BARBEANO (PN) - Ci provo. Di quella squadra simpatica e allegra che attendeva l’inizio delle gare in quel di Barbeano, solo un giorno prima, non v’è traccia. Con Francesco (Maiorana) - purtroppo non ho letto i suoi appunti “postati” sul blog - abbiamo trascorso un piacevole pomeriggio nel corso della prima giornata. La qualità del calcio giocato non era eccelsa, ma il “clima” sicuramente divertente. Nel giorno delle finali, invece, Salisbugo alle 15.00 non è ancora in campo. Neppure al parcheggio. Finale della fine, mentre sull’altro campo – mi telefona Enrico – sta per inziare la sfida per il terzo e quarto posto. “Qui c’è solo un giocatore del Salisburgo”. Mi pare strano, ci diciamo! Di due campi uno era quello assegnato per il 5° e 6° posto – o hanno letto male o non si sono accorti di aver perduto due partite il giorno prima!!! Fa caldo e Roma (i Romani dell’Antitrust) si sta preparando con serietà al capitolo finale di questo primo Torneo. Si sono già cambiati, corrono il campo in lungo e in largo, tutti assieme; ripetono qualche schema, si riordinano. Forse non hanno avuto molto tempo, ma si sente nell’aria che scalpitano. Che vogliono fare bella figura. Giocarsela fino alla fine. La formazione è molto giovane e questa è una delle prime partite in cui si trovano a giocare insieme. Cercano lo schema e le posizioni da tenere in campo. La “tribù” che li segue è gioiosa, si mette in panchina, sorride, ride, prende in giro i propri giocatori, azzarda, scherza. Bambini e donne, in questo piccolo “colosseo” che è il rettangolo di gioco. L’attesa degli avversari si fa un pò noiosa. Finalmente, qualcuno della squadra avversaria, nonostante gli strumenti tecnologicamente avanzati, è riuscito a trovare, in qualche modo, la strada e a raggiungere il campo di gioco. Alla chetichella, arrivano i giocatori. Non hanno fretta, nè particolare desiderio di iniziare la gara. Non sembrano particolarmente dispiaciuti di essere arrivati in ritardo. Mi chiedono quanto dureranno i tempi regolamentari, mentre si cambiano. Se i tempi siano uno o due... e non lo seguiamo molto: nè io, nè l’arbitro, e tanto meno Matteo, che rimane sorpreso quanto noi, prima di prendere posizione e difendere la porta dei Romani. Gli spiego che si giocheranno due tempi... e mentre faccio il due con le dita, inzia a ridere e mi fa capire, con una serie di “nein”, che loro non sono in grado di affrontare la partita. Cerco di spiegargli un’altra volta. Ma non c’è nulla da fare. Questo ride e mi fa segno che non se ne parla neppure. Cerco tra le loro facce quella che maggiormente mi ispira capacità di comprensione, di cosa significhi rispettare l’organizzazione, il programma e gli avversari. BEEHHH!!!!! Leggo nelle statistiche dell’Economist per l’anno 2009, edite su “Il mondo in cifre” che l’Austria si posiziona davanti a noi per “Donne che usano moderni metodi di contraccezione”, nell’”Indice di sviluppo umano”, nella “Competitività globale”, nel “Consumo giornaliero di sigarette”, nell’ “Uso di superalcolici e bevande alcooliche”, nella classifica dei “Bevitori di birra”... insomma, un quadretto di “socializzazione” e divertimento piuttosto interessante, già visto con loro in altre occasioni come quella della spendida ospitalità ricevuta a Salisburgo, qualche anno fa. Degli amiconi insomma, come sembrano documentare questi due brevi e divertenti filmati. (You Tube: Superchamp & Otto Konrad - Wir Sind Die Salzburg Fans; Die Fidelen Technotaler & Otto Konrad - Almhüttn ). Ma qualcosa non torna. Mi avvicino all’arbitro, Vincenzo, grande! Mio omonimo che mima, duetta e con il suo accento del sud cerca di simpatizzare con gli austriaci. Nulla da fare. Inoltre, aggiungono entrando in campo, “non siamo neppure undici”. Tra me e me, cerco di capire come mai da ieri siano diminuiti! Cerchiamo una soluzione concordata con i Romani, che oltre che allegri, si dimostrano, nonostante un montante fastidio, assolutamente disponibili e capaci di un altruismo che, in seguito, pagheranno. Decidono, quindi, con un gesto di una generosità enorme, di prestare ai “colleghi” d’oltralpe uno dei loro migliori giocatori: un attaccante. Anzi, l’attaccante. Quello che, ancora, maggiormente si oppone, cercando di ridurre al minimo il tempo di gioco, è il portierone. Herr Otto non si riuscirebbe a smuoverlo neppure a cannonate!!! Peccato, perchè era da lui che ci aspettavamo qualcosa di più. La scena sarebbe quasi divertente se non fossimo un pò annoiati da questo comportamento eccessivamente fastidioso. Alla fine, per qualche strana alchimia, Vincenzino l’arbitro riesce a dare il fischio di inzio e questa scenetta patetica ha termine. La partita segue la premessa. Debbo dire la verità: se non fosse per la passione che ci mettono i Romani, e il gioco che permette agli austriaci il nuovo “acquisto”, sarebbe da stendersi sul prato e oziare. I Capitolini provano e riprovano, pur privi di una pedina importante che gli sta come una spina nel fianco della difesa, ad articolare gioco. Si vede qualche bella giocata e qualche triangolazione. Glauco, il nostro osannato gladiatore, cerca di mantenere la difesa in linea e coperta, organizzando il gioco e cercando di portare la sua squadra all’attacco. Si notano alcune preziose finalizzazioni da parte dell’attacco italico. Ma l’argine alzato dal monumentale difensore estremo è insormontabile. I supporter romani sostengono i propri beniamini, incitandoli continuamente e per tutta la partita. La posizione di copertura – ma il catenaccio non era una prerogativa nostrana!!!??? - tenuta dagli avversari, oltre all’unico schema proposto - rinvio lunghissimo del portiere a cercare il centravanti – finisce con il produrre il primo dei due gol che l’ottimo attaccante, ceduto dai Romani, realizzerà nel corso della partita. Non ci sono altre cose di particolare pregio, salvo sottolineare ancora una volta – e purtroppo sarà ancora troppo poco – la serietà e la generosità con cui la compagine capitanata dal mitico capitan Gualco, e ben rafforzata dai suoi splendidi colleghi non solo per la parte del gioco, ha condotto la gara. Non è stato facile accettare comportamenti che suonano così poco sportivi senza scaricare la tensione su avversari, arbitro o organizzazione e, anzi, al contrario, continuare a sorridere anche a fine partita. A questo proposito mi tornano in mente quelle parole che una teologa tedesca riportò al giornalista che le aveva chiesto “come racconterebbe a un bambino che cos’è la felicità?”. Disse: “Non glielo spiegherei, gli tirerei una palla perchè possa giocare!”. E che Eduardo Galeano, di seguito, chiosò annotando “che lo stile di giocare è un modo di essere, che rivela il profilo proprio e di una comunità... Dimmi come giochi e ti dirò chi sei...”. Grazie ancora, Roma.
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7 commenti:
Signori miei, questo post è un autentico capolavoro d'arte e di straordinaria intelligenza!!!
10 e lode con bacio accademico a Vincenzino...
Mamma mia Vice, che bel regalo il tuo racconto! Dirti Grazie è poco ma Grazie è tutto quello che si può dire!Grazie!
E allora me tocca di' grazzie puro a me...
Grazzie Vice!!!
chissà se la sottile ironia pervasa di quella costruttiva criticità sarà stata recepita da chi dello sturm und drang ha reso giaciglio di riflessione...
ES
I video, vi prego... Guardate i video!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
ES
I video sono qualcosa che va oltre lo scibile umano!!!
Quello della festa in baita è un'apoteosi!!!
Ora lasciate che mi risollevi... da sotto la scrivania...
Ovviamente dopo aver visto i video ho immediatamente rispedito al mittente i guanti che avevo ricevuto in dono...
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