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venerdì 4 luglio 2014

AVVOCUP - Quell'indimenticabile solstizio d'estate... (3^ ed ultima parte)

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LA FESTA
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L'entusiasmo è alle stelle! Al fischio finale dell'arbitro la folta panchina neroverde si catapulta in campo, condotta da uno scattante Pollini. Adesso siamo proprio i padroni indiscussi del campo, o meglio, dell'intero Stadio. Lo stato di euforia non mi distoglie dal rendere il dovuto onore agli avversari. Al di là del sincero saluto, frutto di autentica condivisione, come è bello complimentarsi, stringere la mano e dire "bravi" agli antagonisti sconfitti...
Prima del rientro negli spogliatoi, ultimo atto "sportivo" che prelude alla tradizionale cena collettiva cui presenziano per tradizione tutte (o quasi) le squadre, è prevista la premiazione sul campo da parte dell'assessore allo sport di Mantova. I nostri due delegati storici, Toni e The Kap, ritirano la Coppa: non ha le grandi orecchie, ma poco importa, anche questo è il trofeo che compete di diritto ai CAMPIONI! Ed eccolo sollevato al cielo, sorretto da quattro mani che racchiudono la storia intera della nostra squadra, dalla nascita e fino al grande trionfo di oggi.
Poi via di corsa sotto la tribuna a condividere idealmente il trionfo con i nostri splendidi sostenitori, ritti in piedi ad applaudire mentre il nostro portierone, essenziale presenza nell'ultimo lustro di storia della squadra, esibisce la Coppa a braccia tese, con una presa alta, ferma e sicura. Segue la foto di rito, che diviene l'emblema di questo indimenticabile successo: tutti in posa festanti ad attorniare la Coppa, alcuni in piedi, altri accovacciati, altri ancora distesi sul prato. 
Un'immagine di festa destinata a restare nella storia, un'istantanea che cattura e mantiene per sempre sospesa nel tempo una viva e tangibile espressione del sentimento più ricercato e sfuggevole della vita: la felicità. Sai, non è così facile e scontato incontrarla la felicità, quando arriva ricordati di afferrarla, goderla e respirarla fino in fondo. E come si fa in questo momento a non rivolgere un pensiero all'amico Emo Ros, oggi purtroppo assente, testimonianza di continuità tra il passato ed il presente della nostra squadra, che, in un mercoledì qualunque del mese di marzo, aveva pronosticato l'incredibile successo, ostentando persino una sicurezza razionalmente inconcepibile? Ancora qualche abbraccio e qualche saluto, poi ci avviamo verso il tunnel e incrocio l'amico Gaetano, uno dei fautori di questo irripetibile evento, che ci elargisce un ulteriore gradito regalo: «Enrico... vi ho fatto lasciare in spogliatoio una cassa con 24 birre... spero che bastino...». «Ma certo che non bastano...», penso tra me e me, «...come potrebbero essere sufficienti a placare la nostra immensa sete di FESTA?!?».
Prima di imboccare il sottopasso, mi volto indietro per un ultimo rapido sguardo a quel meraviglioso rettangolo verde, a quegli storici spalti, a quel cielo luminoso: quasi certamente non metterò più piede in questo luogo, ma sono certo che potrò affidarmi al magico potere della memoria, per farmi riaccompagnare qui di tanto in tanto e riassaporare il gusto intenso di queste emozioni, per lungo, lungo, lungo tempo. L'ingresso negli spogliatoi è scandito da cori di ogni genere, alcuni dei quali non strettamente connessi a temi calcistici.
Mister Grigo è in grande forma, sale in piedi sulla lettiga e comincia a dirigere un coro improvvisato, che inneggia ai vincitori e fotografa elegantemente il ruolo degli sconfitti. Rumiel, nobile figlio d'arte, stappa e distribuisce bottiglie di birra a ripetizione. La doccia può aspettare, non c'è fretta. La sudorazione è ancora in pieno corso, mi aggiro nello spogliatoio tra i compagni festanti e comincio piano piano a realizzare ciò che è accaduto là fuori nel tardo pomeriggio...
Su espressa imbeccata dell'amico Fabio, indosso le vesti ufficiali di capitano di giornata e mi avvicino a Toni che è seduto fuori dallo spogliatoio accanto ad un tavolino sul quale si erge in bella mostra la gigantesca Coppa dei Campioni (non si separerà da lei per parecchi giorni a seguire, notti incluse...); lui è lì, con lo sguardo fiero, mentre veglia sul prezioso tesoro che finalmente è divenuto cosa sua, sembra Cerbero, il feroce custode degli inferi di dantesca memoria. «Toni... oggi ti restituiamo solo pantaloncini e calzettoni... la maglia ce la teniamo!».
La prima espressione che gli compare sul volto, tradisce stupore ed incredulità al tempo stesso: «Ma... (pausa di tre secondi)... va bene... (pausa di cinque secondi e deglutizione)... ve le regalo (sorriso di circostanza)...». L'unica risposta plausibile a fronte della mia perentoria determinazione. Rientro nella bolgia dello spogliatoio e comunico la gradita notizia (solo Gurnari, distratto dal putiferio in corso, depone diligentemente la maglietta nell'immancabile "sacco della roba sporca"). Esco nuovamente col fraterno amico "supremo guardiano dei pali" per scattare una foto da inviare a casa in tempo reale, entrambi in posa accanto al prestigioso Trofeo. Proseguo l'interminabile spola tra corridoio e spogliatoi. 
Che sapore unico quella birra fresca sorseggiata seduto sulla panca, semi nudo, con le ciabatte ai piedi, lo sguardo perso nel vuoto e le istantanee della gara che cominciano ad accavallarsi disordinatamente nel cervello, comparendo d'improvviso davanti agli occhi come il bagliore dei lampi che squarciano il cielo notturno. Ecco, vedi, questo è uno di quei momenti nella vita in cui vorresti arrestare il tempo; mi auguro possa capitarti tante di quelle volte da non poterle contare... Ma il tempo scorre inesorabile, come ci sottolinea il buon Pollini, vittima del suo ruolo istituzionale: «Dai ragazzi, muovetevi che ci aspettano a cena!». Ma figuriamoci... Entro finalmente in doccia dove assisto immediatamente ad una scena che definire “esilarante” non rende giustizia all'accaduto.
Il nostro Pennuto, dopo aver agitato a dovere una delle bottiglie commemorative di Lambrusco rinvenute su una panca, fa ingresso nel vano doccia e punta l'arma impropria verso la vittima designata: Enrico Benetti, prima doccia entrando a destra! Un violento getto color porpora lo investe mentre lui tenta invano di sottrarsi all'onda schiumata, abbozzando un'improbabile arrampicata sulla parete stile “uomo-ragno”, ignudo come un verme. Quel colore rosso acceso sul corpicino inerme del Benetti, mi richiama alla mente la mitica scena pulp dell'omicidio nella doccia nel cult-movie Psycho (la bottiglia al posto del coltello ed il sangue un po'... frizzante). Alla fine nella bottiglia rimane solo un misero fondo, che basta appena per fungere da shampoo al calciatore/fotografo Brovedinho.
Terminata la doccia e la lenta vestizione, si abbandona definitivamente il glorioso “Stadio Martelli” per salire a bordo del pullman e dirigersi alla vicina “Osteria dei Ferrovieri” dove avrà luogo la grande serata conclusiva della manifestazione. Pollini, ancora una volta, tende ad evidenziare la nostra scarsa propensione alla disciplina ed in particolar modo al rispetto dei tempi e degli orari: «Siete rimasti nello spogliatoio più di quanto è durata l'intera partita!». Quando giungiamo al ristorante mancano pochi minuti alle 21:00, tutti i componenti delle squadre (in totale un centinaio di persone) si sono già accomodati ai tavoli, disposti all'aperto.
Ricordo nitidamente di aver provato attimi di imbarazzo (uniti per qualche secondo alla pelle d'oca), per l'incredibile accoglienza riservataci: tutti in piedi ad applaudire ed inneggiare ai novelli campioni pordenonesi! In quel momento mi sono sentito davvero importante; confesso che non mi sarei mai aspettato nulla del genere. Dopo qualche immancabile saluto, prendiamo possesso del nostro tavolo ma io, prima di sedermi, individuo la preannunciata postazione ove troneggia la spina della birra di marca scozzese (Tennent's)! Gli amici virgiliani hanno curato ogni cosa nei minimi particolari: doppia spina, con birra bionda normale da un lato e doppio malto dall'altro!
Avanti allora, una birretta per aprire lo stomaco prima di cena, accompagnato da Pippo, soggetto che mai ha sofferto di gravi forme di intolleranza al luppolo ed ai suoi derivati... liquidi. Non era difficile a quel punto pronosticare lo svolgimento della serata: cena liquida! Rimango stoicamente di piantone al presidio alcolico ininterrottamente fino a mezzanotte (sottratto al dovere contro la mia volontà), con il costante sostegno del menzionato Pippo Gurnari, delimitando il mio campo d'azione per l'intera serata in un raggio di tre metri quadri.
Stringo inevitabilmente amicizia con l'affabile giovane spinatore Edoardo (gli farò da testimone alle nozze), infortunatosi al polso proprio sul finire della terza ora e del secondo fusto di bionda. Una serata grandiosa (mi hanno parlato bene anche della cena...), nel corso della quale, un po' per volta, transita presso la nostra “postazione della felicità” tutto il mondo! Non mancano dunque i brindisi, per le più disparate ma pur sempre validissime motivazioni... C'è spazio naturalmente anche per la premiazione di tutte le squadre presenti, con Reggio Emilia che si accolla l'onere delle finali per l'edizione del prossimo anno, per quella del nostro Tirex capocannoniere del Torneo omaggiato con una bottiglia Magnum personalizzata, nonché per il canto ed il ballo.
Ricordo fra l'altro, ad un certo punto, di aver visto volare per aria Mister Grigo, maneggiato in malo modo da un capannello di energumeni. Intorno a mezzanotte mi ritrovo improvvisamente solo con i padovani al banco del bar (la spina esterna è prosciugata): la mia squadra mi ha abbandonato, è già in pullman, pronta al rientro! Cose da non credere, con la festa ancora giovane ed in pieno corso!
Dopo un po' giunge addirittura una sparuta delegazione, inviata appositamente da un irrequieto Pollini con l'ordine tassativo di prelevarmi; riesco a traviare l'avanguardia distribuendo le ultime birre, ma mi devo arrendere quando sopraggiunge un altro gruppo di scagnozzi, capeggiati da Ragogna e Pergola, ancor più risoluti dei primi, che mi sollevano di peso e mi traducono sul torpedone. Qualcosa mi dice che qui a Mantova si ricorderanno di noi... Lungo la via del ritorno si registra l'ultimo colpo di coda da parte dei più infervorati: si trama nella penombra per mettere in atto l'ultimo disperato tentativo di prolungamento della festa, che passa attraverso il necessario dirottamento della corriera con nuova destinazione... Lignano! Purtroppo l'autista si dimostra irremovibile (oltre che saggio), così l'ardito progetto sfuma, nonostante l'inopportuna insistenza.  Frattanto si consolida il patto d'onore tra i ramarri, chiamati a rispettare il fioretto espresso in caso di vittoria: il pellegrinaggio s'ha da fare!
Per quanto riguarda tempi, luoghi e modalità, per adesso ci sono solo delle idee da valutare e confermare: sabato mattina 5 luglio, salita a piedi fino a Clauzetto, indossando la casacca neroverde della storica finale...  
Arriviamo infine al parcheggio della piscina intorno alle tre di notte; la polizia che staziona all'uscita del parcheggio ci dissuade anche dal proposito adolescenziale di scavalcare la siepe per un tuffo notturno abusivo. Non resta quindi che bere insieme l'ultima birra e salutarsi con un fraterno abbraccio, nella consapevolezza che, a partire da domani, non saremo mai più quello che siamo stati fino ad oggi...

Così, proprio dove era cominciata oltre dodici ore prima, si conclude la trionfale ed indimenticabile avventura dei ramarri togati, quelli che la storia ha deciso di battezzare come i “CAMPIONI NEROVERDI”...
«Bello papà... ma la Coppa? Dov'è la Coppa?».
«Quella ce l'ha il nostro amico Toni... un giorno ce la facciamo mostrare...».
«Ah... e la macchinina di ferro? Me l'hai portata?».
«Certo che sì, anima mia... ora dormi...».
Che bella storia da raccontare quell'indimenticabile solstizio d'estate del 2014, ancora così vivo nel cuore, ma che dà già la malinconica sensazione di essere oramai così lontano...
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7 commenti:

Ugè ha detto...

Ormai a furia di aspettare ce lo siamo dimenticato...

Ugè ha detto...

Scagnozzo a me?...

'A prossima vorta te lascio ar banco circondato dai padovani e a tu' fijo poi nun zei in grado manco de riconoscelo...

Comunque racconto commovente.

P. S. : ma Vice dove minchia è finito, che non commenta nulla e neppure si è visto sabato al
Memorial o a cena?????

Anonimo ha detto...

Enrico mi hai fatto scendere una lacrimuccia...
Ivan

Unknown ha detto...

Non perché ci sono io intendiamoci...ma che quadretto con un commovente Dancer, il mitico Ugè e Tirex con calicione....sullo sfondo ai rispettivi lati l'eccentrico Bizzi e Barbapapa' che ha spinato senza soluzione di continuità!

Cornix ha detto...

Alla fine di questo racconto straordinario sento di esprimere la mia sincera gratitudine a Matteo ed Enrico. Le magnifiche foto dell'uno e le toccanti parole dell'altro consentiranno a ciascuno di noi di preservare a lungo il ricordo di un momento unico.

brovedinho ha detto...

Grazie di cuore Cornix… Chissà come riuscirai a manifestarci tutta la tua gratitudine quando usciranno i video..!!

enrico iodice ha detto...

Grazie Matte...