Ho conosciuto Antonio Pollini alla fine di marzo del lontano 1979, appena laureato.
Un pomeriggio mi chiama mia mamma, dicendo che al telefono vi è un avvocato, che non cerca mio papà, all'epoca Giudice d'appello a Venezia, ma cerca me.
Antonio va subito al dunque: ha verificato che mi sono laureato a Padova, non gli interessa con quale voto; mi chiede solo se so giocare a calcio; da umile quale sono gli dico che non solo so giocare a calcio, ma che so giocare a calcio molto bene. Dopo mezza ora firmo nello studio Malattia, ove Antonio allora svolgeva la professione, il cartellino.
Entro a far parte, come giocatore fondatore, della leggendaria squadra, appena formata, degli avvocati di Pordenone, con Marco Marchi terzino destro, Giorgio Coden stopper, Piero Ragogna centravanti, io ala sinistra e Toni Pollini presidente, direttore sportivo, allenatore, massaggiatore, capitano e giocatore.
Lui aveva smesso prima nominandomi capitano della squadra a partire dal 1985, ruolo di cui ancora adesso vado fiero.
Antonio con passione e impegno (spendendo molto denaro di tasca propria) per quanto mi riguarda ha organizzato un viaggio in Ungheria, due in Austria, due in Toscana, con relative partite.
Mi vengono in mente tre episodi
Primavera 1982 partita in Austria, in cui Ragogna ed io arriviamo con 22 ore di ritardo: ricordo ancora le urla fuori dell’albergo. Dopo la partita rissa nella tarda serata con la direzione dell’albergo. Antonio se ne disinteressa completamente; il suo obiettivo è mettere al riparo la Coppa appena conquistata.
Autunno 1983
Torneo Falconito (vinto). Sono appena stato operato alle corde vocali e viene a prendermi in Ospedale ove poi mi riporta dopo la partita.
Fine anni 80.
Partita a Milano quarti di finale torneo nazionale avvocati. A un minuto dalla fine tal avvocato formica (f minuscola voluta) calcia fuori, da circa mezzo metro dalla linea di porta, una palla che stava entrando e ci permetteva di giocare le finali. Di formica non si è più sentito parlare a Pordenone.
Ho sentito in Chiesa l'ottima omelia; certo Toni era altruista e generoso, persona intelligente e buona e io aggiungo disinteressata; ma la parola vera che appassionava Antonio era una sola, goal.
Toni mi manca e mi mancherà finché vivo.
Ciao amico mio.
Roberto
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