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lunedì 30 giugno 2014

AVVOCUP - Quell'indimenticabile solstizio d'estate... (1^ parte)


L'AVVICINAMENTO

Questa è stata una settimana davvero maledetta per me. Una settimana che però si conclude con una immensa soddisfazione, mai vissuta prima d'ora, capace di cancellare con un colpo di spugna persino l'enorme stanchezza. Prima di iniziare il racconto, devo farti una solenne confessione: io non sono un calciatore! Faccio un altro mestiere (nei ritagli di tempo) e gioco a calcio solo per puro divertimento. Ecco. Capisci cosa intendo, vero? Non sono un calciatore come Pirlo, anche se ieri, in verità, per la prima volta in vita mia, non me ne sono reso conto...
Ieri, sabato 21 giugno, a Mantova, c'era da giocare la partita della vita: la finalissima dell'Avvocup! Cos'è l'Avvocup? Qua bisogna improvvisare un rapido ripasso di storia... Voglio che tu possa cogliere fino in fondo il sentimento di questa epica avventura. La nostra gloriosa squadra degli Avvocati Pordenone, fondata nel lontano 1979, è giunta al suo trentacinquesimo anno di vita: in tutti questi anni l'attività calcistica è stata intensissima.
Tornei di ogni genere, anche in giro per l'Europa, incontri a scopo benefico, gare amichevoli in veste di ospiti e/o di ospitati, sfide "intestine" a sfondo goliardico (leggi: Memorial Franco Brovedani, dal 2005 ad oggi), il Campionato Amatori e poi la competizione più ambita in assoluto: il Torneo Forense tra avvocati dei fori di tutta Italia!
È proprio questo il filo conduttore che accompagna la nostra squadra fin dal primo giorno della sua esistenza e l'autentico contesto in cui è stata concepita la sua creazione. La prima partecipazione risale al 1980: era il tempo dei Pollini, Ragogna, Casucci R., Mazzarella, ecc., valorosi calciatori togati ed autentici pionieri della pelota. Da allora si giunge fino ad oggi, con un solo breve intervallo di "riflessione" (1994-1999), attraverso risultati alterni, alcuni prestigiosi ed altri meno. Le soddisfazioni non sono mancate, ma la vittoria rimane però un oggetto misterioso, tanto lontano quanto sconosciuto.
Vero è che dal 2007 il torneo nazionale ha sofferto una grave scissione, con la nascita dell'Avvocup (prima solo Triveneto, poi anche Trentino, Lombardia, Emilia Romagna), ma lo spirito e l'intensità dell'approccio non mutano. Per la difficoltà della competizione, il suo irresistibile fascino e l'esito puntualmente insoddisfacente per la nostra valente compagine (per quanto stimi sinceramente l'illuminato De Coubertin, va detto che uno solo vince, tutti gli altri "partecipanti" perdono), potrei azzardare un parallelo con la mia amata Vecchia Signora ed il suo travagliato inseguimento alla stregatissima Coppa Campioni (questa è per me, ancora oggi, la sua corretta denominazione).
Insomma, una coppa maledetta ed a lungo inseguita, vanamente... Non ti sto annoiando, vero? Proseguo... Tornando a noi, o più precisamente a me, inguaribile malato di calcio oramai giunto alla soglia del mezzo secolo d'età, si trattava semplicemente della partita più importante in assoluto della mia insignificante ma pur lunga carriera. Una gara da disputarsi in uno Stadio "vero", uno stadio di serie "A", il "Danilo Martelli" di Mantova (i colleghi del Foro Virgiliano, organizzatori della giornata finale del Torneo, hanno fatto le cose in grande!). In quello storico catino hanno messo piede calciatori indimenticabili ed indimenticati: oltre ai "padroni di casa" Zoff, Sormani e Schnellinger, tutti gli eroi di fine anni '60 - inizio anni '70, come Anastasi, Bettega, Boninsegna (mantovano D.O.C.), Burgnich, Corso, Domenghini, Facchetti, Mazzola, Riva, Rivera, ecc., nonché un certo Diego Armando Maradona, in occasione di un'amichevole d'agosto nel 1986 tra Mantova e Napoli.
Per di più si tratta per me di una finalissima da affrontare con i nobili galloni da capitano... Una settimana di malumore e di grande rabbia dunque, condita da imprecazioni di ogni genere, per l'ammutinamento del fisico che ha congiurato contro di me, tramutando i fin qui governabili acciacchi cronici in dolori sempre più accentuati e fortemente condizionanti. La ciliegia sulla torta arriva poi nei due giorni che precedono l'appuntamento topico della mia vita pallonara, con l'inopinata faringite accompagnata da febbre e quant'altro. Mai prese in vita mia tante medicine in così poco tempo, proprio io, contrario per principio alla medicalizzazione di eventi destinati ad esaurirsi per loro natura in modo spontaneo, seppur con i ragionevoli tempi imposti da Madre Natura.
Provo a far finta di nulla, ma il venerdì sera sono ancora cotto. Si profila la più incredibile ed atroce delle beffe: il Demonio in persona si sta scomodando per strapparmi di dosso le vesti da giocatore e consegnarmi quelle da spettatore, per tramutarmi da protagonista sul campo in tifoso... Per un feroce assertore del dominio della mente sul corpo, quale sono da sempre, è proprio un duro colpo, quasi da far vacillare le fondamenta di una filosofia di vita. La speranza però è sempre l'ultima a morire, c'è ancora una notte («Chissà che non si presenti anche lo squaraus...», tanto per restare saldamente aggrappati all'ironia, baluardo insormontabile in qualunque frangente della vita).
Arriva finalmente il giorno tanto atteso. Come sempre, per me la partita ha inizio con il primo battito di ciglia al momento del risveglio che, anche oggi, per svariati motivi, è assai mattutino. La "marantega" se n'è andata (quasi del tutto), i dolori si sono assopiti e, dopo un provvidenziale massaggio "casalingo", anche le gambe sono a posto. L'umore si capovolge, la carica e la tensione sono quelle delle migliori occasioni. La testa ha vinto... ancora una volta... La mattinata scorre via lenta e dopo un simbolico pranzo solitario, parto per unirmi al gruppo col quale sono chiamato a condividere questa memorabile impresa. Un Gruppo con la "G" maiuscola. Il ritrovo, come è tradizione in occasione di ogni trasferta, ha luogo presso il parcheggio della piscina comunale, con partenza in pullman alla volta di Mantova fissata per le ore 13:00. La disfida è prevista per le 18:00, orario da corrida. Ci muoviamo con una ragionevole puntualità, opportunamente sottratta all'eccesso dei canoni teutonici grazie al quarto d'ora accademico imposto dal duo di ritardatari Tirelli-Benvenuti.
Tra le fila dei ramarri si registra qualche fisiologica defezione (ve ne sono anche dell'ultima ora), ma il grande Gruppo di quest'anno ha delle risorse inesauribili, così ci portiamo appresso anche il prezioso supporto degli assenti. Il viaggio scorre via senza intoppi, tra lezioni di briscola, note musicali in cuffia, qualche pisolo e le imprescindibili dissertazioni da Bar Sport.
Nel pianeta calcio, si sa, la componente scaramantica gioca sempre un ruolo importante, soprattutto in occasione di appuntamenti topici come possono essere le finali di qualsivoglia torneo. Cosí, taccuino alla mano, faccio un tentativo di raccogliere il fioretto di ogni giocatore nel caso di un clamoroso ed inaspettato successo nella finalissima contro gli invincibili padovani.
Dopo aver raccolto qualche solenne promessa da alcuni (con proposta dell'interessato, sottoposta al decisivo vaglio del gruppo), il mio tentativo naufraga per la pigrizia della maggioranza. Peccato, così non vedremo mai Eugenio rasato a zero o il Gobbo con la sua fluente chioma tosata a spazzola, neppure Ivan con l'orecchino, Gino con un ramarro tatuato e (per fortuna...) nemmeno il sottoscritto con le meches e le sopracciglia bionde! L'unico impegno che viene preso collettivamente, in termini piuttosto generici, è quello di un non meglio precisato pellegrinaggio, da effettuarsi rigorosamente a piedi, con itinerario ed eventuali ulteriori dettagli da definirsi. Meglio di niente.
Tanto per dare una scossa ai trenta pellegrini un po' intontiti dal rollio del torpedone, la pausa ci viene imposta a metà via dalla polizia stradale: paletta, lampeggiante, sosta, controllo, qualche brivido (più per l'approccio diretto dell'accompagnatore ufficiale Attanasio senior nei confronti degli agenti, che per altro) e poi si prosegue senza alcun danno.
Lungo il corridoio e tra i sedili della corriera si ode bisbigliare, cominciano a serpeggiare le prime voci sulla ipotetica formazione titolare, supportate ad un certo punto da alcune presunte indiscrezioni (puntualmente date per certe), ma il baffo del Mister in realtà non si è mai scomposto ed anche la bocca del suo occasionale e fidato consigliere è rimasta sigillata. La testa è lì a Mantova, già da un bel po'. Appena dopo le 16:00 siamo a destinazione, il pullman si arresta nel parcheggio antistante lo Stadio. Già dall'esterno si capisce che è uno... Stadio di calcio. Facciamo ingresso, accolti con una bottiglia di Lambrusco con etichetta celebrativa per ciascuno, scarichiamo i pesi nello spogliatoio e, percorso il breve sottopasso, sbuchiamo all'aperto nell'arena. Colpo d'occhio splendido, terreno di gioco favoloso, ricoperto da un manto erboso fitto e soffice come il più agognato dei giacigli.
Ci tratteniamo un po' in contemplazione, mentre si concludono le mini sfide per l'assegnazione del 5° posto, poi tutti riuniti in spogliatoio. Silenzio, parla il Mister. Breve discorso introduttivo, volto a sottolineare l'unicità del momento, che prelude all'annuncio della formazione: «Da drio Enrico, Fabio e Manuele, Gino a sinistra e Ivan a destra, tel meso Atanasio, Pipo e Gulo, davanti Mattia e... Benvenuti». E' quest'ultima la scommessa del Mister, che sorprende un po' tutti, incluso il diretto interessato: quel matto del triestino giocherà di punta, mentre lo si attendeva a versare sudore e scavare il solco sulla fascia. Per lui alcune indicazioni supplementari: «Movete de continuo, no sta darghe riferimenti... fa quel cazo che te vol là davanti!».
Le ultime disposizioni riguardano l'uomo sul palo nei calci d'angolo, i componenti la barriera ed i prescelti a calciare le punizioni (Gino e Pippo). Mi avvicino per propormi tra i tiratori designati ed il Mister, sottile ed insospettabile psicologo, mi zittisce in malo modo (nel festante dopo gara, dichiarerà alla stampa: «Gli ho messo tanta di quella rabbia addosso che se fosse capitato un calcio piazzato giusto avrebbe fatto goal!»). Diabolico. Si esce per il riscaldamento, ma prima ci accomodiamo sugli spalti a seguire il primo tempo della finale per il terzo posto. Qui si consumano le ultime considerazioni sullo schieramento iniziale e sulla sorpresa inaspettata.
Fa un caldo infernale, oggi è il primo giorno d'estate ed il sole che splende lassù in alto non se n'è dimenticato. Finisce il primo tempo della sfida tra i colleghi di Mantova e quelli di Brescia, il Mister ci sollecita ad iniziare il riscaldamento ed il custode, dopo una salutare passeggiata, ci accompagna al campo di sfogo sul retro dello Stadio. La mia intenzione sarebbe quella di dire due parole ai miei compagni, come mi capita di fare nel riscaldamento prima delle gare più sentite, ma oggi non è il caso: li osservo attentamente, uno ad uno, la tensione è alta e la concentrazione è al massimo livello. Non c'è bisogno di alcuna interferenza. Completato il rapido riscaldamento, senza percepire il suono di una voce, rientriamo nello spogliatoio... troppo presto...
La vestizione e poi infiniti minuti di attesa, camminando nervosamente avanti e indietro nel corridoio... La maglia n° 7 è sparita: io ho raccolto dal catasto di maglie piegate e diligentemente ordinate per numero crescente da Toni, quella che seguiva il n° 5, senza guardarla. Quando salta fuori (l'ho presa io...) è troppo tardi, per la gioia di Pollini, così a Gino tocca il n° 27 (gli suggerisco di adottarlo ufficialmente come proprio numero fortunato!). Per qualche attimo sparisce anche il raccoglitore con tutti i cartellini dei giocatori (!): prima che Toni trascenda, emerge fortunosamente spostando un indumento maldestramente riposto. La tensione si taglia con il coltello, ma per fortuna arriva l'arbitro e si procede con l'appello. Io, come d'abitudine, mi posiziono strategicamente per non mettere in mostra il mio lobo sinistro al quale è ancorato il mio portafortuna. L'arbitro ci regala qualche istante di ilarità con un “Luisa Vissat” tradotto in “Luisa Visconti” e poi si va. Prima di uscire si leva un urlo collettivo, spontaneo e scomposto: dopo il tunnel... il campo... e si comincia... Mi stai seguendo?
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10 commenti:

Ugè ha detto...

Ti sto seguendo, maledetto cornuto di Capitano: tu eri incazzato nero tutta la settimana ma hai giocato, ma ben il povero Rumnold che si è infortunato in un contrasto del menga in allenamento due settimane prima della finale oppure il sottoscritto che si è bloccato la schiena 4 settimane prima della finale per cercare di giocare a Bassano quando era meglio che non giocassi (ed ho dovuto iniziare io la partita perché era in ritardo chi doveva partire titolare)....
E gli anni passano ......
Comunque ti seguo, maledetto Capitano, dovunque...

Cornix ha detto...

Non resisto... c'è qualche sito da cui poter craccare la seconda parte senza dover attendere la prossima uscita?

Miss Piggy ha detto...

Speriamo almeno tu ti stia divertendo a lasciare tutti così sospesi....

Anonimo ha detto...

Ugè....mi devo preoccupare?
Il denominatore comune delle disgrazie Tue e di Rumnold sono sempre io.....
Io, comunque, non seguo il capitano quando parla di partite a briscola: sento puzza di (repetita Juventus...) solidarietà Gobba.
Ivan

Ugè ha detto...

Tranquillo Ivan, ho appositamente evitato di fare il tuo nome; al più ti buchiamo le gomme sabato prossimo... ma te la cavi con una bella birra!

Anonimo ha detto...

Facciamo 2 birre e preserviamo le gomme...
Ivan

Ugè ha detto...

Aò, nella classifica marcatori manca l'autore della doppietta della finale...
Non è che è stato tutto un sogno?...

enrico iodice ha detto...

...tra articoli prolissi, foto da mettere in ordine, aggiornamenti, lavoro, cazzi vari... sto arrancando... mancano tutti i marcatori della giornata delle finali... provvederò...

Ugè ha detto...

Vabbè, te perdono (e te perdona er Benve)...

Anonimo ha detto...

Dio perdona...il Benve pure ;-)

BNV