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lunedì 15 aprile 2013

L'EDITORIALE - "Punto e a capo" (di Alvise Beccaccioni)


LA RICETTA PER USCIRE DALLA CRISI

Uscire dalla crisi? Si deve e si può. A condizione che Pollini e la dirigenza si decidano a cambiare. Già. Ma cambiare cosa? Allenatore? Giocatori? Modulo? Nulla di tutto questo. La soluzione è in casa, basta accorgersene. Bisogna solo ricomporre la formazione con i giocatori a disposizione, avendo però ciò che è mancato finora: un modello di riferimento, e che funzioni.
Pensiamoci: di grandi formazioni cui ispirarsi ce ne sono state tante e ce ne sono tutt’ora, dall’Ajax di Cruyff al Real Madrid di Santillana, Hugo Sanchez e Butragueño, dal grande Torino di Mazzola, alla grande Inter del mago Herrera, la Juve del Trap (e di Platini), il Milan di Sacchi (e dei tre olandesi), il Barcellona di Guardiola (ma prima di tutto di Messi, Xavi e Iniesta) e così via. Più in piccolo, ma in maniera non meno significativa, aggiungo a questa speciale classifica amarcord anche la Roma di Spalletti e l’Udinese di Zaccheroni: avranno vinto meno, ma erano comunque uno spettacolo e, a modo loro, sono diventate un marchio di fabbrica dei rispettivi allenatori.
Tutte queste formazioni, oltre ai grandi giocatori, avevano un’anima, una precisa identità, una fisionomia che le rendeva riconoscibili. In una parola: un PROGETTO.
Perché allora non prendere una di queste formazioni e farne un modello al quale ispirarsi? E quale scegliere?
Per ragioni di campanilismo optare fra Inter, Milan o Juve creerebbe dei dissapori, per cui mi pare che la migliore soluzione sia adottare un modello che metta tutti d’accordo: l’Italia dell’82, l’Italia Mundial, l’Italia di Bearzot. Voglio fare un esperimento che, sono certo, non potrà che sortire esiti positivi: prendiamo quella formazione e ricostruiamola con il materiale umano a disposizione di Grigoletti. Potrebbe essere la chiave di volta che da tempo si sta cercando.
PORTIERE. I portieri dell’82 erano tre: Zoff, Bordon e Galli. Le analogie con i tre portieri a disposizione dei ramarri sono evidenti: due portieri il cui cognome finisce con le consonanti (De Col e Da Ros, come Zoff e Bordon) e un portiere con il nome di un volatile (Galli e Cornacchia). Il portiere con il nome dell’animale faceva indiscutibilmente il terzo per cui, spiace per Cornix, ma va silurato subito. Nell’82 il titolare era Zoff, cioè il più anziano dei tre. Per questo motivo fra De Col e Da Ros farei giocare il secondo, anche se la juventinità del primo non lo scredita del tutto e l’analogia con lo juventinissimo Zoff sarebbe comunque garantita.
DIFENSORI. Nell’82 si giocava a uomo, con il libero staccato. E il libero era Gaetano Scirea, un grande uomo prima di essere un grande giocatore. L’integrità morale per ricoprire questo ruolo è fondamentale, il che esclude in automatico un bel po’ di gente… Ci vorrebbe qualcuno taciturno, ma allo stesso tempo carismatico: il profilo giusto potrebbe averlo decisamente Emo Ros.
Il terzino di destra era Gentile: a Pordenone un Gentile non ce l’hanno, ma uno Contento sì, per cui in qualche modo si combina. Bearzot all’occorrenza faceva giocare anche Bergomi e in questo caso, per ovvie ragioni sopraccigliari, non ci sono dubbi su chi possa emularlo (Enrico Iodice). A sinistra, invece, stazionava il bell’Antonio, Cabrini, il giocatore più bello della squadra: anche in questo caso pochi dubbi chi sia l’avvocato più affascinante cui affidare la maglia n. 3: Michele Feltrin. Lo stopper (allora si chiamava così) era Fulvio Collovati, erre moscia e maniere ruvide: Alberto Rumiel è pevvvfetto.
Chi in Spagna non ha giocato nemmeno un minuto, pur essendo fra i 22 convocati, è stato Pietro Vierchowod, difensore centrale che diceva di essere di Calcinate pur essendo russo. Qui non faccio nomi, ma fra i ramarri ce n’è uno che millanta origini romane quando invece è di Potenza: per lui vedo tanta, tanta tribuna…
CENTROCAMPISTI. Per Bearzot il centrocampo andava assemblato in maniera piuttosto semplice: un costruttore di gioco, “protetto” da due o tre incontristi. Il costruttore, ovviamente, doveva essere quello con i piedi buoni, ma un po’ più debole degli altri sul piano della quantità: questo compito nell’82 era affidato a Giancarlo Antognoni, classe cristallina ma fisico molto fragile. In fatto di classe, ma soprattutto di fragilità, Matteo Brovedani non teme confronti con nessuno. Il sostituto ideale di Antognoni era Dossena, altro giocatore dai piedi buoni: in casa nero verde potrebbe essere raffigurato bene da Gullo.
L’indiscusso re degli incontristi era Marco Tardelli, gran recuperatore di palloni ma, all’occorrenza, puntuale anche sottoporta; per necessità poteva essere dirottato sulla fascia con esiti sempre molto positivi e il suo urlo liberatorio divenne l’immagine simbolo di quel trionfo mondiale: uno come De Gottardo gli assomiglia molto. Un buon falegname del centrocampo era anche Lele Oriali, al quale Ligabue ha dedicato una canzone: una “vita da mediano” la può cantare di diritto anche Marco Stella. Giampiero Marini, altro mastino della trequarti, giocò pochino, ma seppe comunque distinguersi: Ivan Cesaratto offre le giuste garanzie in caso di necessità.
Con Bearzot si giocava praticamente con una fascia sola (la destra), dove però agiva il giocatore più talentuoso della nazionale: Bruno Conti, un vero e proprio furetto della fascia, in grado di inventare e saltare sistematicamente l’uomo; chi potrebbe assomigliargli tecnicamente è Benvenuti, ma anche Boschian, in maniera un po’ più figurata, sa il fatto suo quando si tratta di fare su e giù a ripetizione (ma anche giù e su… e così via…). In assenza di Conti (dunque quasi mai…) giocava Franco Causio, detto il “barone” per la sua eleganza: l’unico che possa avvicinarsi al ruolo, anche per la fede bianconera (sponda Udinese, sia chiaro) è Gino Fasan.
ATTACCANTI. Le decisioni di Bearzot riguardanti il reparto offensivo furono le più controverse. Nell’81-82 il capocannoniere del campionato di serie A fu Roberto Pruzzo, ma a sorpresa non venne convocato per lasciare posto a Selvaggi (che comunque non giocò mai senza però sognarsi di fare la ben che minima polemica). Per analogia, Mattia Tirelli, attuale capocannoniere ramarro in campionato, va lasciato a casa per fare posto a uno che abbia la Costanza di starsene in panchina con il sorriso stampato in volto…
Le punte titolari, invece, erano Paolo Rossi e Ciccio Graziani. Il primo veniva da un periodo molto buio, anche con una squalifica per una brutta storia di calcio scommesse. La sua designazione a punta centrale fu accolta con molta perplessità, e dopo le prime tre partite del girone di qualificazione (Polonia, Camerun e Perù) fu letteralmente crocifisso dalla stampa. Poi sappiamo tutti come andò a finire. Ebbene, anche se fisicamente non gli assomiglia molto, il giocatore più incompreso (e a volte criticato) degli Avvocati Pordenone è Tatanka Celano che da tempo va annunciando la sua resurrezione sportiva e potrebbe sbloccarsi da un momento all’altro, proprio come Pablito nel 1982. Bisogna però avere fiducia in lui e farlo giocare con regolarità, in barba all’opinione pubblica. La spalla di Rossi, come detto, era Ciccio Graziani, sicuramente più completo tecnicamente di Rossi, ma decisamente meno puntuale sottoporta: se non altro per quest’ultimo aspetto, il Martini di questi tempi può esserne una degna controfigura. Alessandro “Spillo” Altobelli non giocò molto in Spagna, ma segnò un gol in finale: anche Paolino Vicenzotto è uno che parte spesso dalla panchina e poi segna gol decisivi.
Tirando le somme: Da Ros, Contento, Feltrin, Stella, Rumiel, Ros, Benvenuti, De Gottardo, Celano, Brovedani e Martini potrebbero essere un undici titolare di ispirazione “nazionale” e vanno senz’altro confermati. Dietro di loro sarebbero abili e arruolati i vari De Col, Boschian, Fasan, Iodice, Costanza, Gullo, Cesaratto e Vicenzotto. Chi invece non avrebbe mai giocato in una squadra di Bearzot è gente come Sarcinelli, Gurnari, Bellotto, Toffoli, Gasparini e Zanardo, oltre al già citato Cornacchia e all’anonimo di Potenza. L’unico a salvarsi, per anzianità, potrebbe essere Paolo Luisa Vissat, che un posto potrebbe ancora trovarlo a condizione che accetti di emulare un altro mitico personaggio dell’Italia Mundial:… il professor Vecchiet!
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9 commenti:

Anonimo ha detto...

Pezzo ECCEZZZIUNALE VERAMEEENTE!!!!!!

Anonimo Lucano

p.s. : il pezzo tradisce l'identità di Alvise....

Anonimo ha detto...

Mi unisco ai complimenti di Eugenio. Pezzo da antologia!!!

The Anguillon

koala ha detto...

Grande nostalgia...nel frattempo battuta la Lazio 31

Michele ha detto...

.....ciò...... son fora anca dalle fantaformazioni.......

non mi resta che il ping pong.....

Anonimo ha detto...

Ehi...mica sono morto ??!! Però è vero: Bearzot un portiere che faceva anche il difensore e viceversa non lo aveva...pezzo straordinario. A presto. Manu.

enrico iodice ha detto...

Grande Manu!!!

Cornix ha detto...

Grande Manu!!!! Bentornato sul blog!!!! In realtà Bearzot aveva un portiere attaccante, ma non nell'82, bensì ai mondiali messicani dell'86. I portieri che si contendevano la maglia da titolare erano Tancredi e Galli (dopo averli alternati come due deficienti per tutte le amichevoli e qualificazioni precedenti in un'assurda staffetta, Bearzot scelse come titolare Galli, e ancora ce lo ricordiamo...). Ma il terzo portiere era un giovanissimo Walter Zenga e nelle partitelle di allenamento, visto che due portieri c'erano già, lui giocava in attacco segnando più gol di Galderisi e Altobelli. Dunque tu potresti essere benissimo Zenga (fra l'altro non credo che il paragone di dispiaccia...).

Cornix ha detto...

Per la cronaca il doppio di Ping-Pong disputatosi ieri alle 23.45 nel garage square garden del Volatile si è concluso sul 3 a 0 per la coppia Cornacchia-Toffoli contro Benvenuti-De Gottardo. C'è stata partita solo nel terzo set, vinto ai vantaggi.
Questa mattina avevo la fila dei vicini davanti all'uscio di casa...

Gazzetta.it ha detto...

"Se l'arbitro Cornacchia non ci avesse annullato quel punto regolarissimo sull'1-0 all'inizio del primo set...". Queste le dichiarazioni a caldo del team Benvenuti-DeGottardo