.

.

mercoledì 4 giugno 2014

LE INTERVISTE ESCLUSIVE - Rumiel, l'uomo in più dei ramarri...


PORDENONE - La squadra dei ramarri, da qualche tempo a questa parte, sta viaggiando a vele spiegate: dopo la conclusione di un più che positivo campionato amatoriale (record di punti in classifica), si è espressa a livelli altissimi nel Torneo Forense, facendo registrare nelle sei gare disputate un pareggio e ben cinque vittorie consecutive che sono valse la conquista della semifinale. Quale il segreto di questo inatteso exploit? Siamo venuti a chiederlo all'uomo del momento, quell'Alberto Rumiel che è stato capace di dire di no alle sirene del calcio professionistico, per rimanere nell'ambito angusto (per lui) di quello amatoriale ed offrire così il suo prezioso contributo alla causa neroverde. Ecco di seguito il sunto della nostra breve chiacchierata...

Intervistatore: «Buongiorno Presidente! Grazie per la Sua disponibilità, sappiamo che in questo periodo Lei è un uomo molto ricercato...».
Rumiel: «Buondì. L'importante è che non sia stata ancora messa una taglia sulla mia testa!».
I.: «Ma no, mi riferivo agli impegni legati alla Sua carica istituzionale ed alla Sua recente intervista radiofonica sull'emittente "Latte e miele", che è ormai sulla bocca di tutti...».
R.: «Ah già, quella... Si è trattato semplicemente di una sobria chiacchierata tra amici...».
I.: «Ci svela allora il segreto di questa vistosa crescita della Sua squadra?». 
R.: «Beh, diciamo che stiamo un po' più attenti a tutto. Curiamo ogni dettaglio nel minimo particolare, anche nella fase che precede l'inizio della gara». 
I.: «Può farci un esempio?». 
R.: «Lei sa che Giulio Cesare, grande condottiero ed abile stratega, era solito rilasciare uno dei nemici catturati affinché potesse riferire ai propri superiori quanto era forte l'esercito romano. Anche noi, consci dei nostri mezzi tecnici, abbiamo fatto tesoro di questa strategia, rielaborandola al contrario...». 
I.: «...cioè?». 
R.: «...quando nel riscaldamento arriva il momento del palleggio, il nostro motto è: “No stín fâsi viòdi!"».
I.: «Così non date alcun riferimento agli avversari... Geniale!».
R.: «Se lo dice lei...».
I.: «Nel corso delle gare, La vediamo spesso dialogare intensamente con i compagni e notiamo che anche gli avversari amano frequentemente interloquire con Lei. Da dove nasce questa innata propensione al dialogo?».
R.: «Credo che sia una questione ereditaria: mio papà è Oste ed è quindi “maestro di banco” nelle pubbliche relazioni... Avrò sicuramente preso da lui...».
I.: «E' vero che all'epoca in cui giocava in categoria, per le Sue spiccate doti aeree ed ancor più per la Sua proverbiale "apertura alare", l'avevano soprannominata "Il Condor di Bagnarola"?».
R.: «Lei sa meglio di me che nel mondo del calcio le malelingue sono sempre dietro l'angolo... Tutti sanno che l'albatro urlatore ha un'apertura alare più ampia...». 
I.: «E la Sua fama di “giocatore cattivo”?». 
R.: «Illazioni! Possiamo dire che quando vado in campo, in genere non passo inosservato, anche perché non ho propriamente una stazza da fantino... Essendo poi un generoso per natura, sono istintivamente portato a “dare”... Tutto qui.». 

I.: «Il ruolo storico nel quale Lei si è affermato è indiscutibilmente quello di difensore: come spiega questa sua metamorfosi in “centrocampista”?». 
R.: «Piano con le parole! Va detto peraltro che ogni giocatore (calcisticamente intelligente!) nell'arco della propria carriera percorre una parabola evolutiva sotto il profilo tecnico-tattico: la mia è il frutto di una tenace applicazione, principalmente fuori dal campo, che ha portato ad una notevole crescita, ...anche sotto il profilo dei chilogrammi. Confesso però che mentre gioco, poco prima di calciare, mi capita talvolta di scorgere lo sguardo attonito... del pallone!».
I.:«Torniamo alla squadra: quanto ha inciso nel rendimento collettivo la nuova location di Borgomeduna? Si può parlare di una sorta di “effetto Juventus Stadium”?».
R.: «Guardi, io non ho idea di cosa accada in casa Juventus (e me ne frega anche poco, in verità), ma posso assicurarle che la “Club House” di Diego Armando Vazzoler non teme confronti: hanno la straordinaria capacità di soddisfare ogni nostra esigenza ed in questo modo ci forniscono la linfa per andare a tutta birra!». 
I.:«In conclusione: dove vuole arrivare questa squadra?».
R.: «”Arrivare”... “squadra”... sono parole grosse... andiamoci piano... no stìn fâsi viòdi...».
I.: «Grazie ancora e arrivederci a presto».
R.: «Saluti, ci vediamo alla sagra della trota di Bagnarola...».
.

1 commento:

Ugè ha detto...

Altra geniale perla di Mr. Blogger!

Però non si può dire che abbia portato bene al Nostro ( o Mostro?..) Rumnold, considerato che si è infortunato dopo la pubblicazione del pezzo.

Enrico, per favore, siccome sono già infortunato, non scrivere nulla su di me, perché temo effetti letali per la mia esistenza in vita (ricorda che ti son amico).

Scusami per il disturbo.

Con affetto

P. S.: ho scritto questo commento con una sola mano