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venerdì 17 ottobre 2014

LE INTERVISTE ESCLUSIVE - Matteo Cornacchia, la saracinesca neroverde...


PORDENONE – Spesso nel calcio capita che ad essere celebrati siano solamente coloro che hanno un rapporto stretto e diretto con la più sublime e violenta tra le emozioni, quella che dà senso al gioco del calcio e ne fonda l'esistenza: il gol! Ma se è vero che per vincere i gol bisogna realizzarli (rectius: bisogna realizzarne uno in più degli avversari!), è altrettanto incontestabile che lo scopo si può raggiungere anche evitando di subirli. Rendiamo onore dunque anche a chi si prodiga in campo per questo più oscuro ma pur sempre essenziale scopo: i difensori e, tra loro, quello estremo, colui che trascorre la gara in disparte, apparentemente lontano dal cuore pulsante della battaglia, ma che in realtà è il primo bersaglio degli attacchi avversari. Il PORTIERE. Quanto vale il portiere in una squadra? Quello dei ramarri togati certamente non ha prezzo... Il Professor Matteo Cornacchia da Maron, difende oramai stabilmente la porta dei neroverdi da sei anni, con unanime apprezzamento. Abbiamo deciso di incontrarlo per fare insieme una chiacchierata: questa volta lui, docente universitario, è dall'altra parte della cattedra a rispondere alle domande. Buona lettura...
 
Intervistatore: «Buongiorno Professor Cornacchia!».
Cornacchia: «Buongiorno giovanotto. Si accomodi... Forza, cominciamo con un argomento a piacere, così dopo che ti avrò bocciato non avrai la faccia tosta di venire a rompermi le balle...».
I:«Ehm... mi perdoni Professore, ma oggi le domande le facciamo noi... Lei deve solo rispondere...».
C.: «Hops, chiedo scusa... la forza dell'abitudine...».
I.: «Partiamo dall'inizio: Sedrano... sabato 25 ottobre 2008... Campionato Amatori... Avvocati PN – Amatori Fiaschetti 1-0...»
C.: «Cos'è un quiz? Allora mi prenoto! E' il giorno del mio esordio in porta con la squadra degli Avvocati Pordenone Calcio... Lo ricordo come fosse oggi quel sabato, anche se il tempo è volato... (mi perdoni l'involontario riferimento ornitologico). Che emozione incredibile ritrovarmi faccia a faccia nello spogliatoio con tutti quei personaggi illustri, che fino a quel momento avevo conosciuto solamente attraverso il Blog: Cafucci, Rumnold, Tatanka, Pollini, ecc... Per me si trattava di autentiche icone, come le figurine dei calciatori dell'Album Panini, tanto per capirci... Cosa avrebbe provato lei, dopo averne scambiato la ricercatissima figurina contro dieci o venti, destreggiandosi tra un capannello di pretendenti, a ritrovarsi a tu per tu con Pizzaballa sotto la doccia?».
I.: «Certo, mi rendo conto... Ma ci dica, com'è questa squadra degli Avvocati vissuta da dentro?».
C.: «Devo dire prima di ogni cosa che qui non si gioca SOLO a calcio... e ho detto tutto! Si tratta di un grande gruppo, solido e ben affiatato, non c'è che dire, dove regna un grande spirito di condivisione... Pensi che talvolta si arriva a condividere persino... i dati anagrafici! Sinceramente non avevo mai capito perchè la gente parlasse sempre così male degli avvocati... ora lo so...».
I.: «Che cosa intende?».
C.: «Sorvoliamo... (mi perdoni l'involontario riferimento ornitologico)».
I.: «Ma cosa l'ha spinta ad abbandonare il comodo palquet al chiuso, per tornare nuovamente all'aperto a calcare il rettangolo verde?».
C.: «Per me la porticina del calcetto era divenuta oramai una gabbia troppo stretta (mi perdoni l'involontario riferimento ornitologico), avevo bisogno di sentire il profumo dell'erba e soprattutto la grande necessità di potermi librare in aria da un legno all'altro (mi perdoni l'involontario riferimento ornitologico). Così, appena mi è capitata l'occasione giusta, l'ho colta al volo (mi perdoni l'involontario riferimento ornitologico). Non voglio sputare nella mangiatoia in cui mi sono nutrito per anni (mi perdoni l'involontario riferimento ornitologico), ma il calcio a 11 è davvero un'altra cosa...».
I.: «A livello personale, è soddisfatto dei suoi primi sei anni di militanza con la casacca neroverde?».
C.: «Direi che il bilancio è senz'altro positivo. Sono contento del rendimento offerto, anche se, come tutti, anch'io ho dovuto superare dei periodi di flessione: d'altronde, anche l'aquila per mangiare deve volare più basso... (mi perdoni l'involontario riferimento ornitologico)».
I.: «Qualcuno la definisce eufemisticamente “maniacale” nella cura dell'abbigliamento da gara...».
C.: «La ringrazio per la delicatezza, ma so bene che il termine tecnico è “rompicoglioni” (e so anche chi lo utilizza!). Beh, che posso dire? Anche l'occhio vuole la sua parte, no? C'è gente che andrebbe ad un matrimonio in bermuda... Io no. E' semplicemente una questione di punti di vista e, in un certo senso, di abitudini: per esempio, gli uccelli nati e cresciuti in una gabbia pensano che volare sia una malattia (mi perdoni l'involontario riferimento ornitologico). Aggiungo però che quello dell'abbigliamento è l'unico vezzo che manifesto in seno alla squadra, sul resto non metto becco (mi perdoni l'involontario riferimento ornitologico)».
I.: «Lo sa che nessuno potrebbe permettersi quello che Lei si permette con il vulcanico Patron neroverde Toni Pollini?».
C.: «Già, è vero... Tra me e Toni c'è un rapporto incredibile... Ricordo che una volta, prima di andare in campo, mi consegnò in spogliatoio (sbellicandosi!), davanti a tutti i miei compagni, un pensiero che aveva preso al mare apposta per me: un osso di seppia! E un'altra volta, in occasione di una gara amichevole a Meduno, si presentò con ben cinque mute da portiere, una diversa dall'altra... In effetti devo riconoscere che fin dal primo giorno Toni mi ha tenuto sotto la sua ala protettrice (mi perdoni l'involontario riferimento ornitologico). Io non ho mai ricevuto minacce di morte da lui...».
I: «I maligni però dicono che Pollini stia già pensando al futuro per quanto riguarda la difesa dei pali e stia cercando di ingaggiare qualche baldo giovane...».
C.: «Ho sentito circolare qualche voce in proposito... Come si dice a Venezia: “Le cative nove ga le ale” (mi perdoni l'involontario riferimento ornitologico). Io sono a sempre a disposizione, non sono il tipo che cova rancore o che va a rompere le uova nel paniere a nessuno (mi perdoni l'involontario riferimento ornitologico). E poi, le garantisco che questa è l'unica squadra dove ci si diverte di più a stare in panchina che a giocare...».
I.: «Quest'anno avete conquistato il prestigioso Torneo Forense, che gli Avvocati Pordenone inseguivano da 35 anni: sarebbe disposto a barattare il successo in Avvocup con un trionfo a livello internazionale?»
C.: «Io sono un tipo molto concreto e (a dispetto del nome) con i piedi ben piantati a terra; non amo fare voli pindarici e se devo scegliere, preferisco una gallina oggi che un uovo domani (mi perdoni l'involontario riferimento ornitologico). Quindi mi tengo quello che ho e domani si vedrà...».
I.: «Perchè i guanti sardi?».
C.: «Perchè no? E poi sono i migliori...».
I.: «Cosa risponde a chi la accusa di non essere un vincente?»
C.: «Vede, io nella mia carriera non ho vinto un granché, è vero. Ma questo mi è servito molto: ho coltivato ed appreso la cultura della sana sconfitta e, soprattutto, quella universale del “terzo tempo”. Ecco, su questi ultimi due aspetti, fondamentali per la mia esistenza, devo dire che la squadra dei togati mi ha dato un prezioso ed insostituibile supporto. La mentalità sportiva che ho acquisito negli anni, mi insegna ogni giorno a rispettare l'avversario, ad essere tollerante ed obbiettivo, a rifiutare gli atteggiamenti faziosi e di parte. Posso affermare senza timore di smentita di non essere un sostenitore del cosiddetto “campanile”...».
I.: «Ci sta dicendo che depreca quelle rivalità esasperate che avvelenano il calcio di oggi?».
C.: «No, intendo semplicemente dire che DETESTO nel modo più assoluto... i palloni che scendono giù in verticale dalle nuvole e che spiovono dritti come un caccia in picchiata nella mia area piccola!».
I.: «Si sente dire spesso, con riferimento agli atleti in generale, che mettere su famiglia aiuta a maturare e trovare serenità e che ciò si traduce anche in un miglior rendimento sportivo. Per lei, che è diventato papà da qualche anno, è stato così?».
C.: «Mi permetta di essere franco: questa è una gran cazzata! Prima mi bastavano due occhi, adesso devo averne quattro: un paio sono dedicati alle vicende del campo e l'altro paio, quello posizionato dietro alla testa, a monitorare le gesta del mio vispo figliolo che sovente mi accompagna alla partita...».
I: «Quali progetti per il futuro?».
C.: «Non mettiamo limiti alla provvidenza: sono convinto che ognuno di noi abbia dentro di sé un paio di ali, ma solo chi sogna impara a volare (mi perdoni l'involontario riferimento ornitologico)».
I: «Una curiosità extracalcistica prima di chiudere: ma quanto le pesa sulle spalle il suo cognome?».
C.: «Proprio per niente: come potrebbe mai pesarmi un cognome… che ha le ali?».
I: «Però i suoi compagni non perdono occasione per canzonarla: “Volatile”, “Pennuto”, addirittura “Piumato”...».
C.: «Che vuole, dopo oltre 40 anni di vita vissuta con un cognome di stampo “avicolo”, oramai ci ho fatto il callo... In fondo è meglio così, che avere il cognome storpiato...».
I: «Grazie per la squisita disponibilità ed auguri per una lunga e gloriosa carriera... Professor Pernacchia...».
C.: «Ti ta morti cani...».
 

4 commenti:

il Gobbo ha detto...

L'ennesima bloggperla!!!....e complimenti al pennuto per le sue doti sportive e qualità umane....bravo Cornix (hops gli ho storpiato il cognome....)

Ugè ha detto...

...... e mo' so' veramente volatili per diabetici (scusate il riferimento ornitologico) per il prof.: quest'articolo sarà la prima cosa che comparirà cliccando il suo nome su internet.....

brovedinho ha detto...

La considerazione di Eugenio sulla gogna mediatica di Internet mi ha incuriosito… il volatile è apparentemente salvo (il primo risultato di google è il suo incarico universitario) ma subito sotto, tra le immagini, spicca tra le primissime posizioni una gloriosa effige della Cappone Cup a torso nudo!!
A me compare una scimmiesca caricatura da pagellatore e lo stesso Eugenio non risulta completamente immune (foto con occhio gioioso davanti ad una sfilza di birre dublinesi… )
E' un giochino divertentissimo (propongo al blogger di fare una pubblicazione periodica delle più significative prime pagine dei risultati di ricerca: dopo facce da cult non sarebbe male un "facce da google").
Bellissimo pensare a quanti dei nostri clienti cercano i nostri riferimenti di studio su internet… ma in fin dei conti non possiamo sempre tarparci le ali (scusate il riferimento ornitologico).
Ora scusate ma devo istruire una ventina di nuovi disciplinari..

Cornix ha detto...

Caro Brovedinho, per me è un dramma!!! Ormai per Google (dunque per il resto del mondo) sono il Volatile, il Pennuto, il portiere dei naoniani, l'estremo dei ramarri, etc, etc, etc... E questa intervista non autorizzata non potrà che peggiorare la situazione e spezzare definitivamente le ali della mia carriera accademica (scusate l'involontario riferimento ornitologico...). Ma porc....