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PORDENONE
- Quello del "Calciatore Amatoriale" è un mestiere davvero
difficile, faticoso, per certi versi ingrato e addirittura ricco di
insidie. Non ci credete? Eccovene un esempio lampante.
Sabato
29 marzo 2014, ore 19:00, strada pedemontana, località di Aviano
(PN), direzione Giais-Pordenone. Pattuglia dei Carabinieri a bordo
strada, paletta rossa, con invito ad accostare, scendere dall'auto e
soffiare dentro quello strano aggeggio (per gonfiare poi chissà che
cosa). «Brigadiere...
posso spiegarrrrrle ogni cosa...».

Si è conclusa così la temuta trasferta di Giais dei ramarri togati,
che si accingevano ad un faticoso rientro dopo aver disputato una
gara combattuta di due tempi da quaranta minuti cadauno, sotto un
sole primaverile quasi precocemente estivo e, soprattutto, dopo due
ore abbondanti di chiosco (praticamente un altro match
intero, non meno faticoso, con annessi supplementari e rigori!),
ospiti della generosa accoglienza dei padroni di casa. «Immagino
che lei non mi conosca... io sono un calciatore... un Calciatore
Amatoriale! Mi spiego?
Lei conosce certamente il calcio, ma forse le è ignota la dimensione
amatoriale di questo fenomeno così diffuso. A
parte la mancanza degli agi e dei privilegi di cui godono i
calciatori professionisti, la mostruosa differenza di età tra noi e
loro, a parte il fardello di un impegno lavorativo "extra"
che sottrae tempo ed energie preziose alla nostra primaria vocazione,
a parte le pesanti magagne tecniche e fisiche imposteci nostro
malgrado da Madre Natura, sappia che svolgere la pratica di
"Calciatore Amatoriale" comporta enormi sacrifici ed una
grande dedizione. Per sapere di cosa sto parlando, dovrebbe aver
testato in prima persona quella peculiare essenza dello spirito
calcistico amatoriale, l'unico in grado di coniugare
indissolubilmente il commovente tentativo di esercitare l'arte
pedatoria con il senso più profondo della nostra breve esistenza. E
dove si assapora dunque questa essenza così unica? Ma al CHIOSCO
naturalmente, l'istituzione che, al di sopra di ogni cosa,
caratterizza l'autentica dimensione amatoriale del gioco del calcio
e, in special modo, del “calcio friulano”.
Lei sa che cos'è un
CHIOSCO? Immagini un luogo in cui il bancone esprime il senso della
popolare “livella” del principe De Curtis (in arte Totò): tutti
alla pari (in partenza...), tutti uguali dinanzi all'oste! Un posto
dove l'uomo si riappropria finalmente della sua dimensione vera,
liberandosi di ogni peso interiore ed acquisendo così un animo più
(o meno...) sobrio e leggero (come sa esserlo la schiuma). Un angolo
di mondo, lontano da falsità ed ipocrisie, riservato agli
ardimentosi che non fuggono dinanzi alle loro responsabilità, ove si
consuma il sacro rito della fratellanza. E' qui che l'uomo può
concedersi (perché no?) anche un meritato appagamento dei sensi,
dando soddisfazione ad esigenze di carattere vitale (sete e fame,
nell'ordine di importanza), ma è sempre qui che egli può nel
contempo elevare il proprio io interiore con nobili e generosi motti
d'animo. Potrei scomodare concetti roboanti e di grande effetto quali
amicizia, solidarietà, condivisione... ma non lo farò. Il calcio
amatoriale è tutto questo.
Badi bene che qui non stiamo parlando di
banali hobbies o di una comune pratica sportiva, ma bensì di una
vera e propria filosofia di vita, mi segue? Si ricordi allora che
anche noi, come lei, portiamo una divisa alla quale abbiamo giurato
eterna fedeltà, sappia che anche per noi “salire di grado” è un
onore. Ma, mi consenta, a differenza della sua, la nostra divisa si
indossa anche sotto la pelle, sotto la doccia e dopo la doccia! La
riconoscenza, il rispetto, l'ospitalità, la cultura, il senso delle
tradizioni radicate nel tempo, sono dei valori assoluti che
trascendono la modesta caratura dell'essere umano, così piccolo e al
tempo stesso così presuntuoso, al punto da ritenere di poter
ricondurre ogni cosa nell'alveo di una logica solo apparente. Non si
permetta mai di oltraggiare la passione genuina intrappolandola
dentro una gabbia fatta di numeri insignificanti o, ancor peggio, di misurare il
senso della vita con un freddo ed insensibile macchinario e, se
ritiene quest'oggi di dovermi necessariamente rendere oggetto della
sua attenzione, si limiti a stringermi la mano ed a farmi i
complimenti!». Segue
un prolungato silenzio, interrotto da un profondo sospiro ed infine
l'epilogo: «Vada,
vada... vada pure... avvocato... ma a piedi...».
Onore
ai valorosi eroi del sabato pomeriggio, a coloro che sono caduti sul
campo ed ai superstiti che continueranno imperterriti a rendere
omaggio alla loro memoria ed a dare un senso compiuto al loro
sacrificio...
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5 commenti:
Non ho parole....BRAVO e basta!
Il Top!!!
..il tuo vero mestiere è il poeta, c'hai mai pensato..?!?
S T R A O R D I N E R I O ! ! !
E comunque la prossima volta debbo spiegare meglio alla pattuglia cosa deve fare........
Vi ringrazio per i complimenti ragazzi...
Caro Tomas, il mondo è pieno di poeti... senza patente! ;-)
..adesso che ci penso, non ho mai visto un poeta guidare l'auto!!
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