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domenica 10 febbraio 2008

Dall'archivio storico: "Sogni d'oro... (di Candido Cannavò)"

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Diamo inizio alla serie di pubblicazioni con alcuni pezzi di repertorio tratti dall'archivio storico. Il primo è dedicato al nostro Angelo Casucci... Buona letttura...
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FIASCHETTI di CANEVA (PN), 21.10.2007 - Sto riposando in salotto nella mia morbida e confortevole poltrona di pelle rosa. Ecco avvicinarsi il mio piccolo nipotino che, all'improvviso, mi investe di una gravosa quanto inattesa responsabilità, rivolgendomi un quesito di natura esistenziale: «Nonno, ma che cos'è il calcio?». «Beh, figliolo, non è semplice risponderti. Vedi, il calcio è un pò come la vita: è fatto di sacrifici e grandi soddisfazioni, dà gioie e dolori, sa regalare passione e forti emozioni, ma soprattutto è magia... una grande magia capace di trasformare i sogni più reconditi in sconvolgenti realtà...». A questo punto, quale occasione migliore per riappropriarmi degli strumenti dell'antico mestiere di una vita, penna carta e calamaio, e narrare le gesta del mitico CAFUcci, l'uomo dalle traiettorie circolari, con il numero 2 tatuato sulla schiena... Campionato amatori di calcio del pordenonese, seconda giornata, su un polveroso campo di periferia, un misto di terra e sassi (l'erba non si è mai degnata di crescere, ritenendosi non indispensabile), si fronteggiano le squadre degli amatori di Fiaschetti di Caneva e quella degli Avvocati di Pordenone. Siamo al 23' del primo tempo, i padroni di casa sono avanti di un gol. Il leggendario numero 2 della squadra neroverde, durante l'ennesima improbabile incursione offensiva nell'area avversaria, all'esito di una accesa mischia, si ritrova a due passi dal portiere avversario con il pallone che carambola sul suo piede buono (!!!), il destro. L'eroe inconsapevole si produce in una conclusione non potente, ma carica di effetto (grosso modo come quando si sbuccia la palla...). La sfera intelligente, conscia del piede che la calcia, si esime con discrezione dal finire in rete e sceglie piuttosto di infrangersi su di uno stinco, ma il destino è già in agguato ed ha oramai deciso di consumare il miracolo. La palla, contro la natura delle cose, torna inavvertitamente da colui che la perseguita da anni, posizionandosi addirittura nei pressi del piede sinistro. Il sommo atleta, coordinandosi con un movimento curioso che ricorda per certi versi il gesto del calciare, colpisce nuovamente la sfera di cuoio che, con una corsa lenta ma inesorabile, procede fin oltre la fatidica linea bianca. E poi quel che non ti aspetti: l'eroe che accenna una compostissima esultanza, rientrando al trotto verso la propria metà campo «per difendere il risultato acquisito» (questo dirà più tardi negli spogliatoi agli attoniti compagni che chiedevano conto di quanto accaduto). Il padre (calcisticamente...) Toni Pollini, ritto sulle stampelle ed impietrito, che non riesce a sprigionare l'esultanza. Ed infine la cosa più sconcertante: l'arbitro che, incurante, lascia proseguire la gara dopo l'evento assoluto... La partita si concluderà poi, al culmine di un'estenuante battaglia, con la vittoria per 2 a 1 in favore della squadra di CAFUcci, grazie ad un'altra prodezza di un altro difensore compiuta... nella propria porta! La doverosa dedica di fine gara: «È dedicato al mio pubblico... li conosco uno ad uno... tutti e due!!!». E poi il dolce scorrere della birra... Io, con grande orgoglio, potrò dire per sempre: «Io c'ero!». «Ecco figliolo, questo è il calcio...». Sogni d'oro Angelo beato...
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