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giovedì 3 aprile 2014

RIFLESSIONI – Il senso profondo del "Calcio Amatoriale"...

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PORDENONE - Quello del "Calciatore Amatoriale" è un mestiere davvero difficile, faticoso, per certi versi ingrato e addirittura ricco di insidie. Non ci credete? Eccovene un esempio lampante.
Sabato 29 marzo 2014, ore 19:00, strada pedemontana, località di Aviano (PN), direzione Giais-Pordenone. Pattuglia dei Carabinieri a bordo strada, paletta rossa, con invito ad accostare, scendere dall'auto e soffiare dentro quello strano aggeggio (per gonfiare poi chissà che cosa). «Brigadiere... posso spiegarrrrrle ogni cosa...».
Si è conclusa così la temuta trasferta di Giais dei ramarri togati, che si accingevano ad un faticoso rientro dopo aver disputato una gara combattuta di due tempi da quaranta minuti cadauno, sotto un sole primaverile quasi precocemente estivo e, soprattutto, dopo due ore abbondanti di chiosco (praticamente un altro match intero, non meno faticoso, con annessi supplementari e rigori!), ospiti della generosa accoglienza dei padroni di casa. «Immagino che lei non mi conosca... io sono un calciatore... un Calciatore Amatoriale! Mi spiego? Lei conosce certamente il calcio, ma forse le è ignota la dimensione amatoriale di questo fenomeno così diffuso. A parte la mancanza degli agi e dei privilegi di cui godono i calciatori professionisti, la mostruosa differenza di età tra noi e loro, a parte il fardello di un impegno lavorativo "extra" che sottrae tempo ed energie preziose alla nostra primaria vocazione, a parte le pesanti magagne tecniche e fisiche imposteci nostro malgrado da Madre Natura, sappia che svolgere la pratica di "Calciatore Amatoriale" comporta enormi sacrifici ed una grande dedizione. Per sapere di cosa sto parlando, dovrebbe aver testato in prima persona quella peculiare essenza dello spirito calcistico amatoriale, l'unico in grado di coniugare indissolubilmente il commovente tentativo di esercitare l'arte pedatoria con il senso più profondo della nostra breve esistenza. E dove si assapora dunque questa essenza così unica? Ma al CHIOSCO naturalmente, l'istituzione che, al di sopra di ogni cosa, caratterizza l'autentica dimensione amatoriale del gioco del calcio e, in special modo, del “calcio friulano”.
Lei sa che cos'è un CHIOSCO? Immagini un luogo in cui il bancone esprime il senso della popolare “livella” del principe De Curtis (in arte Totò): tutti alla pari (in partenza...), tutti uguali dinanzi all'oste! Un posto dove l'uomo si riappropria finalmente della sua dimensione vera, liberandosi di ogni peso interiore ed acquisendo così un animo più (o meno...) sobrio e leggero (come sa esserlo la schiuma). Un angolo di mondo, lontano da falsità ed ipocrisie, riservato agli ardimentosi che non fuggono dinanzi alle loro responsabilità, ove si consuma il sacro rito della fratellanza. E' qui che l'uomo può concedersi (perché no?) anche un meritato appagamento dei sensi, dando soddisfazione ad esigenze di carattere vitale (sete e fame, nell'ordine di importanza), ma è sempre qui che egli può nel contempo elevare il proprio io interiore con nobili e generosi motti d'animo. Potrei scomodare concetti roboanti e di grande effetto quali amicizia, solidarietà, condivisione... ma non lo farò. Il calcio amatoriale è tutto questo.
Badi bene che qui non stiamo parlando di banali hobbies o di una comune pratica sportiva, ma bensì di una vera e propria filosofia di vita, mi segue? Si ricordi allora che anche noi, come lei, portiamo una divisa alla quale abbiamo giurato eterna fedeltà, sappia che anche per noi “salire di grado” è un onore. Ma, mi consenta, a differenza della sua, la nostra divisa si indossa anche sotto la pelle, sotto la doccia e dopo la doccia! La riconoscenza, il rispetto, l'ospitalità, la cultura, il senso delle tradizioni radicate nel tempo, sono dei valori assoluti che trascendono la modesta caratura dell'essere umano, così piccolo e al tempo stesso così presuntuoso, al punto da ritenere di poter ricondurre ogni cosa nell'alveo di una logica solo apparente. Non si permetta mai di oltraggiare la passione genuina intrappolandola dentro una gabbia fatta di numeri insignificanti o, ancor peggio, di misurare il senso della vita con un freddo ed insensibile macchinario e, se ritiene quest'oggi di dovermi necessariamente rendere oggetto della sua attenzione, si limiti a stringermi la mano ed a farmi i complimenti!». Segue un prolungato silenzio, interrotto da un profondo sospiro ed infine l'epilogo: «Vada, vada... vada pure... avvocato... ma a piedi...».
Onore ai valorosi eroi del sabato pomeriggio, a coloro che sono caduti sul campo ed ai superstiti che continueranno imperterriti a rendere omaggio alla loro memoria ed a dare un senso compiuto al loro sacrificio...
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5 commenti:

il Gobbo Jr ha detto...

Non ho parole....BRAVO e basta!
Il Top!!!

Tomas ha detto...

..il tuo vero mestiere è il poeta, c'hai mai pensato..?!?

Ugè ha detto...

S T R A O R D I N E R I O ! ! !

E comunque la prossima volta debbo spiegare meglio alla pattuglia cosa deve fare........

enrico iodice ha detto...

Vi ringrazio per i complimenti ragazzi...
Caro Tomas, il mondo è pieno di poeti... senza patente! ;-)

Tomas ha detto...

..adesso che ci penso, non ho mai visto un poeta guidare l'auto!!