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mercoledì 7 dicembre 2011

I MISTERI DEL CALCIO – Il “caso Iodice”, tra metempsicosi e neuro psichiatria…

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PORDENONE – Non so dire cosa sia successo amici miei… I simpatici infermieri che mi hanno fatto compagnia e che sono stati tanto gentili con me in questi giorni di permanenza “forzata” qui in clinica, mi hanno raccontato cose davvero strane sul mio conto… Gesti tecnici che non mi appartengono… Mi hanno attribuito frasi deliranti del tipo: «Mi avete comprato per un tozzo di pane e io ci ho messo sopra il foie gras!», oppure (brandendo un pacchetto di Gauloises): «Avvocato, non si preoccupi se fumo io… l’importante è che non fumi Bonini che deve correre anche per me…»… Mi hanno riferito di notti insonni trascorse a molestare l’intera camerata (eccezion fatta per il signor Bonaparte Napoleone, ricoverato nel letto proprio di fronte al mio, che mi ha dato man forte!), intonando a squarciagola le note della “Marsigliese”… «Ma che diavolo mi è successo, dottore?», è stata la prima domanda che ho rivolto al mio risveglio a quella inquietante sagoma che sedeva accanto al mio letto con un crocefisso in mano. «Io non sono il dottore... ed ora esca da questo corpo con le buone Monsieur…», è stata la secca risposta. Il mio spiccato intuito ha quindi subito percepito la gravità della situazione, per quanto la mia mente risultasse ancora totalmente obnubilata. Continuo a sforzarmi (i dottori mi hanno detto di non esagerare…), ma purtroppo non ho il ricordo di nulla, nella mia testa c’è un vuoto totale da sabato pomeriggio fino a domenica mattina, quando mi sono risvegliato in un letto di ospedale con una camicia di forza che mi impediva ogni movimento. Questi brevi giorni di degenza in questa ridente clinica psichiatrica, sono stati l’occasione per rivedere vecchi amici che non incontravo da lungo tempo: sono venuti a trovarmi in Ospedale il mio amico algerino Yazid, quel “magna gati” di Roby e infine Alex, recando con sé l’immancabile bottiglia di Prosecco della sua terra. Tutti e tre mi sono apparsi molto preoccupati… La legittima apprensione si coglieva anche dalle loro prime parole: «Giuro che questo sciagurato non l’ho mai visto prima in vita mia!» (il primo), «Non mi tiro mai indietro di fronte ad un caso umano pietoso …» (il secondo), «Non abbiamo nulla a che vedere con questa assurda vicenda!» (il terzo). Grazie di cuore mes amis
Oggi mi hanno finalmente dimesso, sto molto meglio, sento di essere nuovamente tornato in me e non appena la bizzarra cura prescrittami per eliminare questa fastidiosa erre moscia (tre supposte di ormoni di muflone nostrano al dí!) avrà dato i suoi frutti, ogni cosa sarà finalmente tornata come un tempo, anche se temo che non tutti saranno entusiasti per questo... Nonostante questa imbarazzante ed imprevista parentesi “psichiatrica”, sono comunque molto orgoglioso di aver messo a disposizione il mio corpo per l’onore della causa comune. Ora vi saluto con affetto, quel demente di Blatter scalpita per illustrarmi la sua ennesima porcata… A bien tot!
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Infine, visto che abbiamo scherzosamente scomodato uno degli Dei dell’Olimpo del Calcio, permettetemi di chiudere con una meravigliosa poesia che ho rinvenuto casualmente tra la polvere di uno scaffale di casa: “L’arbitro portò il fischietto alla bocca. Nello stesso momento, poco prima o contemporaneamente al fischio, il pallone partì. Galleggiando leggero sulla barriera descrisse un arco molto incurvato e si collocò con precisione geometrica nell’incrocio alla destra del portiere goffamente abbracciato al palo. Era un gol fantastico, ma l’arbitro di quella partita amichevole fra Italia e Francia era rimasto fermo, impalato: la punizione andava ripetuta. «Pas de problèmes», sembrò dire quel ragazzo dagli occhi pungenti e la testa riccioluta, mentre alcuni suoi compagni attorno all’arbitro chiedevano inutilmente spiegazioni. Prese nuovamente il pallone fra le mani, lo depositò con cura estrema, quasi eccessiva, sul quadrato d’erba che gli pareva più adatto, mentre il portiere azzurro sistemava nuovamente la barriera. Come obbedisse a qualche misterioso richiamo, si chinò di nuovo per accomodare nuovamente il pallone, una frazione di giro più a destra, mentre il muro si stringeva e ondeggiava. Stavolta il fischio si udì distintamente ed il tiro partì sensibilmente dopo che il trillo aveva smesso di vibrare nell’aria. Il pallone, accarezzato con l’interno del piede, non scavalcò la barriera, ma l’aggirò sulla destra all’altezza dei pantaloncini dell’ultimo azzurro. Zoff, che si aspettava il tiro nello stesso angolo di prima, o quantomeno dalla stessa parte, si trovò sul piede “sbagliato” e si lanciò sapendo che quella palla non l’avrebbe mai presa. Il pallone infatti si insaccò non forte, ma teso, accanto al palo alla sua sinistra, lontano dalla sua mano protesa. Gli azzurri in barriera si guardarono negli occhi, sorpresi più che dispiaciuti, quasi chiedendosi: «Ma questo chi è?». Era il febbraio 1978, Francia ed Italia si sarebbero nuovamente affrontate a giugno nella fase finale dei Mondiali di Argentina: fu così che il ventitreenne Michel Platini venne conosciuto in Italia, in uno Stadio San Paolo che non gli negò un caloroso applauso…”. Amen.
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2 commenti:

Stefan Langer ha detto...

Ecco il video del gol di Platini:

http://www.youtube.com/watch?v=D8zfyjHuSB8

Stasera abbiamo sospeso l´allenamento dell' FC Insolvenz perché grandinava fortemente. Poi dopo 5 minuti quando i chicchi di grandine sono divenuti piú piccoli abbiamo ripreso a giocare.

Quindi non mi spaventa se dovesse piovere un pó a Sedrano sabato.

ugè ha detto...

Consiglio una terapia d'urto presso il Prof. Boskjian, con dosi massicce di farmaco (almeno 6 applicazioni al dì, dice il bugiardino...)