PORDENONE
- La squadra dei ramarri, da qualche tempo a questa parte, sta
viaggiando a vele spiegate: dopo la conclusione di un più che
positivo campionato amatoriale (record di punti in classifica), si è
espressa a livelli altissimi nel Torneo Forense, facendo registrare
nelle sei gare disputate un pareggio e ben cinque vittorie
consecutive che sono valse la conquista della semifinale. Quale il
segreto di questo inatteso exploit?
Siamo venuti a chiederlo all'uomo del momento, quell'Alberto Rumiel
che è stato capace di dire di no alle sirene del calcio
professionistico, per rimanere nell'ambito angusto (per lui) di
quello amatoriale ed offrire così il suo prezioso contributo alla
causa neroverde. Ecco di seguito il sunto della nostra breve
chiacchierata...
Intervistatore:
«Buongiorno
Presidente! Grazie per la Sua disponibilità, sappiamo che in questo
periodo Lei è un uomo molto ricercato...».
Rumiel:
«Buondì.
L'importante è che non sia stata ancora messa una taglia sulla mia
testa!».
I.:
«Ma
no, mi riferivo agli impegni legati alla Sua carica istituzionale ed
alla Sua recente intervista radiofonica sull'emittente "Latte e
miele", che è ormai sulla bocca di tutti...».
R.:
«Ah
già, quella... Si è trattato semplicemente di una sobria
chiacchierata tra amici...».
I.:
«Ci
svela allora il segreto di questa vistosa crescita della Sua
squadra?».
R.:
«Illazioni!
Possiamo dire che quando vado in campo, in genere non passo
inosservato, anche perché non ho propriamente una stazza da
fantino... Essendo poi un generoso per natura, sono istintivamente
portato a “dare”... Tutto qui.».
.
R.:
«Beh,
diciamo che stiamo un po' più attenti a tutto. Curiamo ogni
dettaglio nel minimo particolare, anche nella fase che precede
l'inizio della gara».
I.:
«Può
farci un esempio?».
R.:
«Lei
sa che Giulio Cesare, grande condottiero ed abile stratega, era
solito rilasciare uno dei nemici catturati affinché potesse riferire
ai propri superiori quanto era forte l'esercito romano. Anche noi,
consci dei nostri mezzi tecnici, abbiamo fatto tesoro di questa
strategia, rielaborandola al contrario...».
I.:
«...cioè?».
R.:
«...quando
nel riscaldamento arriva il momento del palleggio, il nostro motto è:
“No stín fâsi viòdi!"».
I.:
«Così
non date alcun riferimento agli avversari... Geniale!».
R.:
«Se
lo dice lei...».
I.:
«Nel
corso delle gare, La vediamo spesso dialogare intensamente con i
compagni e notiamo che anche gli avversari amano frequentemente
interloquire con Lei. Da dove nasce questa innata propensione al
dialogo?».
R.:
«Credo
che sia
una questione ereditaria: mio papà è Oste ed è quindi “maestro
di banco” nelle pubbliche relazioni... Avrò sicuramente preso da
lui...».
I.:
«E'
vero che all'epoca in cui giocava in categoria, per le Sue spiccate
doti aeree ed ancor più per la Sua proverbiale "apertura
alare", l'avevano soprannominata "Il Condor di
Bagnarola"?».
R.:
«Lei
sa meglio di me che nel mondo del calcio le malelingue sono sempre
dietro l'angolo... Tutti sanno che l'albatro urlatore ha un'apertura
alare più ampia...».
I.:
«E
la Sua fama di “giocatore cattivo”?».
I.:
«Il
ruolo storico nel quale Lei si è affermato è indiscutibilmente
quello di difensore: come spiega questa sua metamorfosi in
“centrocampista”?».
R.:
«Piano
con le parole! Va detto peraltro che ogni giocatore (calcisticamente
intelligente!) nell'arco della propria carriera percorre una parabola
evolutiva sotto il profilo tecnico-tattico: la mia è il frutto di
una tenace applicazione, principalmente fuori dal campo, che ha portato ad una notevole crescita, ...anche sotto il profilo dei chilogrammi. Confesso però che
mentre gioco, poco prima di calciare, mi capita talvolta di scorgere
lo sguardo attonito... del pallone!».
I.:«Torniamo
alla squadra: quanto ha inciso nel rendimento collettivo la nuova
location di Borgomeduna? Si può parlare di una sorta di “effetto
Juventus Stadium”?».
R.:
«Guardi,
io non ho idea di cosa accada in casa Juventus (e me ne frega anche
poco, in verità), ma posso assicurarle che la “Club House” di
Diego Armando Vazzoler non teme confronti: hanno la straordinaria
capacità di soddisfare ogni nostra esigenza ed in questo modo ci
forniscono la linfa per andare a tutta birra!».
I.:«In
conclusione: dove vuole arrivare questa squadra?».
R.:
«”Arrivare”...
“squadra”... sono parole grosse... andiamoci piano... no stìn
fâsi
viòdi...».
I.:
«Grazie
ancora e arrivederci a presto».
R.:
«Saluti,
ci vediamo alla sagra della trota di Bagnarola...»..
1 commento:
Altra geniale perla di Mr. Blogger!
Però non si può dire che abbia portato bene al Nostro ( o Mostro?..) Rumnold, considerato che si è infortunato dopo la pubblicazione del pezzo.
Enrico, per favore, siccome sono già infortunato, non scrivere nulla su di me, perché temo effetti letali per la mia esistenza in vita (ricorda che ti son amico).
Scusami per il disturbo.
Con affetto
P. S.: ho scritto questo commento con una sola mano
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