Sormani e Schnellinger, tutti gli eroi di fine anni '60 - inizio anni '70, come Anastasi, Bettega, Boninsegna (mantovano D.O.C.), Burgnich, Corso, Domenghini, Facchetti, Mazzola, Riva, Rivera, ecc., nonché un certo Diego Armando Maradona, in occasione di un'amichevole d'agosto nel 1986 tra Mantova e Napoli.
Per di più si tratta per me di una finalissima da affrontare con i nobili galloni da capitano... Una settimana di malumore e di grande rabbia dunque, condita da imprecazioni di ogni genere, per l'ammutinamento del fisico che ha congiurato contro di me, tramutando i fin qui governabili acciacchi cronici in dolori sempre più accentuati e fortemente condizionanti. La ciliegia sulla torta arriva poi nei due giorni che precedono l'appuntamento topico della mia vita pallonara, con l'inopinata faringite accompagnata da febbre e quant'altro. Mai prese in vita mia tante medicine in così poco tempo, proprio io, contrario per principio alla medicalizzazione di eventi destinati ad esaurirsi per loro natura in modo spontaneo, seppur con i ragionevoli tempi imposti da Madre Natura.
Provo a far finta di nulla, ma il venerdì sera sono ancora cotto. Si profila la più incredibile ed atroce delle beffe: il Demonio in persona si sta scomodando per strapparmi di dosso le vesti da giocatore e consegnarmi quelle da spettatore, per tramutarmi da protagonista sul campo in tifoso... Per un feroce assertore del dominio della mente sul corpo, quale sono da sempre, è proprio un duro colpo, quasi da far vacillare le fondamenta di una filosofia di vita. La speranza però è sempre l'ultima a morire, c'è ancora una notte («Chissà che non si presenti anche lo squaraus...», tanto per restare saldamente aggrappati all'ironia, baluardo insormontabile in qualunque frangente della vita).
Arriva finalmente il giorno tanto atteso. Come sempre, per me la partita ha inizio con il primo battito di ciglia al momento del risveglio che, anche oggi, per svariati motivi, è assai mattutino. La "marantega" se n'è andata (quasi del tutto), i dolori si sono assopiti e, dopo un provvidenziale massaggio "casalingo", anche le gambe sono a posto. L'umore si capovolge, la carica e la tensione sono quelle delle migliori occasioni. La testa ha vinto... ancora una volta... La mattinata scorre via lenta e dopo un simbolico pranzo solitario, parto per unirmi al gruppo col quale sono chiamato a condividere questa memorabile impresa. Un Gruppo con la "G" maiuscola. Il ritrovo, come è tradizione in occasione di ogni trasferta, ha luogo presso il parcheggio della piscina comunale, con partenza in pullman alla volta di Mantova fissata per le ore 13:00. La disfida è prevista per le 18:00, orario da corrida. Ci muoviamo con una ragionevole puntualità, opportunamente sottratta all'eccesso dei canoni teutonici grazie al quarto d'ora accademico imposto dal duo di ritardatari Tirelli-Benvenuti.
Tra le fila dei ramarri si registra qualche fisiologica defezione (ve ne sono anche dell'ultima ora), ma il grande Gruppo di quest'anno ha delle risorse inesauribili, così ci portiamo appresso anche il prezioso supporto degli assenti. Il viaggio scorre via senza intoppi, tra lezioni di briscola, note musicali in cuffia, qualche pisolo e le imprescindibili dissertazioni da Bar Sport.
Nel pianeta calcio, si sa, la componente scaramantica gioca sempre un ruolo importante, soprattutto in occasione di appuntamenti topici come possono essere le finali di qualsivoglia torneo. Cosí, taccuino alla mano, faccio un tentativo di raccogliere il fioretto di ogni giocatore nel caso di un clamoroso ed inaspettato successo nella finalissima contro gli invincibili padovani.
Dopo aver raccolto qualche solenne promessa da alcuni (con proposta dell'interessato, sottoposta al decisivo vaglio del gruppo), il mio tentativo naufraga per la pigrizia della maggioranza. Peccato, così non vedremo mai Eugenio rasato a zero o il Gobbo con la sua fluente chioma tosata a spazzola, neppure Ivan con l'orecchino, Gino con un ramarro tatuato e (per fortuna...) nemmeno il sottoscritto con le meches e le sopracciglia bionde! L'unico impegno che viene preso collettivamente, in termini piuttosto generici, è quello di un non meglio precisato pellegrinaggio, da effettuarsi rigorosamente a piedi, con itinerario ed eventuali ulteriori dettagli da definirsi. Meglio di niente.
Tanto per dare una scossa ai trenta pellegrini un po' intontiti dal rollio del torpedone, la pausa ci viene imposta a metà via dalla polizia stradale: paletta, lampeggiante, sosta, controllo, qualche brivido (più per l'approccio diretto dell'accompagnatore ufficiale Attanasio senior nei confronti degli agenti, che per altro) e poi si prosegue senza alcun danno.
Lungo il corridoio e tra i sedili della corriera si ode bisbigliare, cominciano a serpeggiare le prime voci sulla ipotetica formazione titolare, supportate ad un certo punto da alcune presunte indiscrezioni (puntualmente date per certe), ma il baffo del Mister in realtà non si è mai scomposto ed anche la bocca del suo occasionale e fidato consigliere è rimasta sigillata. La testa è lì a Mantova, già da un bel po'. Appena dopo le 16:00 siamo a destinazione, il pullman si arresta nel parcheggio antistante lo Stadio. Già dall'esterno si capisce che è uno... Stadio di calcio. Facciamo ingresso, accolti con una bottiglia di Lambrusco con etichetta celebrativa per ciascuno, scarichiamo i pesi nello spogliatoio e, percorso il breve sottopasso, sbuchiamo all'aperto nell'arena. Colpo d'occhio splendido, terreno di gioco favoloso, ricoperto da un manto erboso fitto e soffice come il più agognato dei giacigli.
Ci tratteniamo un po' in contemplazione, mentre si concludono le mini sfide per l'assegnazione del 5° posto, poi tutti riuniti in spogliatoio. Silenzio, parla il Mister. Breve discorso introduttivo, volto a sottolineare l'unicità del momento, che prelude all'annuncio della formazione: «Da drio Enrico, Fabio e Manuele, Gino a sinistra e Ivan a destra, tel meso Atanasio, Pipo e Gulo, davanti Mattia e... Benvenuti». E' quest'ultima la scommessa del Mister, che sorprende un po' tutti, incluso il diretto interessato: quel matto del triestino giocherà di punta, mentre lo si attendeva a versare sudore e scavare il solco sulla fascia. Per lui alcune indicazioni supplementari: «Movete de continuo, no sta darghe riferimenti... fa quel cazo che te vol là davanti!».
Le ultime disposizioni riguardano l'uomo sul palo nei calci d'angolo, i componenti la barriera ed i prescelti a calciare le punizioni (Gino e Pippo). Mi avvicino per propormi tra i tiratori designati ed il Mister, sottile ed insospettabile psicologo, mi zittisce in malo modo (nel festante dopo gara, dichiarerà alla stampa: «Gli ho messo tanta di quella rabbia addosso che se fosse capitato un calcio piazzato giusto avrebbe fatto goal!»). Diabolico. Si esce per il riscaldamento, ma prima ci accomodiamo sugli spalti a seguire il primo tempo della finale per il terzo posto. Qui si consumano le ultime considerazioni sullo schieramento iniziale e sulla sorpresa inaspettata.
Fa un caldo infernale, oggi è il primo giorno d'estate ed il sole che splende lassù in alto non se n'è dimenticato. Finisce il primo tempo della sfida tra i colleghi di Mantova e quelli di Brescia, il Mister ci sollecita ad iniziare il riscaldamento ed il custode, dopo una salutare passeggiata, ci accompagna al campo di sfogo sul retro dello Stadio. La mia intenzione sarebbe quella di dire due parole ai miei compagni, come mi capita di fare nel riscaldamento prima delle gare più sentite, ma oggi non è il caso: li osservo attentamente, uno ad uno, la tensione è alta e la concentrazione è al massimo livello. Non c'è bisogno di alcuna interferenza. Completato il rapido riscaldamento, senza percepire il suono di una voce, rientriamo nello spogliatoio... troppo presto...
La vestizione e poi infiniti minuti di attesa, camminando nervosamente avanti e indietro nel corridoio... La maglia n° 7 è sparita: io ho raccolto dal catasto di maglie piegate e diligentemente ordinate per numero crescente da Toni, quella che seguiva il n° 5, senza guardarla. Quando salta fuori (l'ho presa io...) è troppo tardi, per la gioia di Pollini, così a Gino tocca il n° 27 (gli suggerisco di adottarlo ufficialmente come proprio numero fortunato!). Per qualche attimo sparisce anche il raccoglitore con tutti i cartellini dei giocatori (!): prima che Toni trascenda, emerge fortunosamente spostando un indumento maldestramente riposto. La tensione si taglia con il coltello, ma per fortuna arriva l'arbitro e si procede con l'appello. Io, come d'abitudine, mi posiziono strategicamente per non mettere in mostra il mio lobo sinistro al quale è ancorato il mio portafortuna. L'arbitro ci regala qualche istante di ilarità con un “Luisa Vissat” tradotto in “Luisa Visconti” e poi si va. Prima di uscire si leva un urlo collettivo, spontaneo e scomposto: dopo il tunnel... il campo... e si comincia... Mi stai seguendo?
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JURIS CUP - Trionfo dei ramarri anche nella vela!


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domenica 29 giugno 2014

MEMORIAL BROVEDANI - Partiti i... "preliminari"!


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Il primo drappello di impavidi ai preliminari del Memorial!!!
(ci sono altre due auto piene)

MEMORIAL BROVEDANI - Le prime indicazioni (di Toni Pollini)


Ecco i nomi dei giocatori, divisi per squadra, che disputeranno il triangolare di sabato 5 luglio presso il campo sportivo di Via Mantegna n° 15 a Borgomeduna Pordenone, Aurora, che si trova in prossimità del Polo Universitario e dei campi di Rugby.
Il calcio d'inizio è previsto per le ore 16:30, per cui il ritrovo è fissato per le ore 16:00.
Ci saranno tre tempi di minuti 40 ciascuno, con intervalli di minuti 10.
Non abbiamo l'arbitro perché l'amico Federico Tonello sarà impegnato con un matrimonio. Si accettano indicazioni.
Dopo le partite, ritrovo a Cordenons a casa di Vera (Via Nazario Sauro).
In caso di maltempo dovremmo necessariamente ripiegare sulla Clun House del Rugby. Vedremo le previsioni.
Ogni giocator dovrà partecipare ai costi dell'organizzazione. Il singolo dovrà versare € 30,00 (campo, cibo, omaggi, fiori, ecc.), la coppia € 40,00 (30+10), nulla per i figli minorenni.
Si prega di confermare la partecipazione e la corrispondenza della squadra assegnata.
Grazie.
Toni

JUVENTUS
Da Ros Leopoldo, Iodice Enrico, Gullo Pietro, Brosolo Olivier, Passador Pietro, Riem Riccardo, Pippo Gurnari, Jus Cristiano, Luisa Vissat Paolo, Marzona Lorenzo, Benvenuti Andrea, Boschian Pest Luca, Contento Manlio, Vicenzotto Paolo, Zaffino Marco, Toffoli Michele, Giugno Giorgio, Spadotto Fabrizio, Da Ros Diego, Fantuzzi Vincenzo, Bernardi Nisco.


INTER
Lorenzon Emanuele, Cassin Maurizio, Durat Francsco, Lombardini Roberto, Bellinato Alessandro, Zanardo Luca, Tomè Massimo, Gasparini Fabio, Cesaratto Ivan, Ribetti Francesco, Maiorana Francesco, Benetti Enrico, Zoffrea Claudio, De Rosa Michele, Fasan Gino, Vollaro jr, Zaccardi Glauco, Ragogna Pietro, Grigoletti Massimo.

MILAN
Cornacchia Matteo, Attanasio Matteo, Brovedani Matteo, Casucci Angelo, Bellotto Andrea, Rumiel Alberto, Pergola Eugenio, Ros Emo, Tauro Alessandro, Martini Giovanni, Capuzzo Renè, De Gottardo Luca, Feltrin Michele, Sartori Antonio, Sartori Vittorio, Dell'Agnolo Paolo, Casucci Roberto, Tropeano Marco.

In attesa della risoluzione della comproprietà:
Bucciol Stefano, Carpi Tomas, Celano Giovanni, Del Bianco Enzo, Giordani Nicola.
 

venerdì 27 giugno 2014

AVVOCUP – L'intervista del giorno dopo (di Silvano Grigoletti)

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Intervistatore: Buongiorno Mister, complimenti, come è stato il risveglio?
Mister: E chi ha dormito, una vittoria così ti mette addosso una tale adrenalina che non ti permette di dormire.
I.: Si va bene, almeno che sensazioni ha provato stamattina?
M.: Guarda io ho vinto tre campionati in categoria, ma non cambierei nessuna di quelle vittorie con questa.
I.: Perché?
M.: Sensazione unica, grande gruppo e l'epilogo in un ambiente unico ed inimitabile. 
I.: Ma da dove è nata questa vittoria?
M.: Facciamo un passo indietro. Ti ricordi Brescia l'anno scorso? Ecco, da lì è partito tutto, avevamo la partita in mano e per far giocare tutti ci siamo giocati la fase finale che contava, oltretutto in casa nostra, e mi ricordo ancora la faccia di Toni quel giorno, tanto sacrificio per veder vincere gli altri, non doveva succedere più, almeno non per colpa mia.
I.: Si va bene, ma lo spirito degli Avvocati Pordenone è soprattutto partecipare tutti.
M.: Bravo, hai detto giusto “partecipare tutti”, giocare è una cosa diversa.
I.: In che senso?
M.: Prova a pensare come sarebbe stato il ritorno se non avessimo vinto per far giocare tutti, salvati cielo, sarebbe stata festa lo stesso ma non sana baldoria come è stata ieri sera.
I: Ma allora Lei vuol dire che andando avanti si comporterà sempre così?
M.: Piano, piano, non ho detto questo, ma ci sono momenti nella vita in cui devi rispettare le scelte degli altri, anche se le fanno sulla tua pelle, l'importante che siano fatte in buona fede.
I.: Parliamo della partita: quale è stato il momento topico che ci ha permesso di vincere?
M.: Vedi, parlando di presunzione SONO STATO IL PRIMO a far sì che questa non sia stata una cattiva consigliera, già in settimana avevo cominciato a parlarne con alcuni di voi, poi la mia attenzione è andata su una persona sola, ci siamo confrontati vagliando opportunamente tutte le soluzioni e ne è nata la formazione, ma il bello è venuto a Mantova quando in piena difficoltà lui candidamente mi ha consigliato Benetti come soluzione ad alcuni problemi e visto il risultato posso solo ringraziare.
I.: Possiamo sapere tutti chi è questa persona?
M.: Ehi bello, si dice il peccato, non il peccatore, lui quando gioca o parla di calcio usa farlo solo in Furlan.
I.: Ho capito, ma penso che certe scelte siano venute solo da Lei?
M.: Ci ho messo parecchio del mio, per dirti nel scegliere chi doveva calciare le punizioni per esempio ho giocato di psicologia escludendo Enrico dai papabili, gli ho messo tanta di quella rabbia addosso che se fosse capitato un calcio piazzato giusto avrebbe fatto goal.
I.: Scusi non capisco, lui non le doveva calciare?
M.: Allora chiedete a Pippo cosa gli ho detto prima di entrare in campo, a parte questo Enrico non aveva mai giocato così veramente da capitano, non da comprimario che si accontenta del compitino.
I.: Cosa le resta di questa giornata?
M.: A parte aver vissuto sensazioni che solo certi scenari ti sanno dare, la più grande gioia è di aver regalato a Toni una vittoria che da tempo desiderava. Ringraziamolo sempre Toni ragazzi, uno come lui è un patrimonio di cui non possiamo fare a meno.
I.: Grazie Mister, ci vediamo alla prossima.
M.: Grazie a voi.

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mercoledì 25 giugno 2014

AVVOCUP - Una sensazione (motivata), più che una profezia (di Emo Ros)

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Caro Enrico, degno capitano nero verde ed impareggiabile blogger,
innanzitutto complimenti ancora per la vittoria nell’Avvocup e grazie per avermi ricordato nel titolo della… notizia dell’anno.
Proprio la tua citazione mi ha fatto ripensare a quel giorno di marzo in cui dissi a Matteo Cornix che quest’anno la squadra avrebbe vinto l’Avvocup. Come ho anticipato nel titolo, più che di una profezia si è trattato di una sensazione, che ovviamente doveva aver una qualche origine. Ho cercato allora ieri di riordinare gli spunti che mi avevano indotto a buttarmi nella fausta previsione, che, come ben sai, nel calcio di solito va evitata: normalmente la si bolla come “gufata”. Ma ho corso consapevolmente il rischio. E così, queste sono le mie considerazioni di allora, non in rigorosa sequenza di importanza (ognuno le può condividere, o meno ed anche riordinare come crede).
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- Toni
Ho conosciuto Toni 24 anni e 4 mesi or sono quando, nell’intervallo di un Orsago-Calalzo, si è presentato all’ingresso degli spogliatoi e mi ha detto “Ciao, sono Toni Pollini, ti andrebbe di giocare nella squadra degli avvocati di Pordenone?” Io, che mi sarei laureato circa un mese dopo, gli ho risposto: “Tutte le volte che potrò, molto volentieri”. Bene, da allora Toni non ha perso un colpo, non so davvero dove trovi energia, pazienza e tutto il resto (le maglie, invece, lo so). Letteralmente insostituibile, ma lo sapete tutti.
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- Silvano
Dopo qualche decennio finalmente è stata presa la decisione di chiedere a qualcuno di guidarci dalla panchina. E’ stata una scelta fondamentale, semplicemente perché non si può organizzare tutto il resto e dover anche fare la squadra (aggiungi che poi l’affetto di Toni per tutti noi lo rendeva spesso troppo buono nelle scelte) e non si può nemmeno giocare e pensare anche a chi entra e chi esce. In altre parole, senza Silvano non si sarebbe raggiunto il risultato di Mantova.
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- La spina dorsale: vecchia guardia, la generazione di mezzo, i giovani e la linfa “esterna”
La vecchia guardia
Sapete tutti a chi mi riferisco: fondamentali esempi per dedizione, presenza ed apporto al gruppo.
La generazione di mezzo
Numerosa e capeggiata dal capitano Enrico: sempre presente e con lo spirito giusto, legame imprescindibile tra vecchi e giovani.
I giovani
Mai come quest’anno ho riscontrato l’apporto alla squadra dei giovani, forti in campo, ma, quel che conta, perfetti nell’inserimento nel gruppo e davvero in gamba fuori dal rettangolo di gioco.
La linfa “esterna”
Senza gli amici non avvocati che abbiamo la fortuna di aver in squadra con noi non avremmo vinto. E comunque non si tratta solo di vincere o meno. E’ importante, secondo me, la presenza di qualcuno che non faccia il nostro lavoro, che non sia dell’ambiente. Se poi sono anche forti, come lo sono i nostri, succede quel che è successo.
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- Il centro “Rugby Pordenone”: Luca, Susi, Checco e tutti gli altri
Avevamo estremo bisogno di una nostra “casa”, intesa come campo dove trovarci e, soprattutto, luogo dove poter stare un po’ insieme dopo gli allenamenti e le partite, sentendoci, appunto, a casa. La sistemazione presso il Rugby Pordenone è stata la nostra fortuna e la nostra arma in più. Anche qui dopo alcuni decenni è finalmente passata l’idea di trovarci una volta alla settimana per un allenamento e soprattutto per stare un po’ insieme. Una squadra vive di questo e sono pertanto davvero preziosi tutti coloro che partecipano al ritrovo del mercoledì. Certo possiamo e dobbiamo ancora migliorare in alcune cose (soprattutto nel rispetto degli orari, a volte anche nell’atteggiamento in campo: cuore mediterraneo, ma comportamento scozzese, questo deve essere il nostro credo).
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- Le esperienze “fuori porta”
Un ruolo significativo nel percorso di crescita del nostro gruppo, a mio avviso, va riconosciuto alle esperienze che abbiamo cominciato a vivere lontano dal triveneto. Prima le “gite calcistiche” (Montepulciano, Vienna e Budapest), poi i tornei (Dublino, Cilento, Vienna). Sono esperienze belle, danno entusiasmo e servono anche per capire come deve comportarsi una squadra. C’è, infatti, un tempo per ogni cosa, un tempo per divertirsi, ma anche un tempo per impegnarsi, un tempo per il cazzeggiamento, ma anche un tempo per la puntualità e la cura dei particolari, perché una squadra si riconosce in questa capacità di far convivere armoniosamente tutto ciò. Ci vuole un po’ di tempo per assimilarlo, ma siamo sulla buona strada (abbiamo capito che 5 minuti di ritardo al ritrovo pre partita sono comunque 5 minuti di ritardo e non va bene, così come non va bene il panino con la salsiccia un’ora prima della partita ). Al proposito dobbiamo anche un grazie a Stefan e Carlos, che hanno contribuito non poco a queste nostre esperienze.
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Deve essere, più o meno, tutto questo che mi ha fatto dire quel che ho detto.
Lunga vita alla squadra degli avvocati Pordenone… e andiamo! Vamos! Come on!
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(P.S.: Prego Enrico o Alberto R. o Sarci di aggiungere il friulano)
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martedì 24 giugno 2014

AVVOCUP - Le pagelle del Mister (di Silvano Grigoletti)


Cornacchia: Sulle scale dello spogliatoio Soldà lo chiama Volatile, qualcuno di Padova sorrideva, in campo ha dimostrato il suo valore, toglie tre palle destinate in fondo al sacco, poi la fortuna lo assiste opponendo la traversa ad una palla velenosa, ma si sa la fortuna aiuta gli audaci non i quaqquaraqua. Voto 8
 
Cesaratto: Il più in difficoltà della linea difensiva, non per suoi demeriti, nei primi dieci minuti prende una sbornia che di gran lunga supera quella presa a fine partita, spostato nella fascia opposta diligentemente svolge il suo compito fin che ne ha. Voto 6,5

Fasan: Sapesse controllare la sua irruenza sarebbe ancora un giocatore da categoria, scalpita per non poter affondare sulla fascia alla sua maniera ma la contraerea patavina gli impone una gara di contenimento, due diagonali che ci tolgono dai guai e tanto sacrificio. Voto 7

Gasparini e Lorenzon: Tanta roba ragazzi, non hanno concesso una palla alta agli avversari, pronti nelle chiusure e nelle interdizioni, non ho parole solo complimenti. Voto 8,5 

Iodice: Finalmente ti ho visto fare quello che da una vita ti chiedo, sempre pronto ad uscire e poco propenso a rinculare, va a prendere l'avversario libero ogni volta che necessita, cresci in autostima Enrico e secondo me ti divertirai di più. Voto 8 

Gullo: Non avevo dubbi gladiatore su ogni palla, anche se un pò impreciso nei disimpegni, lo attaccano da tutte le parti ma non si rassegna mai, ha il merito di non perdere mai la posizione e soprattutto la testa. Voto 7 

Attanasio e Gurnari: Dura fare i centrocampisti quando sei costretto a guardare solamente il cielo, non supportati dalla squadra che pensava solo a distruggere e non a costruire, passano tutto il primo tempo a imprecare e rincorre gli avversari, cambia la musica nel secondo tempo quando trovano in Benetti la spalla ideale per dialogare e uscire con fraseggi che ci danno il tempo di respirare. Voto 7 

Tirelli: E' stato un azzardo farlo giocare, ma ne è valsa la pena solo per quella palla che ha permesso al Benve di andare in goal, per il resto solo da spettatore, una contrattura è sempre una contrattura. Voto 6,5 

Benvenuti: Quando ho dato la formazione qualcuno mi ha guardato storto, pensava che il sole di Mantova mi avesse cotto, ma sapevo cosa poteva darmi, bastava toccare le corde giuste, poi l'ho tolto quando la stupidaggine che c'è in lui stava prendendo il sopravvento. Voto 7 (solo per i due goal) 

Benetti: Ragazzi il suo ingresso in campo non è farina del mio sacco, ho avuto un angelo custode che me lo ha consigliato, spacca la partita mettendo in difficoltà gli avversari e permettendo ai ns. centrocampisti di avere geometrie diverse, corsa e sacrificio il suo motto, grande. Voto 8 

Toffoli: Avevo bisogno di gamba sulla laterale dove Ivan subiva senza attaccare, mi ha dato quello che chiedevo, purtroppo il cervello è troppo distante dalle gambe. Voto 6,5 

Martini: Entra in un momento cruciale e assieme a Benetti mette in difficoltà la linea difensiva patavina, non grandi cose ma il giusto al momento giusto. Voto 7 

Contento: Troppo poco per giudicarlo, ma abbastanza per stimarlo. Voto 7 




AVVOCUP - "Il Gazzettino" celebra il trionfo mantovano!


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lunedì 23 giugno 2014

AVVOCUP - La finalissima vista da Padova...

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PADOVA CEDE LO SCETTRO AI RAMARRI (di Checco Rondello)
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Nella finalissima dell’Avvocup 2014 lo Jusport Padova perde e consegna il titolo ai Ramarri.
Nella splendida cornice dello stadio Martelli la compagine patavina parte forte e mette sotto pressione la difesa pordenonese ma senza risultati. A metà primo tempo a seguito di una palla “strana” l’attaccante di Pordenone bravo e lesto sfrutta la sorte e trafigge il n. 1 patavino.
Padova continua a macinare gioco creando anche occasioni che però mai si concretizzano. Anche la ripresa si avvia sulla falsa riga del primo tempo con i biancorossi che attaccano a testa bassa ma non riescono a fare centro (non segnamo maiii!!!!). In contropiede i ramarri danno il colpo del ko ed è 2-0.
Giusto così; i campioni che si sono schierati in modo molto ordinato e compatto portano giustamente a casa il titolo e restano imbattuti.
ONORE AI VINCITORI ED AL LORO GRANDE CAPITANO.
Splendido terzo tempo grazie ad una spettacolare organizzazione del Foro Virgiliano.
AD MAIORA!!!
Francesco Rondello (Jusport Padova)
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AVVOCUP - A Mantova il sogno diventa realtà: CAMPIONI!!!



Il Tabellino
AVVOCATI PN - JUSPORT PADOVA 2-0 (1-0)
Formazione: Cornacchia, Cesaratto (Toffoli), Lorenzon (Contento), Gasparini, Gullo, Iodice [C], Fasan, Attanasio, Tirelli (Benetti), Gurnari, Benvenuti (Martini). A disposizione: Brovedani, Rumiel, Luisa Vissat, Pergola, Ragogna.
Marcatori: Benvenuti, Benvenuti.
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MANTOVA - Nella prestigiosa cornice dello storico Stadio “Danilo Martelli” di Mantova, i ramarri erano chiamati alla più classica delle imprese impossibili: battere lo squadrone padovano, campione in carica e compagine di caratura nettamente superiore, per conquistare finalmente lo stregato trofeo dell'Avvocup. Le due squadre si erano già affrontate in finale per due volte nelle passate edizioni, con esito sempre favorevole ai patavini. Si va in campo poco dopo le 18:00 in una splendida giornata soleggiata, che segna ufficialmente l'inizio dell'estate. L'ingresso dei giocatori dal sottopassaggio è accompagnato dalle note della Champions League, poi, con i ventidue protagonisti schierati di fronte alle tribune, si dà corso all'esecuzione dell'inno nazionale.
La tensione è alta, ma finalmente, dopo la lettura delle formazioni da parte dello speaker, l'arbitro (assistito per l'occasione da due guardalinee ufficiali) dà il via alle ostilità con il fischio d'inizio. Padova non perde tempo e mette subito in chiaro le proprie intenzioni, spingendo sull'acceleratore sin dal primo minuto e costringendo i ramarri nella propria trequarti. Le incursioni delle "furie rosse" vengono principalmente dalle fasce ove i padovani imperversano, dando la sensazione di poter sfondare da un momento all'altro. La prima vera occasione da rete per Padova giunge al 10' quando un lungo lancio a tagliare il campo libera in area un uomo che però conclude oltre la traversa. I neroverdi faticano ad uscire dal guscio, ma le cose cominciano a migliorare dopo l'opportuna inversione degli uomini di fascia (Cesaratto va a sinistra e Fasan si sistema sulla destra).
Al 20' il destino, fin lì assopito, decide di entrare in scena e di indirizzare la sfida sul binario prediletto: un lungo rilancio viene spizzato di testa da Tirelli, il puntero di giornata Benvenuti (protagonista designato dalla sorte) si avventa sul pallone incuneandosi in area per le vie centrali, anticipa in scivolata l'uscita del portiere e con la punta del piede spedisce la sfera nel sacco. 1-0 per i ramarri e palla al centro (Benvenuti, esultante senza maglia, rimedia il giallo). L'inerzia del match non muta. Dopo un paio di fendenti dalla distanza che non trovano lo specchio della porta, i padovani sfiorano il pareggio con una splendida conclusione a girare indirizzata all'incrocio dei pali, ma il Pennuto con un volo plastico smanaccia in angolo. Si va all'intervallo avanti di un gol, con tanta sete e qualche ritocco tattico da apportare. Nella ripresa prosegue l'arrembaggio di Padova ma i naoniani, che con il passare del tempo acquisiscono sempre maggior sicurezza, si difendono con ordine.
Su calcio d'angolo i neroverdi vanno vicini al raddoppio con Gasparini che da pochi passi schiaccia a terra con una violenta incornata: tutti pronti ad esultare, ma il portiere respinge con un intervento miracoloso. Il raddoppio però giunge di lì a poco: corner basso battuto da Fasan, velo del neo entrato Benetti e girata sotto porta di Benvenuti che con il destro non dà scampo all'estremo difensore padovano. 2-0, manca ancora parecchio alla fine, ma si comincia a percepire il sentore dell'impresa.
Padova risponde sciupando una ghiotta occasione su calcio d'angolo, con due giocatori lasciati liberi sul secondo palo che si ostacolano a vicenda e mandano sul fondo. La gara oramai è aperta, i nuovi innesti portano nuova linfa tra le fila dei ramarri, che adesso riescono a tenere palla e rendersi pericolosi in avanti. Per poco il goleador Benvenuti manca il tris, non riuscendo da terra a spingere in porta un pallone vagante a poche spanne dalla linea di porta. La resa definitiva di Padova si registra a pochi minuti dalla fine quando sull'ennesimo traversone in area un colpo di testa a portiere battuto, anziché gonfiare la rete, si stampa sulla traversa. La porta neroverde oggi è protetta da uno scudo invisibile che la rende inviolabile. Trascorrono lenti anche gli ultimi quattro minuti di recupero ed infine giunge l'agognato triplice fischio finale. Sul meraviglioso rettangolo verde del Martelli esplode la gioia: abbracci, pianti, esultanze di ogni tipo, gavettoni, cori... Il miracolo calcistico è cosa compiuta! Segue la premiazione sul campo e la grande festa negli spogliatoi. Infine la splendida serata con la cena di gruppo per rendere onore ai CAMPIONI NEROVERDI.
Ed ora lasciate che scorrano fiumi d'inchiostro...
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AVVOCUP - La finale 3°/4° posto (di Giulio Soldà)



JUS SPORT BRESCIA - FORO VIRGILIANO 2-0
Marcatori: Sbarbada, Soldà.
 
Andiamo con ordine.
Enormi, meritati complimenti da Brescia all'organizzazione a dir poco perfetta di Mantova.
Chapeau alla squadra che per organizzazione, entusiasmo e qualità ha stra meritato di vincere l'Avvocup: Grandissima Pordenone. Forza ramarri.
Per quanto concerne la semifinale con Padova è stata una battaglia risolta dai biancorossi a loro favore 2 a 1 dopo che Brescia ha sprecato un rigore molto ben parato dal portiere patavino. Potevano vincere entrambe, ma alla fine con merito in finale è andata Padova.

La finale terzo quarto tra Brescia e Mantova è stata una bella partita giocata a viso aperto da entrambe le squadre nella splendida cornice dello stadio Martelli di Mantova. Brescia  è più intraprendente fin dall'inizio mentre i virgiliani operano prevalentemente in contropiede. Brescia centra una traversa con Soldà su perfetto cross di Mulè e poi va in vantaggio con una percussione centrale di Sbarbada. Mantova non ha la forza di reagire e nel secondo tempo Brescia raddoppia con Soldà, dopo una bella combinazione Piccolo-Mulè. Brescia ha voluto   fortemente onorare la finale e con Tinti e Bisignano ha blindato il risultato. Sbarbada, Bonometti, Zanotti  hanno difeso sulle fasce ripartendo in continuazione  e ribaltando l'azione, Marocchi, Soldi e Ghidoni hanno costantemente chiuso gli attacchi centrali dei virgiliani, Mulè e Mesa hanno arato  le fasce e fatto efficaci diagonali offensive, Caruso e Pagliuca sono stati perfetti sia come recupera palloni sia, a turno, come registi alto e bassi delle azioni bresciane. Il duo Piccolo-Soldà ha funzionato benissimo sia in campo sia nel dopo partita.
Grazie a tutti della splendida giornata di un bel torneo che con piccolissimi aggiustamenti continuerà a farci divertire.
Giulio Soldà (Jus Sport Brescia)
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FINALI 5°/6°/7°
Vicenza - Reggio Emilia 1-0 (marra)
Reggio Emilia - Treviso 0-0
Treviso - Vicenza 1-0 (talluto)
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venerdì 20 giugno 2014

ROAD TO MANTOVA - Tanto per sapere dove si mettono i piedi...


Lo stadio Danilo Martelli (Viale Te, 7/9) è l'impianto sportivo di Mantova che ospita le partite interne dell'omonimo club cittadino.
È intestato al giocatore del Grande Torino, nativo di un paese della provincia di Mantova che morì nella tragedia di Superga nel 1949, jolly della squadra e componente del leggendario Trio Nizza, di cui facevano parte Valerio Bacigalupo e Mario Rigamonti.
La capienza iniziale dello stadio era di 15.000 posti ed aumentò fino a 21.000 circa quando, negli anni '60, il Mantova approdò in Serie A. Successivamente, durante la gestione Grigolo, il Martelli fu oggetto di una ristrutturazione che comportò una riduzione della capienza a 12.000 posti a sedere che, nel 2005 con il Mantova nella cadetteria, aumentò nuovamente (14.884 posti) quando il Comune antepose alla storica Curva Te un'impalcatura metallica e costruì una tribunetta scoperta sotto la tribuna centrale.
Era in discussione la proposta di un nuovo stadio per il Mantova, che avrebbe preso il posto dello stadio attuale, ma il progetto è stato accantonato dal Comune.
Con la rifondazione del Mantova in serie D, la capienza omologata del Martelli è stata, però, ridotta a 7.400 posti per evitare di incombere nella legge Melandri, del 2007, sull'utilizzo dei tornelli e sulle normative in vigore che impedivano l'accesso degli striscioni e delle bandiere allo stadio, imponendo l'utilizzo dei biglietti nominali.
Dati Tecnici
  • Distinti: 5.075 (2.158)
  • Curva Te: 3.849 (2.552)
  • Curva Cisa: 2.401 (250)
  • Tribuna Laterale: 1.963 (1.636)
  • Tribuna Scoperta: 792 (chiusa)
  • Tribuna Centrale: 644
  • Poltronissime: 130
  • Disabili: 30
  • Totale: 14.884 (7.400)

Caratteristiche

  • Dimensione campo: metri 105 x 68
  • Altezza s.l.m.: metri 64
  • Campo per destinazione, distanza minima ostacoli fissi: metri 2,50
  • Separazione interna: recinzione
  • Tabellone elettronico: si
  • Amplificazione sonora: si
  • Campo preriscaldato: no
  • Copertura: si (2767)
  • Telone protezione campo: si
  • Impianto TV circuito chiuso: si
  • Parcheggio pubblico: si
  • Parcheggio atleti: si
  • Distanza max spettatori dal campo: metri 183

UN VELOCE RIPASSO DI STORIA...

Le origini del calcio a Mantova risalgono al 1911, allorquando mosse i primi passi una società sportiva che cominciava a dedicarsi ad uno sport che, in Italia veniva praticato da poco più di un decennio.
Negli anni ’20 la formazione lombarda partecipò ai suoi primi campionati di serie A.
Era un calcio pioneristico, con poche squadre, il Genoa, la Juventus, il Torino, a farla da padrone.
Per rivedere la compagine virgiliana ai massimi livelli, occorre attendere la metà degli anni ’50, allorquando il dirigente Italo Allodi e l’allenatore Edmondo Fabbri costruirono un vero e proprio gioiello che, nel giro di poche stagioni, scala tutte le categoria arrivando nel massimo campionato di calcio italiano.
Sono stagioni esaltanti per i tifosi lombardi che possono vedere da vicino le gesta di campioni dell’epoca del calibro di Sormani, Alleman, Schnellinger e Dino Zoff.
Il Mantova riesce a mantenere la serie A per diverse stagioni poi, lentamente, arriva il tracollo: la B, la C e, nel 1983, arriva il fallimento.
La compagine lombarda riparte ma deve accontentarsi di anonime stagioni nell’inferno della C2 e della C1.
Il nuovo anno d’oro per il calcio mantovano è il 2004 quando, un giovane presidente, Fabrizio Lori, prende in mano le redini del sodalizio scudato e lo conduce nuovamente in serie B.
L’anno successivo, al suo ritorno nel calcio che conta dopo diversi anni, la formazione allenata da Mimmo Di Carlo sfiora addirittura la clamorosa promozione in serie A, sfuggita per un soffio solo nel finale di stagione dopo aver condotto a lungo la graduatoria.
Il “Danilo Martelli” è lo stadio in cui il Mantova disputa le sue gare casalinghe ed ha una capienza di 15.000 spettatori.