È il 9 novembre 2017, ho da poco prestato il giuramento per esercitare la professione di avvocato. Difficile dire se sia una coincidenza, ma è il compleanno di Alex Del Piero, il mio idolo da sempre insieme al Divin Codino. Non ho ancora un pacchetto clienti miei ed ogni telefonata mi dà l’emozionante adrenalina di quello che potrebbe essere il primo. Quel giorno suona il telefono. Sento la segretaria che dice “attenda un attimo che vedo se è libero” – “è l’avvocato Toni Pollini, vuole parlare con te, non per lavoro ma per divertimento” – “passamelo pure” “Piacere sono l’avv. Pollini, intanto congratulazioni per aver superato l’esame e benvenuto! Se hai piacere uno di questi giorni beviamo un caffè assieme, così ti parlo della squadra degli avvocati di Pordenone, ci farebbe piacere averti con noi”. Dico che va bene e salvo il numero. Qualche giorno più tardi, dopo un’udienza al G.d.P. nello stabile vecchio, lo chiamo e mi dice che è lì anche lui. Ci vediamo dopo qualche secondo e ci presentiamo di persona. In realtà, però, quel caffè non lo abbiamo mai bevuto: tutto si è svolto sui tavolini nei corridoi del Giudice di Pace. Sembrava una trattativa condotta dal Condor Galliani durante le ultime ore di calciomercato. Anche perché lui aveva già deciso in autonomia, come sempre. Gli serviva solamente il mio formale ok, ma anche quello, conoscendolo poi, sarebbe stato superfluo. Mi racconta con orgoglio della squadra che ha fondato lui nel 1979, che fanno i tornei in giro per il mondo, che sono una famiglia e che si divertono, insomma, mi coinvolge con un entusiasmo che difficilmente ho visto in persone che gravitano nel mondo del pallone.
Non avevo ancora capito che Istituzione avevo davanti, non fosse altro per l’umiltà e la semplicità di come si era presentato. Non avevo ancora realizzato che non si trattava di una persona comune, ma di un gigante assoluto, di un mito. Così come non avevo realizzato come facesse a sapere che giocavo a calcio. Seppi solo in seguito che aveva letto un trafiletto sul Messaggero dal titolo “Dal pallone alla toga” con la mia foto durante il giuramento, nel quale si diceva che avevo giocato nell’Opitergina, squadra di Oderzo che in quegli anni militava tra l’Eccellenza e la serie D. Era tutto vero. O meglio: ho giocato nella juniores, ma la serie D non l’avevo mai vista nemmeno da spettatore. Anzi. Finite le giovanili ho fatto solo Terza Categoria, e da comune mediano perché, come cantava Ligabue, non avevo né i piedi buoni, né lo spunto della punta né del 10, che peccato. L’articolo derivava dal fatto che ho un fratello giornalista e che senza le dovute precisazioni si poteva equivocare il mio tasso tecnico.
Ovviamente queste precisazioni a Toni non le ho mai fornite, perché conoscendolo non so se l’avrebbe presa proprio benissimo. Mi avrebbe sicuramente accusato di frode in commercio di prestazioni sportive, millantato talento o chissà cos’altro. Lui però era convinto di aver ingaggiato un fenomeno, proprio come Galliani con i vari parametri zero. Io, invece, ero più vicino ad un Carlos Henrique Raposo detto il Kaiser piuttosto che ad un Robinho. Forse è per quello che non mi ha mai urlato più di tanto durante le partite, nemmeno quando sbagliavo. Per il mio (fuorviante pedigree). O forse solo perché in squadra c’era già Andrea Ciacci. Ciacci assorbiva il 90% delle energie di Toni durante una partita, anche quando non sbagliava nulla, per cui tutti gli altri erano abbastanza tranquilli, fatta eccezione forse per Toffoli. Ma tutti noi sapevamo che Ciacci era il suo preferito, che si prende in giro e ci si arrabbia tanto con chi si vuole più bene. Ricordo l’ultima volta che ho visto Toni, a gennaio, in Tribunale davanti alla stanza del giudice Cobucci. Si è avvicinato, mi ha accarezzato il viso con entrambe le mani e mi ha chiesto: “C’è anche il bischero?” “no Toni” “bravo, meglio soli che male accompagnati”. Era un modo per dirgli che gli voleva bene. Il suo modo. Ricordo anche l’ultima volta che l’ho sentito, il 24 febbraio, il giorno del mio compleanno. Nell’epoca dei social Toni era l’unica persona che ancora ti telefonava sempre. Non si dimenticava di nessuno, come fa un capofamiglia, come un padre coi propri figli. Oltre ai graditissimi auguri mi ha detto che saremmo andati ad un torneo a breve, il cui luogo esatto non lo ricordo. Non ci ho prestato particolare attenzione perché ero abituato a sentirlo dire “facciamo il torneo di x” ed io ero abituato a dire “ci sono”.
Che poi era vero: non importava dove si andasse, io ci sarei stato sicuramente perché ogni cosa organizzata da Toni meritava davvero. Anche perché lui aveva già deciso ed era impossibile dirgli di no. Lui aveva deciso per te e a te non rimaneva altro che presentarti quel giorno a quella data – possibilmente in orario - se non volevi vederti rovinata la carriera, calcistica e non. Non comandava in realtà, ma convinceva, come fa un vero leader, con il suo carisma. È impossibile selezionare un solo episodio tra la scia di ricordi che mi e ci ha lasciato Toni e che custodirò dentro per sempre. Il detto che si prende in giro chi si vuole bene valeva anche e soprattutto al contrario e noi piaceva fargli scherzi e farlo arrabbiare. Se c’era una cosa che lo mandava in bestia, oltre a Ciacci, erano i calzettoni rigirati nella biancheria sporca dopo la partita. Ovviamente, agli ultimi arrivati il consiglio dei “vecchi” era quello di toglierseli al contrario tra gli sghignazzi e le risate soffocate “perché Toni va meglio a lavarli”. Ovviamente così facevano i nuovi, ignari di cosa avrebbero scatenato di lì a poco. Appena si accorgeva dei calzettoni messi in malo modo partiva un’indagine che neanche i Ris di Parma per capire chi era stato. Un clima da rivoluzione francese, soprattutto se avevamo perso la gara. Gli amanti del calcio di provincia ricorderanno sicuramente lo sfogo di Eziolino Capuano capziosamente registrato da uno dei suoi giocatori durante uno sfogo in spogliatoio. Ecco, con un parallelismo si può ben dire che Capuano al fianco di Toni sarebbe sembrato un gattino mansueto. Così come lo mandava in bestia il ritardo dei vari componenti della squadra agli appuntamenti calcistici. Avvocup Firenze 2018, prima gara alle 15:00. Mezz’ora prima io e gli altri “giovani” della generazione ’80-’90, siamo ancora a Montalcino, a casa, neanche a dirlo, di Andrea Ciacci, spaparanzati in piscina con gonfiabili, paperelle e occhiali scuri a coprire gli occhi chiusi dal relax. “DOVE CAZZO SIETEEEEE???” dice Toni al primo che ha il coraggio di rispondere al cellulare - “siamo fuori al cancello”, dove il cancello non era quello di Coverciano dove si doveva giocare, ma quello di casa Ciacci. “Tu tu tu tu”. Da lì in poi Toni non ha più rivolto la parola a nessuno di noi fino alla sera, tant’è che aveva preso la situazione in mano il capitano Vissat, il quale, per placare gli animi, ci aveva consigliato di non presentarci affatto perché Toni non voleva più vederci. Montecatini 2022.
Più o meno stessa scena. La partenza è fissata per le 16:00 ma all’appello manca la macchinata Tomè-Ciacci-Toffoli che arriverà alle 2:00 del giorno dopo, ufficialmente perché Max era dal barbiere (per eventuali approfondimenti sul tema si consiglia la lettura del ricordo di Toni di Michele Toffoli). Visto l’enorme successo di Montecatini e considerato che è in autunno che si vendemmia, decidiamo (rectius, Toni decide) che a settembre dobbiamo fare anche il torneo di Cesenatico. Per chi c’era, penso sia stato l’apice del divertimento con Toni protagonista indiscusso della serata, con tanto di suo compleanno fittizio e piccola discussione al momento del conto (anche qui si rimanda al blog degli avvocati con i dettagli, 28/09/2022). Poi ci sono Vienna, Sedrano, il Don Bosco e tutti gli altri tornei che io non ho vissuto personalmente, ma che ho sentito raccontare talmente tante volte che è come se li avessi vissuti. Così come ho visto moltissime volte le foto in bianco e nero di Toni calciatore in stadi gremiti che lui stesso orgogliosamente mi mostrava. Ed ogni volta, puntualmente, facevo finta di vederle per la prima volta, tanto erano l’orgoglio e la nostalgia con cui me le faceva vedere. Un mito Toni, amato da tutti, alpino, avvocato, presidente, allenatore, organizzatore, tutto sempre un con un sorriso ed un entusiasmo unici al mondo. Una persona di altri tempi, un padre, uno di famiglia, un Amico.
Più o meno stessa scena. La partenza è fissata per le 16:00 ma all’appello manca la macchinata Tomè-Ciacci-Toffoli che arriverà alle 2:00 del giorno dopo, ufficialmente perché Max era dal barbiere (per eventuali approfondimenti sul tema si consiglia la lettura del ricordo di Toni di Michele Toffoli). Visto l’enorme successo di Montecatini e considerato che è in autunno che si vendemmia, decidiamo (rectius, Toni decide) che a settembre dobbiamo fare anche il torneo di Cesenatico. Per chi c’era, penso sia stato l’apice del divertimento con Toni protagonista indiscusso della serata, con tanto di suo compleanno fittizio e piccola discussione al momento del conto (anche qui si rimanda al blog degli avvocati con i dettagli, 28/09/2022). Poi ci sono Vienna, Sedrano, il Don Bosco e tutti gli altri tornei che io non ho vissuto personalmente, ma che ho sentito raccontare talmente tante volte che è come se li avessi vissuti. Così come ho visto moltissime volte le foto in bianco e nero di Toni calciatore in stadi gremiti che lui stesso orgogliosamente mi mostrava. Ed ogni volta, puntualmente, facevo finta di vederle per la prima volta, tanto erano l’orgoglio e la nostalgia con cui me le faceva vedere. Un mito Toni, amato da tutti, alpino, avvocato, presidente, allenatore, organizzatore, tutto sempre un con un sorriso ed un entusiasmo unici al mondo. Una persona di altri tempi, un padre, uno di famiglia, un Amico.
Ora mi rivolgo a te: non è facile accettare il fatto che non ci sei più. I futuri tornei senza di te non saranno la stessa cosa. Sono sicuro che ogni volta alla fine di una partita tutti noi sentiremo una voce che ci dirà “grazie per essere venuti, la prossima volta state a casa!” e “questa è stata la mia ultima partita con gli avvocati di Pordenone, per me può bastare così”, “alla mia età non vengo a farmi prendere per il culo da 4 scappati di casa, andate al diavolo!”.
Anche se sono sicuro che vedendoci giocare da lassù, ti scapperà un sorriso, soprattutto quando toccherà palla Ciacci. Così come scapperà a noi a fine partita quando ci toglieremo i calzettoni, rigorosamente dritti questa volta. Ti voglio bene. Ciao Toni.
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