PORDENONE
- Gli spunti per disquisire sulla tecnica e sulla tattica calcistica
sono notoriamente infiniti. Eccovene uno di stretta attualità,
accompagnato da un doveroso preambolo.
L'azione si è conclusa, il portiere stringe la sfera tra i guantoni e, giunto al limite dell'area con una breve rincorsa, rinvia con forza scagliando un campanile in cielo. Il pallone raggiunge il culmine della sua parabola, estraniandosi temporaneamente dalla pugna, ma poi comincia a ridiscendere, puntando in picchiata verso la zona nevralgica del terreno di gioco. Laggiù lo attendono i contendenti del centrocampo, già occupati in qualche spigoloso contatto, pronti a misurarsi fra loro con ogni mezzo a disposizione. L'impatto è imminente. Questa volta però il cuoio non vuole farsi maltrattare fungendo da vittima in un ruvido contrasto; sceglie così di dirigersi proprio verso di LUI, il centrocampista gentile (segno zodiacale “scorpione”, ascendente “scorpione”, ndr), sempre pronto ad accoglierlo con un sorriso e ad adagiarlo delicatamente al suolo con una carezza del piede, anziché respingerlo in modo brutale in chissà quale altra direzione. LUI, calciatore geneticamente ispirato dall'intelligenza, che sa farsi trovare sempre nel posto giusto al momento giusto, LUI che all'occorrenza sa essere generoso nel dare e poco appariscente nel ricevere. Diversamente dall'ordinaria consuetudine, lo spiazzo circolare destinato all'atterraggio non è affollato, c'è parecchio spazio intorno a LUI e nessuno sembra intenzionato a contendergli l'oggetto del desiderio. La palla è oramai in dirittura d'arrivo e LUI, quasi sospinto da un sussulto di brezza, avanza di un passo, china il capo leggermente, piegando la schiena e lasciandosi apparentemente superare dalla traiettoria.
L'azione si è conclusa, il portiere stringe la sfera tra i guantoni e, giunto al limite dell'area con una breve rincorsa, rinvia con forza scagliando un campanile in cielo. Il pallone raggiunge il culmine della sua parabola, estraniandosi temporaneamente dalla pugna, ma poi comincia a ridiscendere, puntando in picchiata verso la zona nevralgica del terreno di gioco. Laggiù lo attendono i contendenti del centrocampo, già occupati in qualche spigoloso contatto, pronti a misurarsi fra loro con ogni mezzo a disposizione. L'impatto è imminente. Questa volta però il cuoio non vuole farsi maltrattare fungendo da vittima in un ruvido contrasto; sceglie così di dirigersi proprio verso di LUI, il centrocampista gentile (segno zodiacale “scorpione”, ascendente “scorpione”, ndr), sempre pronto ad accoglierlo con un sorriso e ad adagiarlo delicatamente al suolo con una carezza del piede, anziché respingerlo in modo brutale in chissà quale altra direzione. LUI, calciatore geneticamente ispirato dall'intelligenza, che sa farsi trovare sempre nel posto giusto al momento giusto, LUI che all'occorrenza sa essere generoso nel dare e poco appariscente nel ricevere. Diversamente dall'ordinaria consuetudine, lo spiazzo circolare destinato all'atterraggio non è affollato, c'è parecchio spazio intorno a LUI e nessuno sembra intenzionato a contendergli l'oggetto del desiderio. La palla è oramai in dirittura d'arrivo e LUI, quasi sospinto da un sussulto di brezza, avanza di un passo, china il capo leggermente, piegando la schiena e lasciandosi apparentemente superare dalla traiettoria.
«Ostia,
sensa i ociai l'é orbo!»,
si ode un frettoloso commento proveniente dagli spalti. Ma poi ecco
la gamba destra che si leva, flettendosi all'indietro con la grazia
che appartiene alla leggiadra danzatrice e... tac, il "colpo
dello scorpione" (“the scorpion kick”, per gli amanti del
calcio internazionale), che non dà scampo. Il cuoio, tramortito,
stramazza al suolo e, trattenendo il respiro, vi rimane inerme, in
attesa di essere nuovamente assalito dal primo inanimato e freddo
scarpino chiodato. In spregio al sommo gesto, dalle retrovie si
levano le rimostranze di qualche compagno dall'animo arido e poco
avvezzo all'esercizio raffinato dell'estetica. Ma LUI sa bene che la
testa è il fulcro di ogni intenzione, il primo motore di ogni
azione, il nucleo pensante di ogni estro calcistico... E la chioma
fluente, sublimata nel folto e celeberrimo ciuffo, ne è al tempo
stesso il nobile ornamento e la degna bandiera. Un bene prezioso
dunque a tal punto che, così come va preservato dalle ingiurie del
tempo, deve essere tenuto indenne da ogni possibile pregiudizio,
inclusa la bruta aggressione di qualsivoglia oggetto svolazzante.
Ridano pure gli stolti e gli invidiosi, denigrando l'eroe con
pensieri di ignobile bassezza («Ha
paura di spettinarsi!»),
ma tutti sappiano che LUI, nel profondo dell'animo, si erge a
paladino di un imprescindibile patrimonio dell'universo (“femminile”,
aggiungono i maligni). Per
favore, non si dica mai più che Gullo non sa come adoperare la testa...
3 commenti:
Un grande pezzo di altissimo spessore giornalistico!
Grazie Mr. Blogger.
È un onore zampettarti vicino Caro Vvvvullllo.
Rumnold
Sapevo di aver sbagliato in qualcosa ed ora focalizzo: ho sbagliato a prender di testa il pallone per anni e se ne vedono gli effetti ma, soprattutto, ho sbagliato a portare Vulvus tra i ramarri !!!.... è pure Gobbo......
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